Nell’anno del cinquecentesimo anniversario dalla morte di Raffaello Sanzi, segnato dall’emergenza Covid-19, Perugia ha riprende le celebrazioni per l’artista urbinate che proprio nel capoluogo umbro si è formato, nella bottega del Perugino.
La Fondazione CariPerugia Arte e l’Accademia di Belle Arti “Pietro Vannucci” vogliono rendere omaggio all’artista con la mostra “Raffaello in Umbria e la sua eredità in Accademia”, a Palazzo Baldeschi. Rinviata a causa dell’emergenza Covid-19, la mostra è stata aperta ufficialmente, dopo un’anteprima per la stampa e per gli ospiti.
Fra le manifestazioni riconosciute dal Comitato Nazionale “Raffaello in Umbria e la sua eredità in Accademia”, la mostra è parte del percorso “Perugia celebra Raffaello” e si inserisce nel più ricco programma di celebrazioni “Raffaello in Umbria”, coordinato dal Comitato organizzatore regionale.
La “moda” di Raffaello
Un percorso tra reale e virtuale, che consente di analizzare le opere realizzate da Raffaello nel suo periodo perugino e di testare come lo stile di Raffaello sia stato emulato ed abbia comunque influenzato l’arte nei secoli, fino ai nostri giorni.
La mostra, infatti, è divisa in due sezioni: la prima a cura di Francesco Federico Mancini, con la regia della Fondazione CariPerugia Arte e il contributo della Soprintendenza Archivistica dell’Umbria e delle Marche e dell’Archivio di Stato di Perugia, la seconda dal sottotitolo “L’Accademia di Perugia e Raffaello: da Minardi e Wicar al Novecento” realizzata dall’Accademia di Belle Arti “Pietro Vannucci” di Perugia e curata da Alessandra Migliorati, Stefania Petrillo e Saverio Ricci, con il coordinamento di Giovanni Manuali, conservatore dei Beni dell’accademia.
Raffaello fu in Umbria (a Perugia e a Città di Castello) tra il 1500 e il 1505 circa. A portarlo a Perugia fu il padre Giovanni Santi, che volle far perfezionare l’arte della pittura del suo talentuoso figlio nella bottega di Pietro Vannucci.
Come è noto, le uniche due opere ancora conservate in Umbria sono il Gonfalone della Trinità, nella Pinacoteca comunale di Città di Castello e l’affresco di San Severo, nella cappella annessa alla chiesa camaldolese, oggi di proprietà del Comune di Perugia.
A Palazzo Baldeschi sino al 6 gennaio 2021 sarà possibile vivere un’esperienza immersiva, ammirando in sequenza tutte le opere umbre del Maestro – se ne contano ad oggi dodici – permettendo ai visitatori di esplorarne anche i dettagli, accompagnati da informazioni lette da una voce narrante.
Vista l’impossibilità di portarle materialmente a Perugia, tornano nel capoluogo umbro tutte le opere realizzate dal maestro del Rinascimento nel suo periodo umbro. Sulle grandi pareti del Salone di Palazzo Baldeschi scorrono, la Pala di San Nicola da Tolentino – oggi ridotta in frammenti e ricostruita virtualmente attraverso alcuni disegni autografi di Raffaello e una copia settecentesca –; il Gonfalone della Trinità, la Crocefissione Mond; lo Sposalizio della Vergine messo a confronto con l’opera omonima del Perugino; la Pala Colonna; la Pala degli Oddi; la Pala Ansidei. E ancora la Madonna del Libro, più nota come Conestabile; l’affresco di San Severo; la Deposizione Baglioni; la Madonna con il Bambino e i Santi – pala d’altare nota anche come Madonna di Foligno. E, infine, l’Incoronazione della Vergine, opera realizzata da Giulio Romano e Giovan Francesco Penni su disegno di Raffaello.
Fiore all’occhiello della mostra tre prestigiose opere del Rinascimento umbro appartenenti alla collezione della Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia e realizzate da tre maestri a cui Raffaello si ispira e con i quali si relaziona quando arriva in Umbria: la Madonna col Bambino e due cherubini di Perugino, la Madonna con il Bambino e San Giovannino di Pintoricchio e il Santo Stefano lapidato di Luca Signorelli.
La sezione della mostra, dal titolo “L’Accademia di Perugia e Raffaello: da Minardi e Wicar al Novecento” si articola in quattro parti tematiche e cronologiche che vogliono mostrare e dimostrare come, per tutto l’Ottocento, Perugia, grazie alla presenza di Tommaso Minardi, fu un epicentro insieme a Roma della corrente purista e del ritorno all’arte di ispirazione religiosa.
L’Accademia infatti fu un vivaio di talentuosi pittori che rielaborano la lezione degli antichi maestri, Perugino e Raffaello prima di tutti, attualizzandone modelli e stile, interpretando quel gusto neo-rinascimentale, molto apprezzato anche dal collezionismo e dal mercato internazionali dell’epoca.
Ad accogliere a Palazzo Baldeschi i giornalisti nell’anteprima e gli ospiti nella successiva inaugurazione la presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia, Cristina Colaiacovo. Che ha sottolineato il grande sforzo compiuto da tutte le istituzioni coinvolte per garantire l’apertura della mostra nel rispetto delle disposizioni anti contagio.
“Per la prima volta tutte le istituzioni culturali hanno lavorato insieme” ha sottolineato Sergio Rampini, presidente dell’Accademia di belle arti. Auspicando che questo metodo possa essere seguito anche in futuro.
“Un metodo che ci condurrà ancora altro” ha assicurato l’assessore comunale alla Cultura, Leonardo Varasano. Anticipando che tra le celebrazioni per Raffaello e per il Perugino “forse in mezzo ci sarà anche altro”.