“Il ponte si farà; e se non basta il ponte faremo un tunnel, perché un buco mette sempre allegria!”; tunnel a parte (e annessa allegria), c’è molta analogia tra la celebre battuta del mancato politico Cetto La Qualunque e la gestione che i politici, questi veri, stanno tenendo in merito al prossimo rifacimento di tre ponti su cui sembrano aver a dir poco sonnecchiato.
Incuranti dei problemi che tali interventi creeranno a forze dell’ordine e di soccorso, a migliaia di automobilisti e non di meno all’economia del territorio.
La storia è presto detta: dopo la tragedia del Ponte Morandi il Governo ha stanziato diversi fondi in tutta Italia per sistemare i ponti, assegnando risorse anche alle Province.
E qui entra in ballo anche quella di Perugia che, per questa parte della Valle umbra sud, ne individua tre da sistemare: il ponte che “taglia in due” Castel Ritaldi, all’altezza della zona commerciale de La Bruna, uno a San Brizio di Spoleto (sempre lungo la SP451) e un terzo nel comune di Montefalco.
L’ente di Piazza Italia attiva correttamente la Conferenza dei servizi (non è chiaro chi abbia partecipato per i comuni; un dettaglio se sia compreso quanto discusso in conferenza e, soprattutto, se riferito correttamente ai superiori), annuncia le opere e da il via alla gara di appalto.
Le date parlano chiaro: ad agosto 2022 inizia l’iter per la progettazione alla presenza dei Comuni interessati, tre mesi dopo viene redatto un verbale inviato a tutti i soggetti. Insomma quello che i tecnici, più o meno accorti, avevano definito a novembre 2022 è stato compreso dalla politica solo sei mesi dopo.
La situazione più critica, anche perché sarà la prima opera ad essere avviata (tra una settimana esatta, il 19 giugno), è quella che riguarda la SP451 – arteria strategica per i collegamenti tra Spoleto e i comuni di Castel Ritaldi, Giano, Montefalco nonché per arrivare alla E45 – all’altezza de La Bruna di Castel Ritaldi, dove c’è appunto il ponte di Via della Repubblica.
Non fosse poi che questa è l’unica “via”, salvo percorrere veri e propri sterrati (come quello alle spalle di Castel San Giovanni) che in alcuni punti non hanno spazio sufficiente che per l’ingombro di una autovettura (forse un furgone).
Lo choc e relativo imbarazzo arriva alla vigilia dell’inizio dei lavori, quando gli abitanti scoprono che la Provincia non ha previsto alternative valide a evitare il blocco totale dell’arteria, né il Comune ha fatto sentire la propria voce: una poteva essere l’impiego di un ponte mobile, da più parti richiesto, magari ricorrendo al Genio pontieri dell’Esercito, che avrebbe avuto il suo costo ma risolto ogni problema.
Invece no, che vuoi che siano due o tre mesi…
E a chi domanda come faranno ambulanze, polizia, carabinieri, vigili del fuoco, costretti a giri tortuosi che porteranno via tempo mettendo a rischio la stessa tempestività degli interventi, la laconica risposta è stata “abbiamo informato il Prefetto”. Olè.
Il teatrino dell’assurdo (incluse scuse reciproche, scaricabarile e quant’altro) è andato in scena solo qualche giorno fa, in biblioteca comunale, alla presenza della sindaca di Castel Ritaldi, Elisa Sabbatini, e della presidente della Provincia, Stefania Proietti coi suoi tecnici collegati da remoto: di fronte ad una platea di attoniti cittadini le cui domande sono rimaste pressoché inevase.
Tutto da capire il ruolo dell’opposizione alla giunta municipale di centrodestra che, come Alice nel Paese delle meraviglie, passa da proclami di “guerra” all’inerzia più assoluta. Come la raccolta di firme per chiedere che almeno una corsia del ponte resti aperta con traffico leggero a senso alternato che sarebbe dovuta essere consegnata a Piazza Italia già lunedì scorso (5 giugno) ma di cui si sono perse le tracce (impossibile sapere anche quanti siano i firmatari).
Una richiesta/denuncia con poche possibilità di accoglimento perché da una parte i mezzi della ditta aggiudicataria superano i 5 metri di larghezza (praticamente 3/4i della carreggiata del ponte), dall’altra gli stessi tecnici fanno sapere che la struttura del ponte potrebbe non reggere il peso di questi insieme a quello del traffico veicolare, seppur a senso alternato.
Di far noleggiare alla impresa mezzi più piccoli neanche a parlarne, non ci sono le risorse. Così Castel Ritaldi dal 18 giugno e fino alla fine di agosto, sarà spaccata in due.
Con chi vive al là del ponte (verso Montefalco per intenderci) che potrà contare sugli esercizi commerciali; chi al di qua sulla farmacia, il forno, le Poste.
Una situazione kafkiana che ha portato l’ex sindaco di Castel Ritaldi, Andrea Reali, a pubblicare una vignetta dove si vedono un uomo e una donna che portano la spesa, fermi ai lati del ponte: “butta qua lo pane che te lancio ‘e medicine” dice lui; “ecco sta pronto” replica lei.
Post che ha avuto diversi like incluso quello di una consigliera comunale della maggioranza a Spoleto, indubbiamente ignara di quello che sta per capitare sul proprio territorio di competenza. Ma restiamo a Castel Ritaldi.
L’illuminato e riguardoso capitolato tecnico posto a base della gara aveva per la verità previsto una passerella pedonale, da realizzare alla destra del ponte, là dove il fosso si fa meno ripido (verrebbero realizzati dei gradini sulle sponde). Ma attraversando un corso d’acqua, il progetto necessita delle autorizzazioni di varie autorità, Sovrintendenza e Bonifica umbra in primis. La ditta non si è tirata indietro ma ha precisato che, se si vuol rispettare la data di inizio e fine cantiere, precisando che ad agosto sarà difficile reperire i materiali, le amministrazioni locali dovranno fare la loro parte (alias sollecitare) la pratica. Dal palazzo municipale le ultime vogliono che il 18 giugno si partirà; la passerella arriverà ad autorizzazioni rilasciate senza ipotizzare neanche una data. Evviva.
Nel frattempo è tutto da capire se una eventuale richiesta di intervento sanitario per chi abita al di là del ponte (verso Mercatello per capirci) sarà affidata alle ambulanze di Foligno o a quelle di Spoleto; idem per i Vigili del fuoco: da far impazzire il 112 regionale. Senza parlare di quali percorsi alternativi dovranno affrontare a Umbria Mobilità. Ah già, ma tanto c’è il Prefetto.
Le ripercussioni invece per l’economia sono già sicure, con gli abitanti del comprensorio che quasi sicuramente si vedranno costretti a emigrare verso Trevi per i propri acquisti. Che sindaco e giunta abbiano pensato a una riduzione delle tasse per commercianti e cittadini visto il disagio? Figurarsi. Una partita, quella del ponte, che rischia di costar caro alla sindaca Sabatini con le stesse forze di maggioranza che a microfoni puntualmente spenti, ammettono la serie di errori commessi. La prima cittadina Sabbatini, almeno apparentemente non se ne cura, l’importante era incassare il generoso mea culpa della Presidente Proietti così da avere salve le proprie responsabilità.
Se Castel Ritaldi piange, Spoleto non ride
Sarà dunque finito per settembre l’incubo per gli automobilisti della Sp451? Neanche a parlarne. Perché a seguire è previsto il rifacimento di un secondo ponte, questa volta all’altezza di San Brizio, qualche centinaio di metri dopo il semaforo che porta al caratteristico borgo spoletino.
Durata dei lavori stimata tra i 30 e i 45 giorni, in pieno avvio di anno scolastico. All’interno del palazzo spoletino non sembra che giunta e consiglio comunale ne siano ancora del tutto coscienti. Tanto c’è tempo.
E chissà che alla fine un tunnel non sia l’alternativa. Portando con sé tanta, tanta allegria.
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