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Todi è “Open” con la leggerezza di Daniel Ezralow. Avanti Pop

Carlo Vantaggioli

Il perché, lo spettacolo di danza andato in scena ieri sera al Teatro Comunale di Todi, si intitoli Open, lo si capisce dopo appena 5 minuti dal sipario. Ballerini inguainati, testa inclusa, in un costume per metà bianco e per metà nero di tessuto stretch, disegnano i primi passi della coreagrafia ideata da Daniel Ezralow, mentre alcune quinte mobili, che attraversano senza sosta il palcoscenico, aprono e chiudono la scena e la coreografia stessa come una lunga teoria di quadri esposti in una immaginaria galleria di cui non si vede la fine. Open (aperto) per l’appunto, ma anche come l’aforisma “Open your Mind” (apri la mente). Il concetto di equilibrio tra gli opposti, suggerito dal costume nella coreografia di apertura, non lascia dubbi su che cosa Ezralow vuole dirigere l’attenzione degli spettatori. Nasce così, come una passeggiata nella contemporaneità del vivere, qui ed oggi, l’idea di far galleggiare con leggerezza il pubblico su temi a tutti noti, come lo stress frenetico di segretarie d’azienda e businessman in una grande città, o il ring su cui si battono a volte le coppie dopo il matrimonio, ma anche l’umanità dolente di chi non riesce ad uscire dal proprio involucro di responsabilità, o il bisogno di rinascere a qualcosa di nuovo anche solo mettendo a dimora una pianta, come faranno i ballerini in scena, sotto uno scroscio incessante di pioggia. E infine un ballerino, metafora del “se”, legato a dei palloncini che, una volta sciolti, non si sa se lo faranno cadere a terra o volare in aria. L’equilibrio dunque come meta, ma con leggerezza, come i passi del fantastico ensemble di danza messo in piedi da Ezralow in meno di un anno. Nasce così Open, con un gruppo di giovanissimi e talentuosi ballerini, che dopo pochi mesi di prove, dal settembre dello scorso anno, stanno girando l’Europa per 57 date di un tour che sta riscuotendo un grande successo di pubblico e critica.

Daniel Ezralow è, seppure molto giovane (54 anni ndr.), un pezzo importante di storia della danza contemporanea, prima come ballerino e poi come coreografo e direttore. Fondamentale nella sua biografia artistica l’incontro a vent’anni con Alvin Ailey e Robert Joffrey che lo porteranno all’esperienza successiva delle compagnie Pilobolus, Momix, e poi con la sua “creatura” personale, gli Iso ( I’m so Optimistic). Un personaggio solare, che non ha avuto paura della contaminazione televisiva o cinematografica. Sue le coreografie di San Remo 2010,2011 e 2012. Volto noto al pubblico di “Amici” della De Flippi, e collaboratore di maison di moda come Cavalli.

Ma lo showbiz non ha tolto nulla ai fondamentali artistici di Daniel Ezralow, che nello spettacolo Open lascia prosperare le sue radici in un terreno che gli appassionati conoscono bene. L’uso dei materiali che si fondono con il ballerino, costumi o elementi di scena, la figura coreografica non più disegnata solo sul piano orizzontale del palcoscenico, ma anche su un immaginario piano verticale, una lavagna offerta al pubblico senza mediazioni, e molti passi che strizzano l’occhio alla street dance, ma soprattutto alle acrobazie ginniche. Tutto molto “pop”.

In Open poi la trovata delle quinte mobili è, oltre che una necessità tecnica per un tour lungo come quello in corso, anche una fantastica metafora del contenitore teatrale. Non più il danzatore che entra ed esce da una quinta laterale fissa ed immutabile ma un intero teatro che si muove danzando con il corpo di ballo in uno scambio continuo di elementi vitali che fanno pulsare entrambi gli organismi all’unisono. Il tutto accompagnato da abbondante musica classica, non proprio di elite, ma molto riconoscibile e per questo “pop” anch’essa. Sulle quinte mobili di Open va poi in scena quasi un secondo spettacolo che è quello della computer graphic e delle luci, uno show decisamente “televisivo” ma assolutamente necessario per accompagnare lo spettatore verso quella leggerezza che Ezralow desidera per il pubblico pagante. Pubblico che ricambia entusiasta l’attenzione ricevuta e a Todi non fa mancare il calore di chi alla fine è in equilibrio, anche solo per una sera.

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