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Uccisi perchè la mamma non porta il velo. L'orco verga sul muro un messaggio col sangue

Sara Minciaroni

Con il passare delle ore si fanno sempre più drammatici i retroscena del duplice infanticidio commesso a Umbertide da Mustafà Hajjaji, quarantaquattrenne di origine marocchina, muratore attualmente disoccupato che intorno alle 21 di ieri si è recato nella nuova casa dell’ex compagna e ha trucidato i due figli: Ahmed, maschio di 8 anni e Jiahane la femmina di 12.

Non voleva indossare il velo – Sullo sfondo della vicenda si sta delineando un quadro sconcertante. La madre dei due ragazzini aveva nei mesi scorsi già sporto denuncia nei confronti di Mustafà, che fedele alla propria religione sembra non accettasse la volontà della donna di vivere all’occidentale e di non indossare il velo imposto dall’Islam. Da qui sarebbero nati i litigi, continui, da come dicono alcuni vicini di casa. Non era la prima volta che Mustafà raggiungeva l’appartamento nella nuova palazzina in via Gabriotti per discutere con la moglie e per convincerla a “redimersi”. Ma quanto accaduto ieri sera nessuno poteva prevederlo, nemmeno la stessa donna, il cui primo pensiero alla chiamata del marito non è stato che avesse potuto far del male ai bambini ma che avesse agito soltanto contro se stesso.

La scritta col sangue e la lettera lasciata dall’assassino – Sulla scena del delitto al momento hanno messo piede soltanto gli esperti della scientifica, gli inquirenti non si sono addentrati oltre il pianerottolo dell’appartamento per evitare di inquinare le prove. Quindi al momento gli unici ad aver visto da vicino quanto accaduto sono stati, oltre ai Ris, soltanto i primi soccorritori. Quello descritto è comunque lo scenario di un massacro, sangue ovunque soprattutto nel bagno dove l’uomo, prima dell’arrivo delle forze dell’ordine (che hanno dovuto sfondare la porta per entrare), si era chiuso a chiave con dentro i bambini già privi di vita e dove lui stesso si è inferto numerose ferite, presumibilmente con lo stesso coltello, alle braccia e all’addome. Due particolari su cui adesso gli inquirenti si starebbero concentrando: una lettera scritta in arabo, conservata negli uffici del comando dei carabinieri di Città di Castello, e una scritta che col sangue sarebbe stata vergata su un muro dell’appartamento.

Le indagini – E’ possibile che il pm titolare delle indagini, Mario Formisano, nomini un esperto traduttore per verificare il contenuto della missiva e, anche se di certo ci si aspetterà di trovarvi le spiegazioni del gesto, nulla toglie che rimarrà impossibile decifrare cosa può aver spinto un padre a troncare le vite che lui stesso aveva generato. Domani mattina si terrà la riunione per il conferimento degli incarichi tra cui quello dell’autopsia sui corpi delle giovani vittime che, quasi sicuramente, verrà affidato al medico legale Sergio Scalise, il medico che già ieri sera ha effettuato una prima ispezione cadaverica sul luogo degli omicidi. L'indagato versa ancora in prognosi riservata, al momento del ricovero all'ospedale di Città di Castello, ieri intorno alle 23, è stato trasferito in sala operatoria dove i medici otorinolaringoiatri, chirurghi e ortopedici hanno effettuato diversi interventi per suturare le ferite da taglio al collo e al polso sinistro. Mustafà è stato poi trasferito nell' unità operativa di rianimazione dell'ospedale di Città di Castello dove è attualmente ricoverato, tenuto in sedazione ed intubato. Presenta condizioni cliniche stabili e non critiche.

Le reazioni – Ieri sera si era subito portato sul luogo il sindaco di Umbertide ed oggi l’amministrazione comunale ha diffuso una nota in cui spiega che verrà proclamato il lutto cittadino nel giorno delle esequie dei due bambini, oltre a offrirsi di sostenere le spese per i funerali. Un sostegno di terapeuti verrà messo a disposizione delle famiglie e dei compagni dei bambini che da circa dieci giorni frequentavano la scuola elementare Garibaldi e la scuola secondaria di primo grado Mavarelli -Pascoli.

Il sindaco di Città di Castello – “Ci sono fatti che sfuggono alla comprensione e che richiedono solo dolore e vicinanza a chi dovrà sopravvivere a questo lutto”: il sindaco Luciano Bacchetta esprime in una nota “il cordoglio della comunità tifernate alla madre dei due bambini vittime di un impulso estraneo alle regole di qualsiasi comunità. Come genitore e rappresentante istituzionale, avverto come un’aberrazione quando la violenza trova sbocco verso un nostro simile e come una condotta profondamente aliena al consesso umano quando l’oggetto della violenza sono i nostri figli”.

Manca il sostegno alle fasce deboli – ''L'immigrazione tumultuosa degli scorsi anni che ha interessato anche la nostra regione – sostiene Maurizio Ronconi capogruppo Udc in Provincia di Perugia in un comunicato – ha indebolito il sostegno sociale ai nuclei familiari più deboli, lasciandoli soli. La strage di Umbertide deve invece essere motivo di una profonda rivisitazione del modello solidaristico regionale esposto alle nuove povertà e che dovrà essere affidato non obbligatoriamente alle istituzioni pubbliche ma, almeno in parte, al 'no profit' privato e alle parrocchie. Solo così si riuscirà ad intercettare i nuovo bisogni e le richieste di aiuto che – conclude Ronconi – rischierebbero di rimanere soffocati nelle indifferenze''.

Il parere dello psicologo – Tuttoggi.info ha scelto di intervistare la presidente dell’Ordine degli psicologi dell’Umbria la dottoressa Immacolata Tomay per chiederle un quadro di lettura specialistico sulla tragedia di Umbertide. Premettendo che i pochi elementi forniti dalla cronaca di queste ore, non sono certamente sufficienti a formulare un quadro psicologico sull’indagato, la Tomay ci ha comunque offerto interessanti elementi di riflessione. “Va rimarcato che il territorio, dal punto di vista dei servizi di sostegno psicologico, tanto più ad extracomunitari che già vivono il disagio dello sradicamento, è carente – sostiene la terapeuta – e non c’è una risposta sanitaria sufficiente in grado di contenere il disagio”.

Il Mito di Medea che uccide i figli per punire il compagno – “Freud ha descritto con il mito di Medea quel genitore che uccide i figli per vendetta nei confronti del marito, ma un altro punto di vista che non si può trascurare è quello etnico. Nella religione islamica, nel Corano, è scritto che la donna è proprietà dell’uomo. In questa ottica i figli possono essere visti come un prolungamento del sé, un’appartenenza dell’uomo che ne può disporre”, ed è per tutte queste ragioni che la società accogliente, secondo la psicologa dovrebbe essere in grado di mettere insieme una rete di sostegno.

Quando i problemi economici mutano l’armonia familiare – A questo nuovo target, secondo la dottoressa Tomay, a cui al disagio da contatto con nuove culture si sommano le gravi ripercussioni della crisi economica, bisognerebbe fornire servizi specifici e mirati: “Quando una crisi economica investe la parte affettiva e familiare, per la persona che non riesce a far fronte ai bisogni primari manca il supporto psicologico al cambiamento. A quel punto prima che le strutture si rendano conto dello stato di gravità psicologico di un individuo, può anche accadere il peggio”.

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