Città di Castello

Tubercolosi a Città di Castello, Asl “Non c’è rischio sanitario”

Il caso risale alla fine del giugno scorso ma per il capogruppo di Forza Italia, Cesare Sassolini, avere sicurezze sul rischio sanitario connesso alla più intensa circolazione delle persone è sempre d’attualità: nella seduta di ieri (lunedì 3 ottobre) dell’assise comunale, il consigliere di opposizione ha infatti ribadito il contenuto della sua interrogazione sull’idoneità degli interventi su malattie infettive, sulla presenza di misure di protezione per gli operatori e sulla specializzazione delle professioni attive in queste materie presso l’ospedale, chiedendo anche se l’incidenza sia collegata all’arrivo di migranti e quali misure siano state intraprese per la tutela delle fasce deboli dal contagio.

Il sindaco Luciano Bacchetta, leggendo la relazione dei vertici della Asl Umbria 1, il responsabile Servizio igiene e sanità dott.ssa Anna Pasquale e il responsabile del presidio ospedaliero dott. Silvio Pasqui, a cui Sassolini si era rivolto con le stesse domande, ha dichiarato che “il trend delle malattie infettive è nella media” e che la situazione, di fatto, è “sotto controllo”, smorzando anche gli allarmismi dell’ultima ora:

Ci sono stati solo un caso di tbc nel 2015 e 5 nei primi sei mesi del 2016, in linea con l’andamento oscillatorio di sindromi dovute a fattori molto diversi

“Per quanto riguarda i migranti – ha aggiunto il primo cittadino – essi sono controllati all’arrivo e assegnati ai medici di base, con accesso alla sanità pubblica. L’ospedale è una struttura normalmente deputata a gestire patologie infettive come tbc e meningite, con personale medico e infermieristico specializzato e protetto. Per le misure di isolamento sono state riservate due camere al quinto piano. Non c’è un numero sufficiente di pazienti di questo tipo per creare un reparto ad hoc. Se la malattia necessitasse di interventi particolari, i pazienti sarebbero infatti trasferiti in altra sede”.

La relazione dei dirigenti Pasquale e Pasqui si chiude ricordando come “i dati relativi all’andamento delle malattie infettive, ogni anno, si trovino sul sito della Regione, mentre nelle varie emergenze è stata la stessa Unità sanitaria locale a diffondere un’informazione puntuale e esaustiva su eventuali precauzioni o profilassi”. “Non essendosi mai verificate epidemie derivate dalla gestione di questi casi – si legge nel documento dell’Aslle motivazioni che hanno portato all’interrogazione in Consiglio coumnale sembrano frutto di valutazione personale e ideologica più che supportate da dati epidemiologici“.

Dopo aver letto la relazione Bacchetta ha aggiunto:

Quando si parla di migranti, il problema vero sono le risorse, che per gli enti pubblici non esistono. Nei prossimi tempi circa 150mila migranti in Italia non avranno il supporto necessario alla loro sopravvivenza dignitosa in Italia. Dovremmo compiere un atto politicamente significativo e serio, senza propagande, mettendo al primo posto nell’agenda nazionale la gestione dei migranti. Abbiamo evitato due arrivi ma siamo in balia delle onde. L’Italia, come la Grecia, è isolata. Pensare che la Germania, nel 2015, ha accolto 250 migranti, quando solo a Città di Castello ce ne sono 50

Sassolini si è detto insoddisfatto, soprattutto della risposta della ASL Umbria 1:

Passare dall’unico caso del 2015 ai 5 dei primi sei mesi del 2016 significa aver quintuplicato l’incidenza. Il dato è anomalo e dobbiamo alzare il livello di attenzione. Non chiediamo che venga aperta un’ala per le malattie infettive, verso cui confluirebbero anche malati da altre città, ma che non sia sottovalutato questo aspetto. I dirigenti dell’Asl dicono che non c’è alcun pericolo ma, qualora si dovesse verificare il contrario, chiederemo la loro testa. Non si gioca sulla salute delle persone