Antefatto- Con una specifica lettera di indirizzo, dello scorso 9 novembre 2017, gli assessori del Comune di Todi alle Politiche Familiari, Alessia Marta e alla Cultura, Claudio Ranchicchio, suggerirono alla Giunta la rimozione dei testi indirizzati ai minori e famiglie che trattassero i temi della “omosessualità, omogenitorialità, e transessualismo”, dagli spazi di consultazione pubblica per essere invece ricollocati in apposita area definita “per adulti”. Ne nacque una feroce polemica tra le associazioni come Ompahlos, in prima linea sulle questioni di natura gender e dei diritti lgbt, e l’amministrazione comunale. Inevitabile anche l’intervento dei partiti politici. Un polverone che in ogni caso, ad oggi, non ha mai visto realizzarsi una lista di titoli da spostare né l’effettiva creazione di uno spazio apposito “per adulti”.
Storia di un “Postulato dei libri gender”-
“E allungaje e gambe, e aritiraje e gambe e aripiegaje e gambe….”. Scommettiamo che non c’è persona di qualunque età che non abbia visto almeno una volta la famosa scenetta del film Bianco Rosso e Verdone diretto e interpretato da Carlo Verdone in cui la teoria dello spostamento delle gambe della Sora Lella Fabrizi finisce con un il desiderio di amputazione degli arti inopportuni della povera nonnina. “Io je tajerei quelle gambe…”, proferisce un Verdone esasperato.
Stessa sorte stanno subendo dunque gli inconsapevoli testi, presunti “gender” che si troverebbero nella biblioteca pubblica di Todi. Pare già di vederli questi libri arcobaleno che vengono spostati di continuo da uno scaffale all’altro per trovare l’angolo migliore dove nessun occhio possa allungarsi, l’ombra più scura li possa ammantare o la stanza con la tendina per l’ingresso consentito solo ai maggiori di 18 anni, li possa separare dal mondo in modo che nessun inconsapevole cervelletto si contamini.
“Spostiamoli li…no di la…no li sopra…no dietro…rovesciati…”. Quasi quasi siamo alla teoria morettiana alla Ecce Bombo, “Mi si nota di più se vengo e me ne sto in disparte, o se non vengo per niente? “. Poveri testi, presunti gender, alla fine nessuno sa che farne, se notarli mentre sono in disparte o se non considerarli affatto.
Nell’era degli smartphone è già abbastanza risibile pensare che ci siano libri che possano avere la forza propulsiva e contaminante che hanno invece certi siti o certi post di Facebook. Diciamo che se l’intenzione era quella di cercare “l’eversione educativa” presente in alcuni testi (ma quali poi ?), l’Amministrazione comunale di Todi ha montato da sola un caso al limite del “non so se mi sono capito” da cui si può uscire solo precipitando in un altro buco nero spaziale.
E di fatto, dopo la famigerata lettera di indirizzo dei due assessori alla Giunta tuderte, nessuno mai ha potuto compilare una lista di tali libri, lasciando nel limbo un indice di testi che non si è mai materializzato. Motivo principale, l’assenza di qualsivoglia indicazione relativa a testi specifici, lasciando quindi il cerino in mano alla Direttrice della biblioteca che avrebbe dovuto compilare lei l’indice inquisitorio secondo un “suo” criterio. La stessa, Fabiola Bernardini, ha invece rispedito alla Giunta l’intero catalogo dei libri per bambini e ragazzi in suo possesso, “dichiarandosi incapace di indicare anche un solo libro da spostare secondo le indicazioni della stessa giunta, in quanto la biblioteca è organizzata secondo criteri internazionali e nazionali largamente condivisi dalla comunità scientifica.”, come ha anche specificato in una nota che riassume l’accaduto l’Associazione Ompahalos.
E poichè chi di gender ferisce, poi di gender perisce, Fabiola Bernardini, ufficialmente viene trasferita all’Ufficio Urbanistica. Lei sì, spostata e in via definitiva, salvo ricorsi. Il Postulato dei libri gender dunque prevede che se un libro gender, di cui nessuno sa se lo sia o meno, non viene spostato dalla biblioteca e messo in disparte, sarà la direttrice della Biblioteca stessa a spostarsi, per compensazione. E così sia!
Della riorganizzazione dei colletti bianchi in corso a Todi da qualche tempo ne aveva peraltro parlato lo scorso 7 giugno proprio TO, a firma di Cristian Cinti, con dovizia di particolari.
Ad “aggravare la posizione” della Bernardini ci sarebbero anche altri due episodi chiave che avrebbero contribuito alla decisione dello spostamento: oltre al primo, appunto la mancata compilazione dell’indice, il secondo sarebbe la partecipazione della direttrice alla manifestazione dell’Anpi durante la guerra del patrocinio mancato (CLICCA QUI), ed infine la partecipazione alla festa delle Famiglie Arcobaleno, testimoniata anche da una ripresa televisiva. A tutto questo si aggiungerebbe anche un quarto episodio su cui però il condizionale è maggiormente d’obbligo.
Il Popolo della Famiglia, formazione politica che sul tema del gender si è contraddistinta per posizioni anche più oltranziste rispetto a quelle della dottrina ufficiale cattolica, avrebbe chiesto notizie direttamente alla Bernardini sullo spostamento dei famosi testi messi all’indice. La Direttrice di sua sponte, avrebbe risposto in via diretta, senza avvertire l’amministrazione. Una iniziativa che avrebbe suscitato notevole irritazione.
Intervenuta recentemente sulla vicenda, l’Assessore Alessia Marta ha tenuto a specificare che il trasferimento della Bernardini rientra in “una normale rotazione del personale previsto dalla legge, Le polemiche sono strumentali.”
“Preciso che la sig.ra Bernardini non è stata certo licenziata ma semplicemente trasferita, come altri dipendenti, per la normale rotazione imposta dalla normativa anticorruzione” precisa il vicesindaco Adriano Ruspolini.
A questo punto non vorremmo certo che il tema della corruzione nella gestione nelle Biblioteche pubbliche, diventi l’argomento di discussione delle polemiche politiche dei prossimi giorni. Sarebbe come dire che i problemi principali di Palermo e della Sicilia sono l’Etna, la siccità è il traffico (per rimanere in tema cinematografico, la famosa scena in Johnny Stecchino di Benigni).
Il Postulato del Gender non è invece di sicuro l’ispiratore della Teoria del Pendolarismo comunale, altra sorta di calcolo della meccanica quantistica dello spostamento (nel senso proprio della quantità di volte) che ha afflitto negli ultimi anni un dipendente comunale che pare, faccia la spola tra l’Ufficio urbanistica e i Servizi cimiteriali ad ogni cambio di sindacatura.
Evidentemente Todi non è più soltanto la “città più vivibile del mondo”, claim che fa bella mostra di se in testa alle missiva dell’amministrazione comunale, ma anche una sorta di Silicon Valley dove si elaborano le teorie del moto perpetuo umano autoindotto e senza necessità di energia primaria. Basta una delibera ed il gioco è fatto.
Come sempre, trattasi di una storia semiseria in cui fa bella mostra di sé l’esercizio del potere e l’assoluta incapacità di dialogo e confronto su temi decisivi, senza farsi prendere dalla foga dell’appartenenza a questo o quel movimento di pensiero. Come diceva saggiamente il Prof. Onorato Spadone (Giorgio Bracardi) “L’uomo è una bestia”.
Spostabile al posto dei libri, aggiungiamo noi.
Di seguito gli interventi sul tema di Ompahalos e Radicali Italiani
Omphalos- Apprendiamo con sconcerto e preoccupazione dalla stampa che la direttrice della biblioteca Comunale di Todi, Fabiola Bernardini, è stata rimossa dal suo incarico per non aver dato seguito ad un’assurda iniziativa censoria della Giunta Comunale che voleva mettere all’indice libri rivolti ai più piccoli. La decisione della rimozione arriva anche a seguito della partecipazione della direttrice alla Festa delle Famiglie Arcobaleno, organizzata a Todi lo scorso maggio.
«Esprimiamo la nostra piena solidarietà a Fabiola Bernardini – commenta Stefano Bucaioni, presidente di Omphalos – Quello che la direttrice della biblioteca di Todi sta subendo è un atto gravissimo perpetrato da un’amministrazione comunale che ci ricorda ormai la peggior dittatura nera. È inconcepibile che nel 2018 un assessorato faccia formale richiesta a una biblioteca pubblica di stilare una lista di libri per bambini e ragazzi aventi ad oggetto “omosessualità, omogenitorialità, e transessualismo” con l’intento censorio di eliminarli dal patrimonio librario dell’ente bibliotecario. Bene ha fatto la direttrice a non stilare quella lista e l’amministrazione comunale dovrebbe vergognarsi per averne deciso la rimozione dall’incarico.»
A seguito dell’assurda iniziativa della Giunta Comunale, reiterata ai primi di maggio 2018, la direttrice della Biblioteca comunale di Todi aveva inviato il catalogo intero della sezione ragazzi, dichiarandosi incapace di indicare anche un solo libro da spostare secondo le indicazioni della stessa giunta, in quanto la biblioteca è organizzata secondo criteri internazionali e nazionali largamente condivisi dalla comunità scientifica.
«Il clima politico che si respira in questo periodo, a livello locale e nazionale, è molto preoccupante – conclude Bucaioni – i diritti civile e le recenti conquiste per la comunità LGBTI (lesbica, gay, bisessuale, trans* e intersex) sono messe a rischio da iniziative censorie come quella di Todi e da dichiarazioni come quelle del neo Ministro Fontana che vorrebbero cancellare l’esistenza delle famiglie omogenitoriali. Sappiano invece che la società civile e democratica non è intimorita dalla volontà politica di esponenti reazionari che hanno come unico obiettivo la cancellazione sociale e giuridica delle nostre famiglie. La grande partecipazione ai Pride che si tengono in questo periodo in tutta Italia ne è la prova. E un’altra grande risposta di piazza alle politiche omofobe della Giunta di Todi arriverà dal Perugia Pride. Sabato 30 giugno saremo in piazza anche per Fabiola.»
Radicali Italiani- Interpellanza parlamentare di Riccardo Magi deputato di + Europa e segretario di Radicali Italiani Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, al Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca
Il trasferimento forzato della direttrice della Biblioteca comunale di Todi ad altro incarico perché non ha assecondato i voleri della Giunta comunale è oggetto di una interpellanza parlamentare firmata dal deputato di + Europa e segretario di Radicali italiani Riccardo Magi.
Di fronte alla richiesta oscurantista della Giunta comunale di Todi – dichiarano Michele Guaitini e Andrea Maori, rispettivamente segretario e tesoriere di Radicaliperugia – di spostare od escludere in altri spazi della Biblioteca libri per bambini che trattano temi definiti a carattere sensibile, legati cioè ad omossessualità, omogenitorialità e transessualismo la direttrice si è dichiarata incapace di indicare anche un solo libro da spostare secondo le indicazioni della stessa Giunta in quanto la biblioteca è stata organizzata secondo criteri internazionali e nazionali largamente condivisi dalla comunità scientifica.
A seguito di questa decisione la direttrice è stata spostata ad altro incarico violando palesemente principi di autonomia e di gestione del lavoro. In questo caso poi la vicenda dimostra come a molti amministratori sfugge il nesso tra questi obblighi e quello di assicurare un servizio bibliotecario coerente con i valori del pluralismo e della democrazia partecipativa secondo i quali la tutela della libera circolazione delle idee, la promozione della cultura e il diritto all’istruzione senza discriminazioni sono un fondamentale corollario.
Per questi motivi, a partire dal caso di Todi + Europa ha chiesto al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo e a quello dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca quale iniziative i Ministri in indirizzo intendono assumere per garantire il rispetto delle leggi vigenti, quali linee di indirizzo il Governo intende seguire a tutela dell’autonomia della professionalità degli operatori dei beni culturali a partire da questo precedente di Todi.
“Omphalos soffre della sindrome di Calimero”. La risposta dei parlamentari Lega alle dichiarazione dell’associazione lgtbi.
“Si vede che l’onorevole Riccardo Magi, autore di una interrogazione sul caso, e il presidente di Omphalos soffrono della sindrome di Calimero. Ogni occasione è buona per fare il piagnisteo” dichiara il senatore Simone Pillon della Lega.
“Questa volta le lacrime vengono sparse per la bibliotecaria di Todi Fabiola Bernardini, rimossa da quella che viene definita ‘dittatura nera’ perché a loro dire avrebbe rifiutato di spostare i libricini gender e avrebbe partecipato alla festa delle famiglie arcobaleno”.
“È ben strano che l’associazione gay parli di dittatura nera quando la festa arcobaleno ebbe perfino il patrocinio del comune di Todi” prosegue Pillon con i parlamentari Virginio Caparvi, Luca Briziarelli, Riccardo Augusto Marchetti e Donatella Tesei.
“Preciso che la sig.ra Bernardini non è stata certo licenziata ma semplicemente trasferita, come altri dipendenti, per la normale rotazione imposta dalla normativa anticorruzione” precisa il vicesindaco Adriano Ruspolini.
“Sembra tuttavia che le associazioni LGBT e i loro amici (o pretesi tali) si ritengano intoccabili e superiori a tutti, perfino alla legge anti-corruzione” concludono i parlamentari umbri del Carroccio.
Riproduzione riservata