Perugia

“Le tovaglie perugine”, l’economia tessile nel periodo medievale e rinascimentale

Un approfondimento dedicato alle “Tovaglie perugine” come prodotto d’élite nell’economia tessile fra il XIII ed il XVI secolo”. Questo il tema della prossima conferenza organizzata da Perugia 1416 per venerdì 2 marzo, alle ore 17.30, presso il museo-laboratorio di tessitura a mano Giuditta Brozzetti (in via Tiberio Berardi 5/6).

Un’occasione per parlare quindi del ruolo della tessitura nell’economia perugina medioevale e rinascimentale, delle tovaglie d’altare, dall’uso sacro a simbolo di ricchezza e prestigio nelle abitazioni signorili, della scomparsa delle “Tovaglie perugine” con la caduta di Perugia sotto il dominio papale e del loro ritorno nell’ ’800 e nel ’900.

Tra i relatori, Clara Baldelli Bombelli, Marta Cucchia e Giovanni Pedercini. Un appuntamento per conoscere un ulteriore tassello della nostra cultura, ammirando i pregiati prodotti dell’artigianato. La storia della tessitura in Umbria ha, infatti, radici antiche. E le cosiddette “Tovaglie perugine”, un punto di forza della grande tradizione tessile nella Perugia medievale, già dalla fine del XII secolo erano utilizzate come tovaglie da altare nelle chiese del Centro Italia. L’importanza come arredo liturgico è documentata dalla frequenza con cui compaiono nei dipinti dei più grandi pittori del XIV e XV secolo: da Simone Martini a Pietro Lorenzetti, da Giotto al Ghirlandaio, fino a Leonardo da Vinci.

Nel corso dei secoli si trovano le tovaglie d’altare di fattura perugina elencate in moltissimi inventari di importanti chiese e conventi italiani ed europei, si trovano inoltre inserite in atti notarili che trattano di “beni dotali”, a testimonianza dell’uso domestico assunto da questi tessuti. Emblematica la citazione di “tovaglie e pannili perugini” nell’inventario della dote di Caterina de’ Medici andata sposa a Francesco II di Francia. Dal XVI secolo comincia il lento declino della diffusione di questa tipologia tessile, alla fine dell’ottocento solo nelle case e nei conventi delle campagne umbro-marchigiane sopravviveva una produzione strettamente locale.