Franco Rinaldi, l’operaio ternano di 48 anni che il 13 aprile 2014 ha ucciso a martellate la moglie Giuseppina Corvi nella loro abitazione di Via Del Fringuello, è stato condannato dalla Corte d’assise d’appello di Perugia all’ergastolo, pena ridotta a 30 anni per la scelta del rito abbreviato, per l’accusa di omicidio volontario premeditato.
Nel febbraio 2015, il gup di Terni, Maurizio Santoloci, aveva riconosciuto all’imputato, come chiesto dal pm Massini, le aggravanti della crudeltà (aggravante non riconosciuta invece in sede di appello), della premeditazione e del legame coniugale che lo legava alla vittima. Una sentenza, che aveva soddisfatto le parti civili, nonostante gli avvocati Daniele Federici, Andrea Temperanza e Francesca Abbati, legali dei genitori, dei fratelli della vittima e del figlio 16enne della coppia avessero chiesto per il Rinaldi la condanna all’ergastolo con isolamento diurno.
La difesa dell’imputato aveva da subito annunciato di voler ricorrere in appello, dopo aver definito “sbagliata la sentenza che non riconosce nessuna attenuante e addebita l’aggravante della crudeltà”; l’avvocato non aveva mancato di far riferimento al processo per l’omicidio Rea, nel quale la Cassazione aveva annullato l’aggravante della crudeltà a Parolisi.
La ricostruzione del delitto. L’operaio la mattina del 14 aprile, si è diretto a bordo di una vespa in via del Fringuello 4 dove viveva la moglie, dalla quale si era separato il dicembre precedente e ha atteso che il figlio adolescente uscisse di casa per andare a scuola. Poi è sceso in cantina per cambiarsi, infilandosi tuta, mascherina e sovrascarpe (abbigliamento che secondo la procura dimostra la lucida premeditazione del gesto). Salito nell’appartamento della moglie, l’avrebbe aggredita sulla soglia di casa, colpendola più volte alla testa con un martello che aveva portato con sé, per poi finirla perforandole un polmone con un coltello da cucina trovato in casa.
La scena del delitto. Giunti sul posto, gli agenti hanno trovato il corpo della donna riverso nel sangue e hanno fermato l’omicida sul balcone di casa, mentre era intento a ripulirsi dal sangue. Al sostituto procuratore Elisabetta Massini, Rinaldi ha confessato di aver ucciso la moglie poiché questa aveva intenzione di separarsi da lui e gli impediva di vedere il figlio. Due (la prima delle quali poi ritirata) erano state le denunce presentate da Giuseppa Corvi contro il marito, a seguito di frequenti minacce e maltrattamenti. I famigliari della vittima, chiusi nel loro dolore, hanno scelto di non rilasciare dichiarazioni fino al momento della sentenza.