“Favorire la diffusione del turismo sociale come forma di arricchimento culturale, risposta alle nuove esigenze sociali, opportunità per promuovere il patrimonio ambientale e artistico del territorio e innovativa occasione di sviluppo per l’economia regionale”. Questi gli obiettivi della proposta di legge presentata, stamani, dai consiglieri regionali del Partito democratico Luca Barberini e Andrea Smacchi, per introdurre il concetto di turismo sociale nell’attuale legislazione regionale.
“Una regione piccola, ricca di storia, di tradizioni e di cultura come l’Umbria – spiegano Barberini e Smacchi – si presta particolarmente alla filiera del turismo sociale, una forma alternativa di ricettività, che favorisce l’incontro e la socializzazione, preservando e valorizzando le risorse del territorio, ma anche dando a tutti l’opportunità di godere del proprio tempo libero. L’approccio dell’attuale legislazione turistica regionale è incentrato sull’industria alberghiera: era necessario inserire nella normativa un riferimento sull’importanza del turismo sociale quale strumento utile a creare nuove opportunità nel sistema turistico umbro, considerando sia il bisogno di relazionalità espresso dalla società moderna e sia le difficoltà generate dalla crisi economica e sociale, che rischiano di escludere alcune categorie dai circuiti turistici”.
“Anche il Parlamento europeo, in una risoluzione del febbraio 2000 – proseguono i due consiglieri – ha più volte riconosciuto il turismo sociale come conquista irreversibile, che contribuisce a eliminare le discriminazioni e l’esclusione di tutti coloro che hanno una cultura differente e mezzi finanziari ristretti. Scopo di questa proposta di legge è, dunque, quello di facilitare lo scambio di conoscenze ed esperienze, in una società sempre più globale e multietnica, di allargare gli orizzonti relazionali dei cittadini, assicurando, al tempo stesso, un flusso costante di presenze, destinato a scongiurare i fenomeni stagionali. Compito della Regione sarà quello di prevedere risorse destinate a finanziare quei progetti che si pongano nel rispetto dei principi del turismo sociale e siano idonei a valorizzare al massimo le risorse del territorio regionale”.
“In questa fase di crisi – concludono Barberini e Smacchi – ci sembra, inoltre, doveroso riconoscere il ruolo fondamentale dei soggetti “no profit”, gli unici in grado di garantire a persone di ogni età e classe sociale, l'accesso a quel turismo sostenibile e responsabile che contribuisce, in modo equo e positivo, allo sviluppo economico di un territorio e alla piena realizzazione dell’individuo. Il turismo sociale, dunque, rappresenta anche un modo per attuare il principio di sussidiarietà”.