Il Consorzio altotiberino non si è aggiudicato il concorso per la gestione, dal 10 gennaio 2022 non si occuperà più del trasporto pubblico degli scolari di Città di Castello e San Giustino "Duro colpo per economia locale"
Dopo 34 anni di onorato servizio, dal prossimo 10 gennaio 2022, il Carat (Consorzio Autonoleggiatori Riuniti Alto Tevere) non si occuperà più del trasporto pubblico scolastico a Città di Castello e San Giustino.
Lo scorso 30 dicembre, infatti, si è conclusa la procedura per la selezione dell’operatore economico che gestirà il servizio per i due Comuni altotiberini, con l’aggiudicazione provvisoria ad un’azienda di Frosinone.
Carat “Grazie a tutti e…arrivederci”
“E’ chiaramente un esito che ci addolora, – fanno sapere dal Carat – ma vorremmo ringraziare le famiglie che nel tempo ci hanno dato fiducia, affidandoci il loro bene più prezioso, i propri figli. Una storia lunga che ha visto due generazioni di imprenditori trasportare quasi tre generazioni di cittadini. In alcuni casi ci è capitato di trasportare anche nonni e genitori. Sono legami indissolubili che ci hanno permesso di sviluppare modalità di servizio con le quali abbiamo partecipato e vinto in altri Comuni, in cui continueremo a portare avanti e a sviluppare questo patrimonio”.
“Questo non è un addio ma un arrivederci, – aggiungono – i servizi pubblici sono giustamente oggetto di una concorrenza volta al miglioramento costante dell’efficienza degli stessi, l’importante è che gli standard qualitativi possano sempre migliorare a favore degli utenti. Noi continueremo ad operare in attesa che possa tornare ad essere conteso il servizio, che ci ha visto nascere e svilupparci, ed allora ci rincontreremo”.
Lega “Danno a economia locale”
“Di certo non un buon inizio anno per le nostre imprese del settore – affermano i consiglieri regionali della Lega Manuela Puletti, Valerio Mancini e il consigliere comunale di San Giustino Corrado Belloni che, insieme all’On. Riccardo Augusto Marchetti si sono più volte occupati della questione – di fatto oltre 2 milioni di euro per le tre annualità previste dall’affido non rimarranno più nelle casse delle imprese dell’Alto Tevere, causando così un danno a economia locale e lavoratori. Pur riconoscendo piena legittimità alla gara di affidamento, siamo rammaricati che imprese locali con più di 30 associati verranno sostituite dall’azienda di Frosinone vincitrice della gara“.
“Resta l’amarezza – proseguono i leghisti – di dover fare a meno del servizio di un’azienda che ha sempre lavorato con estrema professionalità per i nostri ragazzi, con puntualità e sicurezza. Ci domandiamo cosa pensano nel merito i sindaci di Castello e San Giustino e se sono pronti a sostenere i lavoratori qualora siano in difficoltà. Ancora una volta esprimiamo pieno sostegno a chi ha perso un’opportunità di lavoro nel Comune tifernate. Intanto Mancini fa sapere di aver già depositato una richiesta di accesso agli atti in merito alla gara e richiesto una seduta di commissione sullo stesso argomento.
Lignani “Cattiva gestione da parte dell’Amministrazione comunale”
Si tratta di “un duro colpo all’economia locale” anche per il capogruppo di Civica Castello Andrea Lignani Marchesani, per il quale “è inequivocabile la cattiva gestione da parte dell’Amministrazione comunale, che ha impiegato più di due anni per fare chiarezza e che produce non pochi problemi alla nostra Comunità, con evidenti difficoltà su famiglie e imprese che hanno anche investito in mezzi per trovarsi in mano un pugno di mosche. Tutto questo stride non poco con i proclami di campagna elettorale e sulle prospettive di rilancio economico affermate nei giorni scorsi come programma del 2022″.
“Non entriamo ovviamente nel merito della gara – aggiunge Lignani – che ha avuto un iter velocissimo, solo 6 giorni dalla scadenza delle domande ma è ovvio che il risultato crea non pochi problemi al tessuto economico locale. Sorgono ovviamente interrogativi non solo sull’entità dei ribassi proposti, su cui saranno fatte le dovute verifiche dagli uffici comunali, ma sui parametri della procedura, che evidentemente davano all’offerta economica la preponderanza se non l’esclusiva dei criteri di valutazione”.