Todi, presentata ieri l’autobiografia di Stefano Delle Chiaie “L’aquila e il Condor”- Foto Tuttoggi - Tuttoggi.info

Todi, presentata ieri l’autobiografia di Stefano Delle Chiaie “L’aquila e il Condor”- Foto Tuttoggi

Redazione

Todi, presentata ieri l’autobiografia di Stefano Delle Chiaie “L’aquila e il Condor”- Foto Tuttoggi

Sab, 01/09/2012 - 11:18

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Carlo Vantaggioli

Sostiene Delle Chiaie, “Sono un militante politico e non un avventuriero”. In questa affermazione forse c’è la sintesi di un libro di quasi 400 pagine in cui il protagonista di una stagione complessa e difficile come quella comunemente definita della Strategia della tensione, tenta di offrire una visione organica del progetto politico a nome Avanguardia Nazionale.
Nella sala convegni dell’Hotel Tuder a Todi ci sono molte persone, e vengono anche aggiunte sedie per contenere tutti. Il personaggio Delle Chiaie evidentemente ha ancora il suo fascino ideologico, anche se la sostanza dei fatti lo definisce e lo confina nel limbo di coloro che desiderano l’agone politico o movimentista senza poter esserne più protagonisti a tutto tondo. Ci sono gli anni, in senso anagrafico e qualcuno anche di carcere. C’è di mezzo una vita vissuta tra documenti falsi, espatri clandestini, e occhiate guardinghe per non essere ammazzato come accaduto invece a molti dei suoi “camerati”. Ma soprattutto ci sono due o tre accuse di quelle che avrebbero fiaccato anche il migliore cavallo di razza “fascista”. Golpe Borghese, strage di Piazza Fontana, strage alla stazione di Bologna. E tanto basti per vivere una vita tra tribunali, sbarre, fughe e strane avventure in lontani paesi sotto dittatura.
Sostiene Delle Chiaie, “Mi accusano di reticenza, ma io voglio raccontare la mia vicenda personale e quella di Avanguardia Nazionale, non quella di altri”. Il capitolo delle cose non dette è forse quello che più fa stizzire del personaggio. Una ostinata volontà di “non tradire”, principio fascista senza dubbio, ma anche decisamente incline al rendere torbido lo scenario, alzare il fondo limaccioso perché si veda e non si veda.
Su questo aspetto, nel libro presentato, grande merito va ai curatori Umberto Berlenghini e Massimiliano Griner, che in qualche modo reggono dritta la barra del racconto di Delle Chiaie e forse per la prima volta nella vita gli fanno fare dei passi in avanti nella narrazione dei fatti. Gli stessi nella introduzione della serata confidano di non essersi mai fidati di ciò che appare, anche quando questo significava chiedere conto al leader di AN, “qualcosa non tornava…” chiosa Berlenghini.
Presenti al tavolo dei relatori anche Roberto Conticelli, giornalista de La Nazione, Anna Mossuto, direttore del Corriere dell’Umbria e l’organizzatore della serata, Bruno Bertini dell’Associazione Cittadini Protagonisti
Sostiene Delle Chiaie, “ Su di noi ( Avanguardia Nazionale ndr.) sono state costruite enormi montature, deviazioni che ci hanno colpito distruggendo le nostre vite personali. Sulla strage di Piazza Fontana siamo stati noi di AN a cercare subito i responsabili. Hanno preferito invece far credere che eravamo noi i colpevoli”.
Si altera Delle Chiaie quando dice che i giornalisti hanno scritto per anni su di lui e sul suo movimento senza conoscere un solo fatto, ma solo de relato. Da Todi parte così la sfida a coloro che avrebbero creato “il mostro”. “Prima di andarmene per sempre -afferma uno scarmantico Delle Chiaie- vorrei avere un confronto pubblico con coloro che hanno parlato di me e non hanno mai partecipato ad una sola udienza di tribunale in cui eravamo protagonisti. Anche un solo incontro per capire se hanno mai letto le carte della nostra difesa”.
Una collega presente in sala, definitasi scanso equivoci “profondamente di sinistra”, invita Delle Chiaie a fare un autocritica sul suo periodo sudamericano nel Cile di Pinochet e in Bolivia con un signore di nome Klaus Barbie. Un gesto disperato, oseremmo dire, come chiedere della corda in casa dell’impiccato.
Sostiene Delle Chiaie “Quando eravamo in Sudamerica eravamo decisamente contro l’America e non eravamo li per un progetto filoamericano, anzi chi conosce la natura ultra nazionalista dei cileni sa che il governo di Pinochet fu decisamente contrario alle ingerenze americane. Volevamo uscire dalla politica dei due blocchi”.
Come dire che Avanguardia nazionale, specificamente il suo leader, erano parte di una internazionale pseudo-anarchica, antiamericana che sosteneva un governo che tentava di creare un progetto indipendente di SudAmerica, un Chavez ante litteram, neo-Bolivariani insomma. Tanto antiamericani, Delle Chiaie incluso, da non far cenno ieri ai famosi Chicago Boys, come Jose Pinera, schiera di economisti cileni allievi di Milton Friedman nelle università americane, che fecero la fortuna del Cile fino agli inizi degli anni ’80, ne ai 10 milioni di dollari forniti dagli Usa nel 1972 anno del colpo di stato. Mah!
E così come a volte accade con Delle Chiaie non ci si capisce niente e “ qualcosa non torna…”. In Sudamerica i membri di Avanguardia Nazionale in fuga non erano più di tanti (forse meno di dieci) e il leader è stato dal 1976 al 1977 coinvolto come esperto di controinformazione da Pinochet nella DINA (Direcciòn de Inteligencia Nacional) di Manuel Contreras, una polizia politica che ha prodotto “solo” 30mila scomparsi e 50mila assassinati. Poi dal 1977 al 1978 Delle Chiaie si sposta in Bolivia e li fonda un gruppo paramilitare organico al ministero degli Interni sotto la guida di Klaus Barbie (pseudonimo Altmann), ex ufficiale della Gestapo noto come “Il boia di Lione” e scampato al processo di Norimberga.
Sostiene Delle Chiaie, “Molte cose Pinochet non le sapeva, come spesso accade in governi autoritari di quel tipo”.
Molto complicato oggettivamente rivendicare la natura squisitamente politica, anche se eversiva, del proprio agire quando poi questa ti porta a frequentare tipi “eccentrici”.
Su una cosa non mente Delle Chiaie, ed è sulla volontà di usarlo e gettarlo alle ortiche subito dopo, da parte di quei poteri corrotti e deviati che in Italia oggi più che mai imperversano. Anzi arriviamo a dire che nell’ Italia attuale ( intesa come politica e di Stato) ci sono poche persone che gli posso fare la ramanzina. Ma sulla sua vicenda Sudamericana il leader di Avanguardia Nazionale non dimostra di aver capito la lezione, quella che al termine della serata di presentazione del libro lo porta a dire con un moto sommesso “politicamente siamo stati sconfitti”.
Manca una domanda a quest’uomo, che con la sua autobiografia forse voleva essere compreso, ed è quale forma di Stato avrebbe voluto costruire. Ma ormai è tardi ed il quesito non ha più importanza. Del resto nel linguaggio di Stefano Delle Chiaie la parola “autocritica” non sembra essere la prima della lista. Come potrebbe essere altrimenti per un uomo che si rivendica orgogliosamente “fascista”. C’è ancora tempo per cambiare.

Articolo precedente:

TODI, GLI ANNI DELLA “STRATEGIA DELLA TENSIONE” NEL RACCONTO AUTOBIOGRAFICO DI STEFANO DELLE CHIAIE

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Foto: Tuttoggi.info


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