Nei prossimi giorni la Funzione Pubblica della Cgil potrebbe presentare una denuncia a carico della Croce Rossa Italiana in relazione alla vicenda del rinnovo della convenzione di trasporto non rinnovata con la Usl2. Lo ha annunciato oggi il segretario regionale di FP Cgil Sanità, Enzo Turchi, nel corso della conferenza stampa convocata dal sindacato.
Secondo quanto riferito dagli esponenti del sindacato, nei primi mesi dell’anno con una decisione unilaterale la Cri – che in Umbria gestisce il trasporto sanitario per le Usl n. 1, 2, 3, 4 e per l’Azienda Ospedaliera di Perugia – ha disdetto la convenzione con la Usl2 noncurante delle ricadute dei lavoratori. “Dopo un mese di mobilitazione ed il presidio giornaliero presso la sede regionale della Rai, i lavoratori sembravano essere riusciti a risolvere la situazione, ma nonostante la chiusura della vertenza non è ancora dato di sapere il contenuto degli accordi tra Croce Rossa e Usl2”, ha detto la Cgil.
“Alla fine di ogni vertenza – ha spiegato Turchi – generalmente, la controparte convoca gli interessati e comunica ciò che ha deciso. Nonostante le sollecitazioni di lavoratori e sindacato, però, la Cri si ostina a fare orecchie da mercante. Non solo non siamo in grado di valutare il contenuto dell’accordo – ha proseguito Turchi – ma stando a quanto ci dicono i lavoratori, nel corso di questi ultimi mesi, la situazione sarebbe addirittura peggiorata: pare, infatti, che alcuni dipendenti siano costretti a sottoscrivere contratti di lavoro di durata quindicinale. Non si può andare avanti in questo modo, non si può immaginare di mandare avanti il servizio facendo leva su precariato e volontari”.
Secondo Fabio Stivala, i dipendenti a termine di Cri che sono “doppiamente precari: perché legati ad un contratto a termine e perché agganciati alle convenzioni della Croce Rossa”.
Turchi ha annunciato che la Cgil avrà a breve “un incontro con la giunta regionale e in quella sede proporremo ancora una volta l’internalizzazione del servizio. Siamo convinti che occorra garantire stabilità al lavoro (che ha necessità di grande professionalità, tranquillità e massima sicurezza) e stabilità ai lavoratori che ormai da troppi anni subiscono una precarietà che significa riduzione di diritti di tutele e instabilità della propria qualità della vita”.