Trentini l'ultimo caso, nel mondo oltre 2.000 italiani detenuti - Tuttoggi.info

Trentini l’ultimo caso, nel mondo oltre 2.000 italiani detenuti

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Trentini l’ultimo caso, nel mondo oltre 2.000 italiani detenuti

Sab, 18/01/2025 - 20:03

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(Adnkronos) - Alberto Trentini, l'operatore umanitario veneziano arrestato in Venezuela lo scorso 15 novembre è solo l'ultimo caso venuto alla ribalta. Ma in tutto il pianeta sono oltre duemila gli italiani detenuti all'estero. Per l'esattezza 2.182, secondo i dati della Farnesina riferiti al 2023. La maggior parte (1.650) sono incarcerati nei paesi Ue, altri 244 nell'Europa extra Ue, mentre sono 166 i connazionali detenuti nelle Americhe. Un numero importante di persone (con più di 900 in attesa di giudizio) finiti dietro le sbarre per i motivi più diversi e delle cui storie si sa poco o niente. Sono "prigionieri del silenzio" come li definisce Katia Anedda, a capo dell'omonima associazione da lei fondata.  

"Confido nel lavoro delle istituzioni per il caso Trentini. La Farnesina, del resto, si è già mobilitata. In queste situazioni il problema è sempre lo stesso: la poca trasparenza negli Stati, specie quelli extraeuropei, che non aiuta", dice all'Adnkronos Katia Anedda. "Le stesse famiglie - aggiunge - ricevono poche informazioni. Ci sono connazionali che sono da anni in prigione all’estero, dimenticati... Alcuni colpevoli solo di cose ridicole ed è assurdo che venga permesso di violare i loro diritti fondamentali. Situazioni su cui regna il silenzio".  

(Adnkronos) – Alberto Trentini, l’operatore umanitario veneziano arrestato in Venezuela lo scorso 15 novembre è solo l’ultimo caso venuto alla ribalta. Ma in tutto il pianeta sono oltre duemila gli italiani detenuti all’estero. Per l’esattezza 2.182, secondo i dati della Farnesina riferiti al 2023. La maggior parte (1.650) sono incarcerati nei paesi Ue, altri 244 nell’Europa extra Ue, mentre sono 166 i connazionali detenuti nelle Americhe. Un numero importante di persone (con più di 900 in attesa di giudizio) finiti dietro le sbarre per i motivi più diversi e delle cui storie si sa poco o niente. Sono “prigionieri del silenzio” come li definisce Katia Anedda, a capo dell’omonima associazione da lei fondata.  

“Confido nel lavoro delle istituzioni per il caso Trentini. La Farnesina, del resto, si è già mobilitata. In queste situazioni il problema è sempre lo stesso: la poca trasparenza negli Stati, specie quelli extraeuropei, che non aiuta”, dice all’Adnkronos Katia Anedda. “Le stesse famiglie – aggiunge – ricevono poche informazioni. Ci sono connazionali che sono da anni in prigione all’estero, dimenticati… Alcuni colpevoli solo di cose ridicole ed è assurdo che venga permesso di violare i loro diritti fondamentali. Situazioni su cui regna il silenzio”.  

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