La polizia di Città di Castello, coordinata dall'ispettore Maurizio Alessandrini, ha denunciato un tifernate di 56anni, B. R., per i reati di truffa, appropriazione indebita e falsità in scrittura privata. L'uomo avrebbe infatti venduto delle opere del maestro Alberto Burri, caro alla popolazione di Città di Castello, e non solo, per conto di una casa d'aste di Arezzo, senza però versare mai il ricavato.
La vicenda non è tuttavia nuova: risalgono infatti già a due anni fa i primi tentativi del 56enne tifernate di frodare la casa d'aste. La denuncia da parte del commissariato è però partita in questi giorni. L'uomo avrebbe dunque contattato la casa d'aste aretina, incontrandone il responsabile. Tramite un semplice accordo verbale i due avrebbero deciso che il 56enne avrebbe potuto vendere sul mercato sei opere del maestro Burri, versando poi una percentuale del ricavato nelle casse della casa d'aste. B. R. riesce a guadagnare dalla vendita 7 mila euro, che non verranno mai ripartiti con l'istituto. Dopo due anni da Arezzo parte la segnalazione al commissariato di polizia, ma il tifernate fornisce una versione differente. Ora gli agenti stanno indagando sui movimenti bancari di B. R. cercando di venire a capo all'intricata faccenda, complicata dal fatto che a carico del 56enne non c'è alcun contratto scritto, ma solo un accordo verbale, con la casa d'aste. (Ale. Chi.)
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