I lavori del Partito Democratico dell’Umbria riprenderanno domani, durante l’assemblea regionale. Da mettere a posto i “conti” con il voto dell’8 giugno, la questione perugina, le elezioni regionali alle porte, il “problema” provinciale. Riecheggia la necessità di “non perdere tempo, perchè il tempo stringe”, espressione un pò renziana, in bocca a chi renziano non ha dimostrato di essere. E’ infatti l’area politica “Il Coraggio di Cambiare”, con Stefano Fancelli in prima linea, a riunirsi in questa prima domenica d’estate a Ponte San Giovanni, per lanciare un appello in vista dell’Assemblea regionale del piddì che si terrà appunto domani. Sì, perchè l’estate è alle porte, e la paura è quella che questi mesi vengano fatti passare, e ci si ritrovi a settembre con un partito ripiegato nuovamente sulla questione primarie sì, primarie no.
Un Pd “ingessato” – La sconfitta delle amministrative brucia ancora, però, almeno a livello comunale, le cose sembrano essere ripartite. “Si sono riattivati i percorsi”, ha detto Fancelli al telefono con Tuttoggi.info. “Comprendo il gesto, politico, di Boccali nel ritirarsi dal ruolo di consigliere comunale – ha continuato Fancelli -. Ma spero che in parte ci ripensi, almeno perchè mi auguro che voglia aiutarci a costruire una nuova classe politica, anche ricoprendo un ruolo più defilato”. D’altra parte, com’è scontato che sia, perdere Perugia significa aver ceduto una piazza importante al centrodestra. “Bisogna far ripartire la macchina, o accettare quel che ci consiglia il meccanico”, ci dice Fancelli usando una metafora. “Dopo la grave sconfitta delle elezioni amministrative del 25 maggio – si legge poi nella nota de Il Coraggio di Cambiare – avevamo chiesto una reazione lucida e responsabile del gruppo dirigente del PD, a tutti i livelli, ma nonostante alcuni passi in avanti il PD dell’Umbria appare ancora ingessato in una discussione che non affronta con adeguata responsabilità e chiarezza la sfida di offrire una proposta politica all’altezza delle aspettative degli elettori umbri. Anche le vittorie di Orvieto, Foligno, Terni, Gualdo Tadino e tanti altri comuni, la vittoria del centro sinistra, nonostante la sconfitta del PD a Gubbio, non cancellano il dato politico della crisi di rapporto con i cittadini che fa della sconfitta di Perugia e Spoleto una sconfitta collettiva, che necessita di una riligettimazione della classe dirigente. Oggi è il tempo dell’unità e del senso di responsabilità, ci vuole un vero rilancio dell’iniziativa politica e della capacità del partito di essere aperto alla partecipazione dei cittadini”.
Il regionale – Il riferimento è chiaramente per quanto accadrà a livello regionale, con le elezioni alle porte. “Chiediamo una vera Conferenza di organizzazione – continua la nota – , che affronti la nuova fisionomia dell’organizzazione del partito umbro, a partire da un rilancio dei Circoli territoriali fino ad un assetto più moderno e rappresentativo sul territorio. Chiediamo un Congresso tematico per portare il nostro contributo nel terminare i tanti percorsi di riforma avviati in questi cinque anni, perchè nei prossimi otto mesi dobbiamo accelerare la nostra azione di governo delineando così non solo il programma dei 5 anni di futura amministrazione, ma una visione dell’Umbria dei prossimi trent’anni”. E per congresso tematico Fancelli intende un progetto che abbia al centro il lavoro, l’innovazione, la strategicità del settore manifatturiero, il problema della mobilità, della logistica e delle infrastrutture, e ancora dei rifiuti e dell’Italia mediana, con la discussione sul Titolo V alle porte. “Abbiamo lavorato in questi quattro anni” ci dice Fancelli. “E’ il momento di rilanciare, anche a fronte del prossimo appuntamento elettorale. Leonelli ha inviato alcuni segnali positivi, però dalla dirigenza regionale deve arrivare un segnale più forte”. Il regionale dovrebbe forse affrontare il fatto che al momento non c’è un membro da Terni in direzione regionale. Lì, infatti, la discussione pare attivata solo a livello provinciale.
Lo “scossone” – Eppure, come detto e proprio a fronte della necessità di un nuovo percorso, “il tempo stringe. Ci occorrono gruppi dirigenti rinnovati, autonomi, autorevoli, rappresentativi, capaci di offrire in maniera unitaria ed efficace una reazione immediata, uno scatto di orgoglio, un’azione lucida e responsabile del PD dell’Umbria. Non è più il tempo di patti di potere, occorre una vera capacità di innovazione, che si misuri con le necessità di una società che vive una drammatica crisi economica e sociale e che chiede anche al PD di essere uno strumento utile a costruire il futuro, non un luogo di discussione autoreferenziale, centrato sulla carriere individuali. A partire dalla composizione di una Direzione rappresentativa, che sia un vero luogo di discussione politica di un gruppo dirigente capace di assumersi le proprie responsabilità. Noi daremo il nostro contributo con determinazione e generosità ma con una richiesta chiara di un’accelerazione netta, coraggiosa, senza la quale il PD dell’Umbria rischia di non essere all’altezza del compito decisivo di costruire un rinnovato centro sinistra capace di interpretare e rappresentare la domanda di futuro della società umbra”. Ciò che dunque sembra differire è la percezione dell’urgenza, nel voler presentarsi all’appuntamento con la cittadinanza pronti, senza lasciarsi impaurire da chi, già ormai da tempo, è in campagna elettorale. Domani ci sarà l’assemblea, e si dovrà raggiungere la nomina della dirigenza regionale. Altrimenti la faccenda continuerà per le lunghe.
Il provinciale dal canto suo, almeno a Perugia, sembra avere le gambe anchilosate: a differenza di Terni, l’assemblea provinciale non è stata convocata, con il segretario Rossi uscito sconfitto alle comunali a Spoleto e con la conseguente querelle originatasi sull’ammissione di colpe e responsabilità. Sembra che, nonostante non sia questo il momento, proprio in virtù della tornata elettorale alle porte, sia lo stesso piddì a voler rimodulare la funzione del provinciale, a fronte anche della riforma che dovrebbe snellire gli enti provinciali. A fare il primo passo, tuttavia, deve essere comunque il regionale: la clessidra farà scendere i suoi granelli di sabbia, almeno fino al 30 giugno.
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