Trump presidente, Draghi avverte l'Ue: "Proteggerà l'industria, si dovrà negoziare" - Tuttoggi.info

Trump presidente, Draghi avverte l’Ue: “Proteggerà l’industria, si dovrà negoziare”

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Trump presidente, Draghi avverte l’Ue: “Proteggerà l’industria, si dovrà negoziare”

Ven, 08/11/2024 - 14:02

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(Adnkronos) - Mario Draghi dopo la vittoria alle elezioni americane di Donald Trump mette in guardia l'Ue. Alla Casa Bianca Trump darà sicuramente "grande impulso" al settore dell'alta tecnologia, nel quale l'Ue è già "molto indietro", e contemporaneamente "proteggerà" l'industria tradizionale, quei settori nei quali l'Unione esporta di più negli States. Pertanto, occorrerà "negoziare" con Washington, in modo unitario. Lo ha sottolineato l'ex presidente della Bce Mario Draghi, prima di presentare il suo rapporto sulla competitività dell'Ue ai leader riuniti allo stadio Puskas di Budapest.  

Oggi, ha detto l'ex premier, "si parlerà del rapporto sulla competitività in Europa. Le indicazioni di questo rapporto sono già urgenti, data la situazione economica in cui siamo oggi. Sono diventate ancora più urgenti dopo le elezioni negli Stati Uniti. Non c'è alcun dubbio che la presidenza Trump farà grande differenza nelle relazioni tra gli Stati Uniti e l'Europa. Non necessariamente tutta in senso negativo, ma certamente noi dovremmo prenderne atto. Dal punto di vista del rilancio della competitività in Europa, un paio di cose vengono in mente". Anzitutto, prevede, "questa Amministrazione sicuramente darà grande impulso al settore tecnologico, al cosiddetto hi-tech, dove noi siamo già molto indietro".  

Si tratta, sottolinea Draghi, del "settore trainante della produttività. Già ora la differenza della produttività tra gli Stati Uniti e l'Europa è molto ampia, quindi noi dovremmo agire e gran parte delle indicazioni del rapporto vanno proprio solo su questo tema. L'altro esempio è che sicuramente si sanno poche cose di quello che succederà esattamente, ma una sembra più sicura delle altre, e cioè che Donald Trump tanto impulso darà nei settori innovativi e tanto proteggerà le industrie tradizionali, che sono proprio le industrie dove noi esportiamo di più negli Stati Uniti. E quindi - conclude - lì dovremo negoziare con l'alleato americano, con uno spirito unitario, in maniera tale da proteggere anche i nostri produttori europei". 

Quanto all'investimento in difesa, arrivare ad una spesa pari al 2% del Pil, come chiede la Nato, rispettando il patto di stabilità "è possibile", sostiene Draghi. "Bisognerà prendere tutta una serie di decisioni - aggiunge - è inutile dire se è possibile o meno. Oggi bisogna decidere cosa fare, perché questa è la nuova situazione. I soldi poi si trovano", conclude.  

Con l'elezione di Trump negli Usa, da questa parte dell'Atlantico "ci sono grandi cambiamenti in vista" e "quello che l'Europa non può più fare è posporre le decisioni", ribadisce l'ex presidente del Consiglio.  

"In tutti questi anni - sottolinea - si sono posposte tante decisioni importanti, perché aspettavamo il consenso. Il consenso non è venuto: è arrivato solo uno sviluppo più basso, una crescita minore, oggi una stagnazione". 

"Quindi, a questo punto, forse, io mi auguro che ritroveremo uno spirito unitario con cui riusciremo a trarre il meglio da questi grandi cambiamenti". Andare "in ordine sparso" non funziona, perché "siamo troppo piccoli, non si va da nessuna parte", conclude Draghi.  

(Adnkronos) –
Mario Draghi dopo la vittoria alle elezioni americane di Donald Trump mette in guardia l’Ue. Alla Casa Bianca Trump darà sicuramente “grande impulso” al settore dell’alta tecnologia, nel quale l’Ue è già “molto indietro”, e contemporaneamente “proteggerà” l’industria tradizionale, quei settori nei quali l’Unione esporta di più negli States. Pertanto, occorrerà “negoziare” con Washington, in modo unitario. Lo ha sottolineato l’ex presidente della Bce Mario Draghi, prima di presentare il suo rapporto sulla competitività dell’Ue ai leader riuniti allo stadio Puskas di Budapest.  

Oggi, ha detto l’ex premier, “si parlerà del rapporto sulla competitività in Europa. Le indicazioni di questo rapporto sono già urgenti, data la situazione economica in cui siamo oggi. Sono diventate ancora più urgenti dopo le elezioni negli Stati Uniti. Non c’è alcun dubbio che la presidenza Trump farà grande differenza nelle relazioni tra gli Stati Uniti e l’Europa. Non necessariamente tutta in senso negativo, ma certamente noi dovremmo prenderne atto. Dal punto di vista del rilancio della competitività in Europa, un paio di cose vengono in mente”. Anzitutto, prevede, “questa Amministrazione sicuramente darà grande impulso al settore tecnologico, al cosiddetto hi-tech, dove noi siamo già molto indietro”.  

Si tratta, sottolinea Draghi, del “settore trainante della produttività. Già ora la differenza della produttività tra gli Stati Uniti e l’Europa è molto ampia, quindi noi dovremmo agire e gran parte delle indicazioni del rapporto vanno proprio solo su questo tema. L’altro esempio è che sicuramente si sanno poche cose di quello che succederà esattamente, ma una sembra più sicura delle altre, e cioè che Donald Trump tanto impulso darà nei settori innovativi e tanto proteggerà le industrie tradizionali, che sono proprio le industrie dove noi esportiamo di più negli Stati Uniti. E quindi – conclude – lì dovremo negoziare con l’alleato americano, con uno spirito unitario, in maniera tale da proteggere anche i nostri produttori europei”. 

Quanto all’investimento in difesa, arrivare ad una spesa pari al 2% del Pil, come chiede la Nato, rispettando il patto di stabilità “è possibile”, sostiene Draghi. “Bisognerà prendere tutta una serie di decisioni – aggiunge – è inutile dire se è possibile o meno. Oggi bisogna decidere cosa fare, perché questa è la nuova situazione. I soldi poi si trovano”, conclude.  

Con l’elezione di Trump negli Usa, da questa parte dell’Atlantico “ci sono grandi cambiamenti in vista” e “quello che l’Europa non può più fare è posporre le decisioni”, ribadisce l’ex presidente del Consiglio.  

“In tutti questi anni – sottolinea – si sono posposte tante decisioni importanti, perché aspettavamo il consenso. Il consenso non è venuto: è arrivato solo uno sviluppo più basso, una crescita minore, oggi una stagnazione”. 

“Quindi, a questo punto, forse, io mi auguro che ritroveremo uno spirito unitario con cui riusciremo a trarre il meglio da questi grandi cambiamenti”. Andare “in ordine sparso” non funziona, perché “siamo troppo piccoli, non si va da nessuna parte”, conclude Draghi.  

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