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Umbria in ripresa, ma con incognite Covid, prezzi e lavoro precario

L’economia umbra corre verso i livelli pre Covid (in alcuni casi già raggiunti), ma pesano sul futuro alcune incognite. L’andamento della pandemia Covid in Italia e nel mondo. Le difficoltà di approvvigionamento e l’aumento del prezzo delle materie prime e dei costi per energia. E la precarietà dei nuovi posti di lavoro dove, soprattutto nei servizi, la maggior parte delle nuove assunzioni (anche per donne e giovani) sono a tempo determinato. Con le assunzioni a tempo indeterminato risultate addirittura inferiori anche rispetto al 2020.

Questa l’analisi periodica della filiale di Perugia della Banca d’Italia, illustrata dalla direttrice Miriam Sartini in occasione della pubblicazione del report “L’economia dell’Umbria”.


Tasse, spesa, investimenti, contributi:
varata la manovra della Regione


Il report

Nei primi nove mesi del 2021 l’attività economica umbra ha registrato un forte recupero favorito dall’accelerazione della campagna vaccinale e dal graduale allentamento delle restrizioni. In base all’indicatore trimestrale dell’economia regionale (ITER) elaborato dalla Banca d’Italia, nel primo semestre il Pil sarebbe sensibilmente cresciuto, sebbene con una intensità lievemente inferiore alla media nazionale (stimata intorno al 6%).

Manifattura

La manifattura ha fatto segnare una robusta espansione delle vendite, sia nel mercato interno sia in quelli esteri. La ripresa è stata più marcata nei comparti dell’abbigliamento, dei metalli e della meccanica, che avevano risentito maggiormente degli effetti della pandemia.

Sette imprese su 10 hanno registrato un aumento di fatturato. E oltre la metà prefigura per il 2021 un fatturato maggiore rispetto a quello di due anni prima. La favorevole evoluzione del quadro economico ha agevolato la realizzazione dei piani di investimento, che sottendono una spesa in linea con i livelli registrati prima della crisi sanitaria.

L’edilizia

Nell’edilizia il recupero è stato ancora più rapido. Dallo scorso mese di marzo le ore lavorate hanno superato i livelli precedenti la crisi sanitaria.

Il mercato immobiliare è in forte espansione sia nel segmento abitativo sia in quello non residenziale, con un aumento delle compravendite di abitazioni del 25,3% rispetto al 2019.

Il settore ha beneficiato degli incentivi pubblici per i lavori di ristrutturazione ed efficientamento energetico, oltre che dell’accelerazione dell’attività di ricostruzione post-terremoto.

Servizi e turismo

Tra le imprese dei servizi l’aumento delle vendite è stato meno diffuso, anche in relazione a una dinamica dei consumi ancora moderata. Da gennaio a settembre il fatturato è aumentato per la metà delle imprese umbre, ma una su quattro ha registrato un decremento.

La ripresa più consistente ha riguardato il settore alberghiero e quello del commercio al dettaglio non alimentare. Quelli, dunque, legati al turismo, che ha segnato numeri importanti in estate, trend proseguito in autunno. I flussi turistici, assai deboli nel primo semestre dell’anno, hanno infatti raggiunto in estate livelli storicamente elevati.

E proprio al turismo sono legati i maggiori aumenti dell’offerta di lavoro, anche se a tempo determinato.

L’export

L’export umbro è tornato sui livelli del 2019. Il recupero, concentrato nel secondo trimestre, ha riguardato tutti i principali settori, in particolare quello dei metalli e della meccanica.

Il mercato dei prodotti esportati dalle imprese umbre è quello Ue (+25,4%), con un calo nel Regno Unito (-7.,1%).

Investimenti e credito

La positiva evoluzione del quadro congiunturale ha determinato il ritorno a favorevoli condizioni reddituali del sistema produttivo umbro. Le imprese hanno continuato a fare ampio ricorso alle misure a sostegno della liquidità varate dal Governo. La crescita ancora sostenuta del credito si è riflessa in un ulteriore ampliamento delle disponibilità liquide, detenute anche per finalità precauzionali. Il flusso dei nuovi prestiti deteriorati, in lieve aumento, è rimasto su livelli contenuti.

Mercato del lavoro

La ripresa ha portato benefici al mercato del lavoro. Le attivazioni di nuovi contratti sono cresciute, in particolare nella componente a termine e nei servizi, tornando a interessare anche le donne e i giovani.

L’ancora esteso ricorso ai regimi di integrazione salariale, sia pure in calo rispetto al periodo di massima emergenza, ha contribuito al contenimento delle cessazioni dei contratti a tempo indeterminato.

Complessivamente nei primi 8 mesi dell’anno si sono avuti in Umbria 37.700 avvii al lavoro a fronte di 31.600 cessazione dei rapporti. Con un incremento di 6.100 posti di lavoro. Ma con un ricorso, nella stragrande maggioranza dei casi, ai contratti a tempo determinato.

Il settore dove maggiormente ci sono state offerte di lavoro è quello del turismo, seguito dalle costruzioni e da altri servizi. Buono anche l’apporto del commercio, mentre le assunzioni nell’industria sono risultate ancora inferiori ai livelli del 2019, anche se in leggero aumento.

Le aspettative delle imprese…

Nei mesi più recenti il clima di fiducia delle famiglie è sensibilmente migliorato; la domanda di credito sia per l’acquisto di abitazioni sia per il finanziamento dei consumi è progressivamente cresciuta. Le previsioni formulate dalle imprese intervistate dalla Banca d’Italia tra la fine di settembre e la metà di ottobre prefigurano per i prossimi mesi un andamento dell’attività ancora favorevole in tutti i settori.

I programmi di spesa per gli investimenti sono orientati a un’ulteriore crescita, anche per lo stimolo atteso dagli interventi previsti nell’ambito del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Sulle prospettive a breve termine dell’economia gravano tuttavia, oltre ai rischi legati a un’eventuale recrudescenza dei contagi, le difficoltà di approvvigionamento emerse nel corso dell’anno nelle catene di produzione globale, insieme ai forti rincari di energia, materie prime e prodotti intermedi.

… e quelle delle famiglie

Il clima di fiducia è aumentato anche tra le famiglie umbre, ancora però molto caute negli acquisti: della spesa persa con la pandemia ne è stata recuperata solo un terzo. Sintomatico il mercato delle auto, che segna un +17% rispetto al 2020, ma è sotto di 12 punti percentuali rispetto al 2019.

I nuclei familiari in difficoltà in Italia sono passati da 4 a 6mila. Ma resta ancora più bassa della media nazionale la percentuale di coloro che beneficiano dei sussidi: in Umbria il 3% riceve il reddito o la pensione di cittadinanza, a fronte di un 5% della media italiana.

Il credito

Da aprile in Umbria il credito alle famiglie è cresciuto più della media nazionale, sotto la spinta dell’aumento dei mutui per l’acquisto della casa. Per le imprese, invece, si è assistito a un rallentamento da giugno. Le garanzie statali sui prestiti alle imprese qui (28,2%) sono superiori a quanto avviene mediamente nel resto del Paese (20,8%).

Ad accedere al credito sono soprattutto le imprese di maggiori dimensioni, con il settore delle costruzioni che torna a superare la manifattura.