“Chiedono aiuto non perché riconoscono il loro comportamento violento ma perché temono di perdere la compagna. Religiosi, attratti dalle armi, attenti al proprio corpo i tratti che hanno in comune. Ma non c’è un identikit preciso: i comportamenti violenti sono trasversali a tutte le classi sociali e le 19 persone che abbiamo avuto in carico sono tutti insospettabili”
Tre anni di attività dello sportello di ascolto per autori di maltrattamenti “Margot Net”, il primo nato in Umbria dall’impegno dell’associazione Libertas Margot, diciannove uomini seguiti, un’esperienza che permette una riflessione meno estemporanea sulle dinamiche che inducono gli uomini ad adottare comportamenti violenti nei confronti delle donne.
“Le riflessioni che possiamo delineare in questi tre anni di sportello di ascolto per uomini che agiscono violenza sono le seguenti: abbiamo avuto molte richieste e molti uomini giovani hanno usufruito di questo spazio di ascolto. Gli uomini sono tutti insospettabili, incensurati, con diversi livelli di cultura ma comunque con un livello di scolarizzazione medio-alta. Praticano lavori diversi, alcuni sono benestanti: non è possibile dunque disegnare l’identikit dell’uomo violento perché la violenza è trasversale e può interessare persone di ogni classe sociale. Per problemi legati alla vastità del territorio umbro e poichè le richieste di aiuto non venivano tutte dal capoluogo è stato impossibile effettuare un lavoro di gruppo con gli utenti che si sono rivolti a noi. Ma abbiamo fatto colloqui individuali psicologici con un apporto giuridico che ha permesso a questi uomini di capire esattamente cosa è lecito e cosa non lo sia davanti al codice civile e penale.
Aspetti psicologici. Per quanto riguarda l’aspetto psicologico che è emerso dai colloqui si è evidenziato come un grande numero di questi uomini (più del 50%) visti in tre anni erano affascinati dalle armi anche se non lo possedevano e avrebbero voluto fare un lavoro per il quale è previsto l’uso delle armi (poliziotto, carabiniere, guardia giurata etc). Durante i colloqui molti di loro hanno dichiarato di aver provato ad entrare in Polizia o far carriera nell’esercito. Uno di questi perfino, più volte, ha raccontato di collezionare oggetti dell’arma dei Carabinieri.
Un altro aspetto che è emerso nel lavoro con gli uomini seguiti in questi tre anni, è la forte religiosità: la fede o, comunque la speranza che esista qualcosa di più grande, di esterno a cui appellarsi per fermare i comportamenti violenti o, comunque, regolare la relazione affettiva. La difficoltà di guardarsi dentro è evidente.
Gli uomini che si sono rivolti allo sportello hanno tentato, invano, alcune volte di sbilanciare la comunicazione escludendo la parte femminile e psicologica – la psicologa responsabile dello sportello, è la dottoressa Lucia Magionami – per far alleanza con l’avvocato, l’avvocato Emanuele Florindi. Hanno cioè tentato di eludere il lavoro psicologico sul loro comportamento, sulle loro responsabilità per tentare di concentrarsi sulle informazioni di carattere giuridico, ritenendo più importante tentare di capire se incorressero in comportamenti a rischio di denuncia piuttosto che fare un riflessione interiore.
Motivazioni La paura di perdere la loro compagna è stata la motivazione più efficace al loro cambiamento. Tre di questi uomini dopo un percorso di circa un anno hanno deciso di fare psicoterapia personale e attualmente sono seguiti o da professionisti privati o dal servizio sanitario.”
“Metodologia Al termine di questo percorso di durata tre anni sentiamo l’esigenza di cambiare metodologia lavorativa, dal momento che non siamo stati in grado di formare un gruppo di uomini. Inoltre la gratuità del servizio ci ha fatto riflettere che a volte non ha dato il giusto valore al lavoro. Va ricordato che l’impiego del denaro che ciascuno di noi fa, rientra nelle competenze decisionali legate ad aspetti psicologici che motivano l’importanza di dove e come lo impieghiamo. Per questo, perché il numero degli uomini seguiti è ormai consistente e non è più possibile svolgere l’attività come pure volontariato, l’associazione modificherà il servizio. Abbiamo ipotizzato che i colloqui con le due figure professionali saranno disgiunti, ottenendo così che il soggetto faccia due percorsi paralleli, ma sempre con un interscambio di informazioni. Il servizio non sarà più gratuito ma l’associazione lo affida ai due professionisti che praticheranno tariffe calmierate per chi arriverà a loro tramite l’associazione.
Il modello così ipotizzato sarà flessibile poiché ogni individuo che si rivolgerà al nostro servizio Margot Net può decidere se usufruire di uno o di entrambi i servizi. I professionisti di Margot Net restano a disponibili a lavorare in rete con altri esperti che seguono il caso preso in carico.”
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