“Quel ragazzo tra soli 4 anni tornerà a vivere una vita normale, mentre io, mio marito e l’altra mia figlia siamo condannati a all’ergastolo del dolore. Quanto vale davvero la vita di Maria Elena?” Ha la voce rotta dall’emozione la signora Sonia Bonifazi, mamma di Maria Elena Petruccioli, mentre commenta la sentenza con cui la Corte d’Assise d’Appello di Perugia ha ridotto da 14 a 6 anni la condanna per l’assassino della figlia.
L’incidente – E’ la notte del 31 gennaio 2013. Maria Elena, una bellissima ragazza di 25 anni che sognava di laurearsi all’accademia delle belle arti, sta rientrando nella sua Montefranco dopo una serata trascorsa a Spoleto con il fidanzato. Mai avrebbe pensato di incontrare sul suo cammino la Ford Fiesta a bordo della quale due rapinatori di origine albanese stavano fuggendo dai Carabinieri dopo aver messo a segno un colpo (con il misero bottino di 50 euro) in provincia dell’Aquila. Lo schianto avviene sulla Flaminia vecchia, alle porte della città del Festival. Una curva presa a velocità troppo elevata e la Fiesta si scontra frontalmente con la Panda di Maria Elena, che muore sul colpo. Muore anche uno dei malviventi, quello sul sedile del passeggero, mentre si salva il guidatore, che si ristabilisce completamente dopo un periodo di degenza all’ospedale di Spoleto. (Sotto, la foto del punto esatto dello schianto)
La sentenza di primo grado – Nel processo di primo grado viene condannato dal giudice Augusto Fornaci a 14 anni per omicidio volontario. Non passa la linea difensiva che voleva derubricare il reato da omicidio volontario a omicidio colposo, anche se la formula del rito abbreviato concede comunque uno sconto di pena all’imputato. “Quella del dottor Fornaci era stata una sentenza molto coraggiosa, esemplare per certi versi – racconta mamma Sonia a tuttoggi.info – perché fuori dai canoni di quello che spesso accade con le morti causate dai pirati della strada”.
Lo ‘sconto’ in appello – Ecco perché i familiari di Maria Elena, vittima innocente del caso, non riescono a spiegarsi quanto accaduto l’altro ieri in sede di giudizio d’appello. I giudici di Perugia hanno derubricato il reato da omicidio volontario a quello molto più lieve di omicidio colposo suscitando lo sdegno della famiglia Petruccioli, con mamma Sonia in testa, che alla lettura del dispositivo ha urlato fortissimo in preda all’angoscia, come se Maria Elena fosse stata uccisa una seconda volta. “Non può esistere una condanna a 6 anni a fronte di una giovane vita spezzata – si sfoga la signora -. Questo ragazzo dimenticherà tutto, tra poco tempo tornerà a fare una vita normale, ma io e la mia famiglia siamo condannati a soffrire per sempre”.
Ricorso in Cassazione – Sofferenza che, ora, si mescola ad una fortissima rabbia. “Sono tanto arrabbiata – dice ancora mamma Sonia – perché se la sentenza del giudice Fornaci poteva in un certo senso fare scuola per casi analoghi, ora questa d’appello cancella tutto. Penso ai familiari dei tanti ragazzi uccisi da pirati della strada in attesa di giustizia e mi chiedo se l’avranno mai”. Già pronto il ricorso in Cassazione. “Vogliamo solo giustizia – sottolinea Sonia -. Come ho scritto nella memoria che il nostro avvocato ha letto in aula, io e la mia famiglia ci sentiamo uccisi nel profondo, condannati all’ergastolo del dolore”. Ad occuparsene è l’avvocato Francesco Grimaldi di Roma, grande esperto in casi di omicidio per incidenti stradali, uno che da anni si sta battendo per inserire il reato di ‘omicidio stradale’ nel diritto penale italiano.
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