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Umbria 10 e Lode: Un calice di vino a Montevibiano, tra alberi secolari e antichi sapori – VIDEO TO®

Alessia Chiriatti

Un castello antichissimo, le cui mura vennero costruite due secoli prima della nascita di Cristo, e che si erge su una collina affacciata su ettari di vigneti, oliveti e boschi: la tenuta di Montevibiano, di proprietà della famiglia Fasola Bologna, si trova a Mercatello, una frazione di Marsciano, nel cuore della verde Umbria. Nel 1998 è Lorenzo, figlio di Andrea, a prendere in mano le redini dell’azienda e a dedicarsi alla produzione del vino e dell’olio di Montevibiano, divenuti un’eccellenza non solo umbra, ma anche internazionale: basti pensare che il loro olio viene offerto sui voli di linea dell’American Airlines. L’altissima qualità è divenuta un pezzo della filosofia di Montevibiano: “i sapori sono soggettivi”, dice Lorenzo a TO, “ma è importante prestare attenzione al dettaglio, che significa qualità. I consigli dei nostri clienti aiutano a migliorarci, per trovare sempre nuove soluzioni”.

Un’azienda a impatto zero – Ciò che colpisce di Montevibiano non è solo la bellezza della tenuta, il verde delle sue colline, la pace e la tranquillità dei boschi intorno al castello: c’è anche e soprattutto il rispetto e l’amore per la natura, che accompagnano i gesti quotidiani di chi lavora nell’azienda. “Se l’aria è sana, anche i prodotti ne beneficiano”. Ecco perché Lorenzo, insieme al padre Andrea, hanno optato per la scelta di tanti interventi ecosostenibili e a impatto zero, dalla bonifica del territorio, a piantare, nei 25 ettari di bosco, migliaia di alberi intorno ai vigneti e agli oliveti; o ancora ad utilizzare i pannelli solari come unica forma di approvvigionamento energetico, fino all’impiego dell’effetto albedo sui silos di grano. “Abbiamo smaltito tutti i tetti in eternit, quando si seppe della pericolosità di quel materiale, per mettere su tutti i tetti dei pannelli fotovoltaici”. Da non dimenticare poi sono il ceduo ad altro fusto, ossia lo sfrondamento del bosco ogni 20 anni per rigenerarlo, ma soprattutto l’utilizzo di veicoli non a gas, ma a biocarburanti, mentre si aspettano quelli di seconda generazione adatti al più rigido inverno (in azienda, tra l’altro, si trova l’unico distributore di elettricità per le auto di tutta l’Umbria). Ciò che fa la differenza è poi il maggior assorbimento di Co2, oltre alla minore emissione. Con queste accortezze, la tenuta si è trasformata in un habitat perfetto per le api: l’impollinazione avviene così in maniera naturale. Il potassio ridato indietro alla terra garantisce poi la chiusura di un ciclo. Il tutto volto sempre alla raggiungimento dei migliori requisiti: “Per aumentare la rendita di un’azienda – ci dice Lorenzo – spesso ci sono due strade da seguire: vendere a prezzo bassissimo oppure produrre con il massimo della qualità. Con la mia esperienza, ho capito che il consumatore preferisce bere meno, ma meglio”.

L’eco tour – Attraversare con le jeep elettriche e silenziose le dolci colline di Montevibiano, in mezzo agli oliveti secolari, tra i muri a secco e “l’ortus conclusus”; gustare un panorama simile ad “un quadro” per circa un’ora; recarsi presso la cantina e la barricaia, per assistere al processo produttivo, ed infine sedersi in terrazza per la degustazione dell’olio e del vino: è questo l’eco tour organizzato dall’azienda dei Fasola Bologna, che, gratuitamente e per piccoli gruppi di persone, accompagna i clienti a visitare la tenuta, tutti i giorni dell’anno. “Per noi è importante fidelizzare con i nostri clienti. Piuttosto che investire in fiere, preferiamo spendere per chi ci viene a trovare”. Lorenzo sa che l’Umbria vive di turismo, e che questo è un business che va sfruttato. La sua è una filosofia che gli consente di fatturare un paio di milioni di euro l’anno (“anche se non siamo a regime”, ci confida). Ma bere un calice di vino, magari sotto le stelle cadenti durante la notte magica di San Lorenzo, o sgranocchiare una bruschetta con il suo olio, può divenire un’occasione di convivialità, che restituisce alla natura tutto ciò che si è solo preso in prestito.

Video di Nicola Palumbo
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