La Corte di Cassazione ha ribadito: la condotta degli amministratori regionali e provinciali è stata “insindacabile” di fronte all’esigenza di non interrompere il servizio del trasporto pubblico locale in Umbria. Un pronunciamento, quello della Corte di Cassazione Sezioni Unite del 10 maggio ed oggi pubblicata che chiude un’inchiesta avviata nel 2012 Procura regionale della Corte dei Conti dell’Umbria sulle operazioni condotte dalla Giunta regionale guidata da Catiuscia Marini e dall’allora amministrazione provinciale di fronte alla prospettiva dello stop del servizio di trasporto pubblico locale.
Una decisione, commenta l’ex governatrice umbra Catiuscia Marini, che “rende giustizia all’operato da me svolto come presidente della Regione ed ai colleghi assessori regionali nelle Giunte regionali da me presiedute, in merito alla vicenda del risanamento economico finanziario del sistema di Trasporto Pubblico Locale e della prosecuzione dei servizi aziendali che hanno consentito all’Umbria di non interrompere mai i servizi di TPL, assicurando il diritto dei cittadini alla mobilità e al trasporto”.
“Le motivazioni della sentenza – prosegue Marini – confermano la correttezza ed il buon operato al quale ho sempre improntato la funzione di presidente della Regione Umbria e della Giunta regionale, avendo sempre anteposto la tutela dell’interesse pubblico ad ogni decisione amministrativa come evidenziato nel caso specifico del risanamento del Trasporto Pubblico Locale. La mia difesa – e devo ringraziare il grande lavoro tecnico e professionale dell’avv. Nicola Pepe che mi ha assistito in questi anni e che ha avuto la sensibilità di cogliere ed evidenziare i profili che hanno trovato piena conferma da parte della Suprema Corte a Sezioni Unite – sin dall’inizio ha contribuito a ricostruire tutti i passaggi e la correttezza del nostro operato di amministratori regionali indirizzato esclusivamente a tutelare l’interesse della comunità regionale a mantenere il servizio di TPL.In particolare in tutti e tre i gradi di giudizio (1° Regionale, 2° Centrale e 3° di Legittimità difronte alla Cassazione) è stato confermato il buon operato della Regione Umbria, del presidente, della Giunta regionale e della struttura regionale”.
“E’ stata accolta pienamente – prosegue l’ex governatrice umbra – la nostra linea difensiva che oltre ad evidenziare i profili di buona e corretta amministrazione ha altresì rivendicato l’insindacabilità delle decisioni politiche, la non giustiziabilità delle scelte assunte dal Governo regionale e la piena legittimità della discrezionalità amministrativa. Appartiene all’esclusiva competenza degli organi istituzionali la piena discrezionalità politica in merito alle scelte da perseguire per tutelare i servizi fondamentali al cittadino e le eventuali azioni straordinarie da mettere in campo per il risanamento anche delle aziende pubbliche. Quanto espresso al punto 25 della Sentenza è per me motivo di orgoglio in quanto la Corte Suprema di Cassazione evidenzia che “…. altresì ravvisando nell’operato degli amministratori regionali e provinciali una condotta insindacabile nel merito alla stregua di scelte né irragionevoli, né abnormi ed anzi dotate di giustificazione palesata nell’esigenza di non interrompere il TPL, già secondo una valutazione ex ante dell’erogazione di risorse pubbliche, senza che la stessa Procura contabile vi abbia contrapposto scelte alternative…….; il riconoscimento esplicito, da parte della Corte dei Conti, dell’impossibilità di valicare il cd.merito amministrativo…. Inducono pertanto, nella presente sede, ad un corrispondente apprezzamento di insindacabilità della decisione per come assunta, in termini sostanzialmente anche assolutori dalla responsabilità……”.
Una vicenda anche dolorosa, sul piano politico e soprattutto personale, come ricorda Catiuscia Marini: “Sono stata sottoposta, come amministratore regionale insieme anche ai miei colleghi della Giunta, a numerose e violente polemiche che hanno colpito la mia persona ed i miei affetti più cari, talvolta contribuendo a distorcere la mia immagine di persona e amministratore corretta ed onesta verso i cittadini e la comunità regionale, anche con ricostruzioni falsate e distorte della realtà volte ad influenzare negativamente l’opinione pubblica. Ho sempre confidato e confido tuttora nell’esercizio della giurisdizione e nella sua capacità di cogliere i profili di onestà, di correttezza – conclude l’ex governatrice – che contraddistinguono le scelte dell’amministratore pubblico attento al buon andamento dell’Istituzione ed animato da sani principi, ai quali sempre mi sono conformata”.
“La sentenza della Corte di Cassazione chiude definitivamente il caso Umbria Mobilità e sancisce la correttezza dell’operato degli amministratori regionali e provinciali, al centro di una lunga vicenda giudiziaria, iniziata nel 2012, con l’inchiesta della Procura regionale della Corte dei Conti. La Giunta Marini I e II e gli amministratori provinciali agirono in maniera corretta, per non interrompere il servizio e per salvare il trasporto pubblico in Umbria. Questo dicono gli atti, sanciti da ben tre sentenze di tre giudici differenti e questa la realtà, al netto degli anni di mistificazioni e bugie a cui gli umbri hanno dovuto assistere, da parte di una minoranza rombante, nel frattempo diventata maggioranza e ora incapace di governare la complessa macchina amministrativa regionale, non riuscendo a tener fede alle promesse e neanche a portare avanti quanto avviato”. Così il capogruppo del Partito democratico in Regione e il segretario, Simona Meloni e Tommaso Bori.
“La Corte di Cassazione – proseguono Meloni e Bori – sancisce l’insindacabilità delle decisioni politiche, chiarisce la motivazione della ‘palesata esigenza di non interrompere il Tpl in Umbria e mette un punto di fronte ad una vicenda sulla quale il centrodestra ha costruito la propria propaganda e ha alimentato le polemiche, anche violente, degli ultimi anni. Questa sentenza smaschera anche la cortina di fumo costruita intorno ai trasporti e alle infrastrutture umbre dall’assessore Enrico Melasecche, in ritardo sulla tabella di marcia che aveva ereditato dalla precedente legislatura”.
“Ricordiamo infatti che la legislatura ha iniziato la sua seconda parte – continuano Meloni e Bori – ma dell’agenzia unica per i trasporti, aldilà degli annunci, non c’è neanche l’ombra. Un fatto particolarmente grave, considerando che questa riforma avrebbe portato nelle casse della Regione un risparmio di 8 milioni l’anno d’Iva. Soldi che, evidentemente, l’assessore Melasecche non ha alcun interesse a risparmiare”.