(Aggiornamento ore 17.42) – E’ terminata l’udienza odierna del processo, l’ultima prima della sospensione dell’attività giudiziaria per il periodo estivo. Ma lo scontro tra vecchi e nuovi periti è destinato a proseguire anche alla ripresa delle attività. Il collegio della corte d’Appello ha infatti ammesso la richiesta dell’accusa di riascoltare in aula i periti della prima perizia, sui procedimenti scientifici utilizzati e sulla modalità di refertazione dei reperti chiave.
(Foto di Stefano Dottori)
– – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – –
(Prima pubblicazione ore 11,31) Non sarebbe stato lavato, né presenterebbe alcun segno del Dna di Amanda Knox, il coltello considerato in primo grado l'arma del delitto Kercher.
Lo hanno sostenuto oggi in aula i periti Stefano Conti e Carla Vecchiotti, nominati dalla Corte di Assise di appello per verificare i rilievi scientifici che hanno portato in primo grado alla condanna per i due imputati Amanda Knox e Raffaele Sollecito rispettivamente a 26 e 25 anni di carcere.
Secondo l'odierna deposizione dei periti, il coltello “non è stato oggetto di accurato lavaggio”. Inoltre, “c'era l'amido, ma non c'era sicuramente Dna”.
Già nei giorni scorsi i due periti avevano presentato alla corte di Perugia una relazione, in cui mettevano in dubbio le perizie alla base della sentenza di primo grado, accusando la polizia scientifica di gravi difetti di metodo che non permettevano di escludere l'inquinamento del materiale probatorio.
Aprendo l'udienza di oggi, il presidente della corte Claudio Pratillo Hellmann ha letto una lettera del responsabile della direzione centrale della sezione anticrimine della polizia scientifica, che ha definito la relazione dei periti lesiva dell'immagine della polizia scientifica, di cui ha invece difeso l'operato.
I due imputati sono presenti entrmabi in un'aula, come al solito letteralmente gremita di giornalisti. Sollecito è apparso a molti particolarmente tranquillo, forse fiducioso in un possibile risvolto positivo del processo. (Fda)