Categorie: Cronaca Umbria | Italia | Mondo

Tragedia di Perugia, vite appese ad un filo / Espianto degli organi per Bazzurri / AGGIORNAMENTI

Aggiornamento 17.40

I familiari di Riccardo Bazzurri, non si sono opposti alla richiesta di donazione degli organi del 32enne carrozziere. Le procedure potranno essere avviate solo dopo che i sanitari avranno ufficializzato la morte, ovvero a sei ore di distanza dall’inizio delle operazioni di accertamento. Dopo le 20 di questa sera inizieranno le verifiche degli organi che potranno essere espiantati dall’equipe chirurgica del Santa Maria della Misericoria. A dare notizia della donazione attraverso l’ufficio stampa dell’Azienda Ospedaliera di Perugia, la responsabile del Centro regionale trapianti Dottoressa Tiziana Garzilli.

Aggiornamento 15.43

Riccardo Bazzurri è clinicamante morto. Il reparto di Rianimazione del Santa Maria della Misericordia di Perugia comunica che alle ore 15 sono iniziate le operazioni di accertamento di morte del paziente sottoposto ad intervento chirurgico alla testa nel pomeriggio di  ieri. I sanitari hanno dato notizia di tale attività ai genitori dell’uomo e alla Direzione Sanitaria dell’Azienda Ospedaliera di Perugia.I familiari si dono riservati di autorizzare l’espianto degli organi.

Aggiornato ore 14.40

Ore di angoscia per tre vite appese ad filo e l’attesa in tarda mattinata del nuovo bollettino medico del bimbo rimasto vittima della furia del suo papà. Questa è la mattinata di Perugia che si è svegliata con le immagini delle tragedia ancora impresse negli occhi. Il cardinale Bassetti e il sindaco Romizi sono in visita al Santa Maria della Misericordia dove sono ricoverati i tre adulti coinvolti nella drammatica vicenda: il padre che ha tentato la strage e poi il suicidio, la sua ex compagna e l’amica che si è imbattuta nella lite. Il bimbo di due anni è invece ricoverato al Meyer di Firenze.

La tragedia. Una madre che stringe il suo bambino mentre il padre spara ad entrambi. Il destino coinvolge anche un’amica nell’esecuzione il cui autore immagina un finale senza sopravvissuti. La follia va in scena in strada, davanti ad un alimentari. La domenica di provincia che si bagna di sangue. Tre vite appese ad un filo. E ancora una volta dietro un simile massacro un uomo che pensa “se non sarai mia non sarai più di nessuno”. Alle spalle di quanto accaduto ieri mattina in via del Mandorlo a Ponte Valleceppi c’è un copione troppo familiare. Un rapporto iniziato da giovanissimi e la nascita del bimbo, che oggi ha due anni. Poi la fine della relazione lo scorso settembre e l’inizio di un travaglio fatto di liti e incomprensioni.

Il padre di una delle vittime.  “Mia figlia la ragazza più bella del mondo ora è all’ospedale con un buco in faccia”. Chi parla è Marco Toni, padre di Ilaria, la 34enne ferita al volto da uno dei colpi esplosi da Riccardo Bazzurri, ieri mattina a Ponte Valleceppi. E poi il racconto del padre che questa mattina ha parlato con la stampa nei corridoi del Santa Maria della Misericordia di Perugia, prosegue: “Mia figlia ha sempre avuto un atteggiamento protettivo verso quella che considerava una sorellina ed il suo bambino”. I parenti del carrozziere 32enne, anche lui ricoverato a Perugia, come Ilaria la sua ex compagna, scelgono di non farsi avvicinare e preferiscono il silenzio.

Sequestrato anche un fucile a pompa. Quello di tornare con l’ex non era più nemmeno un desiderio ma un’ossessione. Questo trapela da indiscrezioni degli inquirenti che in queste ore stanno lavorando a 360 gradi per ricostruire quanto possibile della vita dell’autore della tentata strage di Ponte Valleceppi. Intanti i carabinieri nella casa del 32enne hanno sequestrato un fucile a pompo anche questo regolarmente detenuto per l’attività sportiva di tiro al bersaglio. La stessa per la quale aveva il porto d’armi e la Beretta calibro 9 con la quale ha aperto il fuoco domenica mattina. Dagli accertamenti sono emersi alcuni screzi, comunque mai denunciati, tra i due ragazzi, relativi anche al mantenimento del figlio. Anche se la donna non lo avrebbe mai denunciato proprio perché lo reputava un “buon padre” e si prendeva molta cura del bambino. Ora i due genitori lottano tra la vita e la morte. Secondo i medici al momento le condizioni sono gravissime.

LE IMMAGINI – fotogallery

L’aggressore. Riccardo Bazzurri, 32 anni, carrozziere di Villa Pitignano tenta più volte di riavviare la relazione con Ilaria Abbate 24 anni, originaria di Napoli. Proprio la sera prima dell’esplosione della follia i due ragazzi si incontrano ad una sagra e litigano, lei si allontana e decide di tornare a casa, forse per lasciarsi alle spalle l’ennesimo brutto episodio.

La sequenza della follia. Domenica mattina intorno alle 10.00 Ilaria prende il suo bambino e da Ponte Felcino va sotto casa dell’amica, la 34enne ternana che lavora con lei e che vive a Ponte Valleceppi. Quando arriva forse trova già li Riccardo, o forse l’ex l’ha seguita dopo che lei non ha risposto alle sue chiamate. Iniziano a discutere. Intanto anche l’amica esce di casa, madre e figlio salgono sul sedile anteriore dell’auto della donna. L’amica fa per mettersi alla guida. A questo punto, secondo una prima sommaria ricostruzione, Riccardo estrae l’arma e spara, prima tre colpi, uno verso l’amica che la ferisce al volto e due verso verso madre e figlio (ci sarà poi da capire se entrambi i colpi sono andati a segno o se un’unica pallottola ha trafitto la donna e il bimbo). Poi l’uomo punta verso di sé la Beretta calibro nove e spara il quarto colpo. Così chiaramente la sequenza sonora dei colpi è stata avvertita dai vicini che sono stati i primi a dare l’allarme e ad affacciarsi su una simile tragedia. Corpi immersi nel sangue, tutti e quattro ancora vivi. Con flebile voce l’amica, quella in condizioni meno gravi, chiedeva aiuto.

LA CRONACA DELLA DOMENICA DI SANGUE

Le indagini. Il sostituto procuratore Manuela Comodi ha aperto un fascicolo per tentato omicidio plurimo e per porto d’armi abusivo a carico del carrozziere (la Beretta detenuta con porto d’armi ad uso sportivo certamente non poteva essere portata carica in strada). Così l’uomo è ufficialmente in stato di arresto e piantonato dai carabinieri del comando di Perugia che si occupano delle indagini, coordinati dal comandante provinciale Angelo Cuneo. E’ chiaro che tra le aggravanti potrebbe essere annoverata anche quella della premeditazione. Non si va per un tranquillo chiarimento con in tasca una Beretta carica. E infatti le uniche parole sul posto del magistrato sono state “voleva di sicuro uccidere”.

GLI INQUIRENTI SUL POSTO – il luogo della tragedia e le testimonianze – IL VIDEO 

Le condizioni del bimbo. E’ sempre in “prognosi strettamente riservata”, il bambino di 2 anni. Il piccolo, raggiunto alla testa da un colpo di pistola,è ricoverato nel reparto di rianimazione dell’ospedale pediatrico Meyer di Firenze, dove è stato trasferito poche ore dopo il suo ferimento. Le sue condizioni ieri erano state definite “molto, molto gravi” dai sanitari fiorentini. Per la tarda mattinata di oggi dovrebbe essere emesso un nuovo bollettino dei medici.

Padre e madre. Sono stabili ma ancora molto gravi le condizioni del carrozziere. Stesso quadro per la ex convivente dell’uomo. Entrambi sono ricoverati con riserva di prognosi nel reparto di rianimazione dell’ospedale perugino, come riferisce lo stesso ufficio stampa.

L’amica. Ricoverata invece in condizioni molto meno gravi nel reparto di otorinolaringoiatria, l’amica della donna ferita, raggiunta alla mascella da uno dei colpi di pistola. Secondo il direttore del reparto Giampietro Ricci, la paziente “non avrà conseguenze né sotto il profilo estetico né per quello funzionale”. Potrebbe essere dimessa nel giro di sei, sette giorni. La donna, stamani,ha ricevuto la visita del sindaco di Perugia, Andrea Romizi.

Le parole del CARDINALE BASSETTI 

Anche il sindaco di Perugia Andrea Romizi questa mattina si è recato in ospedale “Da parte dell’amministrazione esprimiamo profondo dolore, sentimenti di vicinanza per le persone coinvolte e per le famiglie, sgomento per quanto accaduto. Siamo davanti a una vicenda che deve far riflettere tutti. Il malessere di un gruppo, anche se piccolo, ci deve interessare. Ci sono preoccupanti segnali di disgregazione sociale, di difficoltà di rapporti, di crisi dei nuclei familiari che non possiamo ignorare. Ci sono d’altro canto anche i tratti forti di una comunità che si fa sentire e vedere, che partecipa, che si sente coinvolta. E’ il sentimento diffuso in tutta la città. Sono valori importanti da difendere e da far crescere”.