Tragico anninversario, oggi, per la comunità folignate: esattamente il sette agosto del 1993 per mano di Luigi Chiatti, autodefinitosi ‘mostro di Foligno’ veniva ucciso il piccolo Lorenzo Paolucci, di appena tredici anni. Seviziato nella villetta di famiglia del giovane geometra, nella piccola frazione montana di Casale, che oggi gli rende omaggio con una solenne Messa in suffragio alle 21 nella chiesetta del paese. Solo dieci mesi prima, nel 1992 Luigi Chiatti aveva rapito, violentato e ucciso Simone Allegretti, un bambino di soli quattro anni, fatto poi ritrovare dallo stesso omicida nella strada tra Scopoli e Casale, dopo aver lasciato un messaggio in una cabina telefonica pubblica. Una storia che sconvolse non solo Foligno, ma l’Italia intera. Un caso divenuto poi tristemente noto a livello mondiale.
Oggi ‘il mostro di Foligno’ non è più in carcere, avendo ormai scontato la sua pena, ma vive in Sardegna, in una Residenza per l’esecuzione della misura di sicurezza sanitaria a Capoterra, in provincia di Cagliari. Ufficialmente è fuori dalla cella già dal settembre del 2015, ma trattenuto nell’apposita struttura protetta, essendo considerato a tutti gli effetti, come soggetto socialmente pericoloso. Dopotutto, fu lui stesso a dire che una volta in libertà avrebbe potuto rifare cose orribili. Resterà nella Rems sino a quando sarà ritenuto socialmente pericoloso, attraverso valutazioni periodiche.
Mostro di Foligno, Luigi Chiatti dal carcere alla Rems in Sardegna
E’ una delle pagine più brutte della storia cittadina, la gente ancora preferisce non parlarne, anzi vuole dimenticare il passato, vuole cancellare quell’orribile periodo e lasciarlo cadere nell’oblio. Troppa la paura, troppe le sofferenze, troppo infamante il marchio sulla città. Combatte ancora Luciano Paolucci, coraggioso padre di Lorenzo, che non ha mai smesso di lottare per ottenere giustizia e verità. Ha fondato un’associazione per la tutela e la promozione dei diritti dell’infanzia e dei minori vittime di abusi, chiedendo ed in parte ottenendo, leggi più giuste e severe.
Luciano Paolucci ha perdonato il carnefice di suo figlio, comprendendo la sua storia di bambino abbandonato e abusato, anzi si è messo persino a disposizione degli esperti in materia per poter portare il suo contributo. Oggi Lorenzo avrebbe avuto 37 anni, il suo sogno era quello di fare l’ingegnere, ma la sua vita è stata portata via da un mostro, mentre il tredicenne trascorreva le vacanze a casa dei nonni materni nel borgo di Casale. Una grande famiglia, dove tutti si sentivano al sicuro, senza poterpensare a quel ragazzo, figlio adottivo di un conosciutissimo medico folignate e di una stimata maestra.
Dopo gli omicidi, Chiatti fu presto individuato, anche perchè indizi e prove schiaccianti portavano alla sua villetta. Il raptus di follia gli scattò dopo essere stato battuto a carte dal povero Lorenzo. Inoltre ‘il mostro’ non sopportava il fatto che Paolucci fosse amico di tutti. Ammise in seguito, che Lorenzo gli piaceva, e che per questo lo aveva invitato a casa col prestesto di giocare. Chiatti, nel momento dell a follia, lo colpì con un forchettone da cucina e cercò poi di occultare il cadavere in una scarpata vicina all’abitazione, in cima al paese. Nella notte però crollò e confessò agli inquirenti anche l’omicidio di Simone Allegretti.
Al processo in Corte d’Assise di Perugia, alla presenza dei genitori delle piccole vittime, raccontò ogni particolare dei due omicidi, ammettendo la sua omosessualità e la sua forte attrazione per i minori. Venne condannato a ben due ergastoli, il 28 dicembre del 1994, poi però, il 10 aprile del 1996, la Corte d’Assise d’Appello di Perugia ne riconobbe la seminfermità mentale riducendo la pena dell’uomo a complessivi trent’anni. Il 4 marzo 1997 la Cassazione confermò la sentenza, aggiungendo che avrebbe dovuto subire un ricovero forzato, di almeno tre anni, in una casa di cura. E dunque tra un anno, il caso tornerà a riaprirsi.
In questi anni purtroppo, nè una via nè un luogo pubblico della città è stato dedicato alla memoria di queste due povere vittime innocenti. La città non vuole ricordare, ed è giustissimo, ma onorare la memoria è – o almeno dovrebbe essere – giusto e doveroso.