Sa.Cip.
Scomodando solo in parte il grande Bob Marley, cominciamo così: “Fermate quel mostro”. Perché “è dannoso, inutile e di altissimo costo”, oltre ovviamente “a sventrare una regione”. Anzi, cinque. Umbria, Emilia Romagna, Veneto, Toscana e Lazio. Il mostro in questione è il progetto di trasformazione della E45 in autostrada.
E così nel cuore verde d’Italia vede la luce il coordinamento “No E45 autostrada” (aderente allo “Stop Orte – Mestre” di livello nazionale) che raccoglie in sé associazioni e movimenti contrari in tutto e per tutto al “potenziamento” dell’arteria. Da Italia Nostra a Legambiente, passando per “La marcia della dignità”, “Salviamo il paesaggio” e il “Circolo Primo Maggio”. Contando, inoltre, l’appoggio esterno di Rifondazione, Idv e del consigliere regionale Orfeo Goracci. Un’opera mastodontica “che non può essere concepita e avvallata nelle segrete stanze del potere politico – sottolinea il coordinatore Marcello Teti – con un evidente gap di democrazia e partecipazione. Peggio: approvata con una delibera di giunta e basta. Per questo – prosegue – abbiamo dato il via a una petizione, una raccolta firme per sapere cosa pensano realmente gli umbri di questo mostro”.
Qualche numero, così la questione si chiarisce meglio. Ancora Teti: “Un cantiere ogni 18 chilometri, per 10-15 anni. Il tutto per un costo di 11 miliardi di euro”. E ancora: “Due milioni di metri cubi di nuovi scavi, 139 chilometri di ponti e viadotti. E la larghezza della strada che aumenterà fino a 48 metri”. Insomma, “no”. L’alternativa percorribile, secondo il coordinamento, è quella “della messa in sicurezza della superstrada, per potenziare il turismo valorizzando quello che già c’è”. Ovviamente “a discapito delle famose tre ‘c’ che governano in Umbria: cavatori, cementieri e costruttori”. Ma andiamo avanti.
“Il pedaggio? Ci sarà di sicuro”. Capitolo pedaggio. E la parola passa a Urbano Barelli, presidente “congelato” di Italia Nostra e candidato sindaco al Comune di Perugia. “La questione dell’esenzione dal pedaggio? E’ impossibile. E sapete perché? E’ l’Unione europea che lo impedisce, vietando qualsiasi forma di discriminazione territoriale”. In pratica, “la gratuità per gli umbri è impossibile”. L’argomento a favore è questo: “Nel piano economico e finanziario del Cipe, redatto nel settembre 2013 e approvato l’otto novembre, c’è scritto: pedaggio per tutti. E non credo si possa cambiare”. Di più. Rispunta il celeberrimo ‘Nodo di Perugia’. E guarda un po’, “è scomparso dal progetto definitivo della E45 autostrada approvato dal Cipe”. Molto meglio, sempre secondo Barelli, “recuperare la superstrada attuale, abbandonata e mandata volontariamente in malora”. Ultimo, ma non certo per importanza, il punto sulle imprese. “Ci dicono – argomenta Barelli – che sono le imprese a volere questa trasformazione. Voi che dite? Quanto costerà al tessuto produttivo umbro un cantiere permanente di più di 10 anni lungo tutta la strada? Dovremmo chiederglielo. O No?”. In effetti.
“Faremo come i No Tav”. La petizione, però, è solo il primo passo. Firmato Daniela Di Marco, del movimento “Marcia della dignità”. “Non ci fermeremo alla raccolta firme. Vogliamo una battaglia trasversale, che raccolga tutta la popolazione umbra, per fermare questo mostro. Questa per noi è come la Tav per la Val Susa. E noi ci ispireremo al movimento No Tav per opporci a questa opera abominevole”. Tanto che, ha sottolineato Di Marco, “Perino (il leader del movimento valsusino) ci manda i suoi auguri”. Certificati, in pratica.
“I favorevoli, i contrari e i furbi dell’autostrada”. Ultimo, ma non certo per importanza, il consigliere regionale Idv Oliviero Dottorini. E lui la mette giù così: “Sulla questione dell’E45 esistono tre categorie: i favorevoli, i contrari e i furbi. Ecco, i furbi sono quelli che dicono: ‘tanto il pedaggio non si pagherà, per me possiamo anche farla’. Bene, ma il pedaggio è la seconda voce di finanziamento dell’opera ed equivale a otto miliardi di euro. Sicuri che non si pagherà? E soprattutto, come faranno a trovare i soldi?”. Come a dire: un gioco delle tre carte. Ma andiamo avanti: “E’ il momento – prosegue Dottorini – di portare tra la gente un’opera rimasta sempre nascosta nei palazzi del potere. Magari con un quesito referendario che permetta una consultazione della popolazione umbra. Ma questo – articola il consigliere – è impossibile. La Regione Umbria lo impedisce”. In conclusione, quello che al momento è possibile è la petizione. “Un atto politico molto forte – la definisce Dottorini – che colma un enorme difetto di partecipazione”.
Nel frattempo dal coordinamento si chiedono come mai tutti i Comuni abbiano dato il loro avallo all’opera, “senza prevedere nemmeno un consiglio aperto per discutere la questione”. La battaglia è appena cominciata.