(Adnkronos) - L'ex presidente della Bce Mario Draghi presenta oggi, lunedì 30 settembre, il suo rapporto sulla competitività dell'Ue. "I singoli Paesi europei sono semplicemente troppo piccoli per affrontare le sfide", poste dall'attuale contesto internazionale, dice nella sede del think tank Bruegel, a Bruxelles. "In molti settori - afferma - serve dimensione e si ottiene solo se ci integriamo. Allora avremo i soldi, ma la prima cosa per le imprese medio piccole è essere in grado di crescere. E non abbiamo la dimensione" necessaria a che le Pmi possano crescere e raggiungere dimensioni più grandi nell'Ue a causa delle "barriere nazionali".
"L'alternativa a avere una strategia industriale europea non è, come pensano alcuni, non avere alcuna strategia industriale. No: è avere molte strategie industriali, scoordinate tra loro. Cosa che comporta molti svantaggi". "E' quello che vediamo oggi - continua - significa lasciare ad ogni Stato membro decidere quali tecnologie sono strategiche, significa sacrificare la concorrenza, perché" le decisioni strategiche vengono prese "per lo più a livello nazionale, distorcendo l'allocazione delle risorse in Europa. E significa anche risultati scadenti", come dimostrano "alcuni recenti fallimenti di progetti nazionali di alto profilo. Capiamoci: voglio che l'Europa resti aperta, voglio parità di condizioni. Dobbiamo essere ambiziosi e puntare sull'innovazione", conclude.
(Adnkronos) – L’ex presidente della Bce Mario Draghi presenta oggi, lunedì 30 settembre, il suo rapporto sulla competitività dell’Ue. “I singoli Paesi europei sono semplicemente troppo piccoli per affrontare le sfide”, poste dall’attuale contesto internazionale, dice nella sede del think tank Bruegel, a Bruxelles. “In molti settori – afferma – serve dimensione e si ottiene solo se ci integriamo. Allora avremo i soldi, ma la prima cosa per le imprese medio piccole è essere in grado di crescere. E non abbiamo la dimensione” necessaria a che le Pmi possano crescere e raggiungere dimensioni più grandi nell’Ue a causa delle “barriere nazionali”.
“L’alternativa a avere una strategia industriale europea non è, come pensano alcuni, non avere alcuna strategia industriale. No: è avere molte strategie industriali, scoordinate tra loro. Cosa che comporta molti svantaggi”. “E’ quello che vediamo oggi – continua – significa lasciare ad ogni Stato membro decidere quali tecnologie sono strategiche, significa sacrificare la concorrenza, perché” le decisioni strategiche vengono prese “per lo più a livello nazionale, distorcendo l’allocazione delle risorse in Europa. E significa anche risultati scadenti”, come dimostrano “alcuni recenti fallimenti di progetti nazionali di alto profilo. Capiamoci: voglio che l’Europa resti aperta, voglio parità di condizioni. Dobbiamo essere ambiziosi e puntare sull’innovazione”, conclude.