L’ufficio postale di un paesino di poche centinaia di anime ‘base’ di una truffa da 1,2 milioni di euro. E’ quanto raccontano i fascicoli processuali tornati ieri nelle aule del tribunale di Spoleto. Il paese in questione è Piedipaterno, frazione del comune di Vallo di Nera. Sul banco degli imputati ci sono 5 persone, tra cui l’allora direttrice e unica dipendente dell’ufficio, accusate a vario titolo di associazione a delinquere e peculato. Stando al quadro accusatorio tra la fine del 2004 e l’inizio del 2005 avrebbero messo in piedi un meccanismo di raggiro piuttosto complesso, partendo da assegni bancari falsi o privi di fondi che avrebbero trasformato in assegni circolari senza attendere le dovute verifiche sulla copertura, per poi incassarli in contanti o girarli su libretti di risparmio aperti ad hoc.
Le indagini, iniziate quasi per caso in seguito ad una serie di intercettazioni telefoniche effettuate dalla Mobile di Rieti per altre vicende, avevano portato al rinvio a giudizio di ben 21 persone, 16 delle quali uscite poi dal processo per avvenuta prescrizione del reato di truffa. Per i rimanenti il Pubblico Ministero Gennaro Iannarone aveva contestato il reato di peculato ad integrazione del precedente capo di imputazione, con conseguente allungamento dei termini della prescrizione.
Nell’ultima udienza di fronte al collegio penale composto dai giudici Bellina (presidente), Laudenzi e Anibaldi, è stato escusso l’ispettore delle Poste che effettuò l’indagine interna sui presunti illeciti. La sua relazione, che il collegio ha acquisito nonostante l’opposizione delle difese poiché si tratta di una indagine svolta da un organismo privato, avrebbe confermato un ammanco di oltre un milione di euro. Nella prossima udienza, prevista per il 23 aprile, si procederà all’esame degli imputati (qualora questi acconsentano) e dei testimoni delle difese.
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