Trielina nell'acqua di Case Bruciate. Scatta l'ordinanza, divieto di utilizzo e stop ai pozzi - Tuttoggi.info

Trielina nell'acqua di Case Bruciate. Scatta l'ordinanza, divieto di utilizzo e stop ai pozzi

Redazione

Trielina nell'acqua di Case Bruciate. Scatta l'ordinanza, divieto di utilizzo e stop ai pozzi

Mar, 04/12/2012 - 14:37

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Ancora una volta il Comune di Perugia, a seguito di una specifica richiesta del Servizio di Igiene e Sanità Pubblica della USL n. 2 di Perugia, è dovuto intervenire con apposita ordinanza sindacale per vietare l’'utilizzo a scopo idropotabile dell’'acqua proveniente da alcuni pozzi privati ubicati in una zona nella quale l’' Arpa ha riscontrato la presenza di acque sotterranee contaminate da composti organo-clorurati.

Questa volta, l’'area interessata, fortunatamente di dimensioni piuttosto limitate, è ubicata nella zona di Case Bruciate, sul versante occidentale del colle di Monte Morcino, ovvero all'’interno di un quartiere residenziale ad alta densità abitativa.

Stop ai pozzi – A scopo cautelativo per la salute pubblica ed al fine di evitare che il rischio possa estendersi ad altre porzioni dell’'acquifero attualmente non contaminate, l’'ordinanza ha inoltre previsto nell’'area in questione anche il divieto di perforazione di nuovi pozzi per acqua, a qualunque uso destinata.

Trielina nella rete imbrifera – In base ai rilievi effettuati dall’' Arpa, la contaminazione delle acque sotterranee nell’'area di Case Bruciate è legata alla presenza principalmente di Tetracloroetilene e, in misura minore, di Tricloroetilene, commercialmente conosciuto come “trielina”. Altamente tossici e potenzialmente cancerogeni, questi prodotti e tutte le sostanze che li contengono, sono classificati dalla normativa vigente come “rifiuti pericolosi” la cui gestione richiede il rispetto di procedure specifiche e che comunque non devono assolutamente essere smaltiti in fognatura proprio per evitare il rischio di inquinamento delle falde acquifere.

Contaminazione industriale – “E'’ importante sottolineare che la presenza di questi prodotti nell’' ambiente, spiega l'assessore Lorena Pesaresi in una nota, non è mai legata a fenomeni naturali ma è un tipico indicatore di contaminazione industriale, conseguente all’adozione di pratiche non corrette quali lo scarico di tali solventi in pozzi perdenti o direttamente nella rete fognaria”. “Come già successo in passato in altre zone del nostro territorio comunale quali San Martino in Campo, Santa Sabina e Balanzano, anche l'’inquinamento della falda acquifera sotterranea di Case Bruciate è la conseguenza diretta del mancato rispetto delle norme relative allo smaltimento dei rifiuti da parte di titolari di attività artigianali o industriali che, mostrando un marcato disinteresse per la tutela dell’ambiente e, soprattutto, per la salvaguardia della salute dei cittadini, consapevolmente adottano metodi illeciti per lo smaltimento delle sostanze pericolose utilizzate nelle proprie attività. Come sempre accade, il danno ambientale causato da comportamenti individuali scorretti va comunque a gravare sull'’intera collettività, ledendone prima di tutto il diritto di godere di un ambiente sano, protetto e sicuro. Non essendo possibile individuare i soggetti responsabili della contaminazione, la bonifica ed il risanamento dei corpi idrici contaminati che comunque richiederà tempi lunghi di parecchi anni, rimarrà a carico delle istituzioni pubbliche con conseguente aggravio di costi per l’'intera comunità””.

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