Terni

Thyssen Krupp di Ancona chiude Terninox, a Terni sindacati e politica manifestano preoccupazione | Aggiornamento

Aggiornamento alle ore 16 del 25 febbraio – “La chiusura del Centro servizi Terninox in provincia di Ancona, merita certamente la giusta attenzione da parte di tutti, perché smentisce gli accordi intercorsi con organizzazioni sindacali e istituzioni in merito alla commercializzazione dei prodotti ThyssenKrupp. Inoltre, sembra passare in secondo piano una questione che potenzialmente potrebbe riservare risvolti preoccupanti: è di qualche giorno fa, infatti, la notizia della vendita del gigantesco impianto siderurgico brasiliano Csa di ThyssenKrupp alla famiglia Rocca con una rilevante minusvalenza, circostanza che provocherà la chiusura dell’anno economico della multinazionale tedesca in rosso”. Così Gianluca Rossi, senatore umbro del Partito Democratico, commenta le notizie apparse in questi giorni sulla stampa nazionale ed internazionale riguardanti il mercato dell’acciaio.

“Contestualmente torna inoltre in primo piano – prosegue il senatore – la questione riguardante i rapporti economici tra TK e Tata Steel Europe, con un accordo che riguarderebbe l’acciaio al carbonio. Inoltre, per bocca di Heinrich Hiesinger, CEO di ThyssenKrupp, attraverso interventi sulla stampa internazionale, l’inox non è citato tra gli interessi strategici della multinazionale tedesca. Questo ci pone di fronte a quesiti ineludibili: se l’inossidabile esce dalla sfera degli elementi strategici di TK, come più volte affermato, quale sarà il destino del sito produttivo di Terni?” Rossi conclude: “E’ importante che il governo italiano monitori attentamente questa situazione, per non trovarci nell’impossibilità di garantire un futuro ad una produzione strategica per il Paese e ai relativi livelli occupazionali legati allo stabilimento di Terni”.


La notizia della chiusura dello stabilimento ThyssenKrupp ad Ancona ha lasciato molte perplessità in ambito sindacale e politico. La stessa Fiom-Cgil aveva sottolineato di “essere venuti a conoscenza, dai compagni della FIOM-CGIL delle Marche, che la società controllata TERNINOX di Thyssen-Krupp cessa la propria attività nel comprensorio di Ancona.

Fermo restando la discussione in atto, tra la società Thyssen-Krupp e le Organizzazioni Sindacali delle Marche, riteniamo non condivisibile la mancanza di informazioni e comunicazioni da parte di TK-AST anche alle organizzazioni sindacali ternane”.

Il nodo è sempre quello dei rapporti sindacali, più volte finiti nel mirino delle Rsu: “Vorremmo ricordare che alla fine di gennaio – continua la Fiom – su richiesta delle Organizzazioni Sindacali, abbiamo svolto proprio sul tema delle politiche commerciali un incontro con la Direzione Aziendale, per approfondire aspetti di strategia, obiettivi ed organizzazione ritenendoli fondamentali per consolidare e rilanciare le produzioni ternane. Nel corso dell’incontro, per parte nostra, abbiamo anche evidenziato delle criticità, ancora presenti in questo ente, sulle quali occorrerebbe una attenzione diversa al fine di raggiungere gli obiettivi, condivisibili , che la stessa azienda si è data. Non è condivisibile che, nel corso della discussione, non sia emerso nessun riferimento a queste scelte che TK sta compiendo, non tanto per la scelta in se, ma perché questo da il senso di come sul versante delle vendite, della presenza nel territorio, dell’attenzione al cliente l’azienda intende strutturarsi ed organizzarsi. Non è accettabile  – conclude il sindacato di categoria – che, in linea di principio, si affermano alcune cose sui diversi temi aziendali, e nella pratica quotidiana si va nella direzione opposta senza informare ne tantomeno argomentare le ragioni i motivi ed il perché di tali scelte. Ribadiamo, come abbiamo avuto occasione più volte di dire, che il sistema di relazioni industriali e sindacali, per la storia che ha caratterizzato questo territorio, merita una attenzione diversa”.

Marco Celestino Cecconi, consigliere comunale di Terni per FdI-An, ha commentato negativamente la vicenda, sollevando dubbi sulla strategia industriale che Thyssen intende applicare al polo siderurgico ternano. Il consigliere ternano non risparmia una stoccata alla presidente della regione Umbria, Catiuscia Marini, sulla presenza dell’amministrazione regionale su vicende che riguardano più da vicino le questioni ternane:

“La notizia dell’imminente chiusura (30 aprile) dello stabilimento-ThyssenKrupp di Ancona aggiunge un ulteriore gravissimo motivo di allarme sulle reali strategie del gruppo e sui destini della fabbrica ternana: nelle mani di una proprietà che investe e verticalizza in Ungheria, mentre da noi rinuncia scientemente a rilanciare le produzioni e affossa le politiche commerciali anche più a portata di mano: come nel caso, appunto, della fabbrica Terninox di Mansano nelle Marche, un centro di finitura dai conti in ordine, che fornisce cappe aspiranti alle imprese di cucine del territorio.

Le istituzioni tacciono; le relazioni sindacali non esistono; le parti sociali apprendono le news sulle scelte aziendali dai media; nessuno si preoccupa di verificare a Roma gli accordi sottoscritti due anni fa al Mise; il governo nazionale continua a brillare per il ruolo esiziale giocato a tutt’oggi in questa vicenda. Intanto, a Perugia si farnetica di una macro regione Umbria-Marche che, al momento, a quanto pare, prende corpo solo in una sommatoria ingovernata di crisi aziendali. E la nostra, di Regione, non è stata nemmeno capace di raccordarsi un minimo con la Regione Lazio e subisce così, tra capo e collo e senza colpo ferire, l’ennesimo blocco di quella Orte-Civitavecchia che alle acciaierie ternane servirebbe da decenni come il pane e invece ancora adesso si conferma come l’ennesimo motivo di vergogna.

Alla Marini abbiamo chiesto da due anni di venire a riferire in consiglio comunale, ma continua a scappare, tra una passerella e l’altra fra le macerie delle zone terremotate, dove ancora si va avanti con lo scandalo delle estrazioni del lotto per assegnare qualche casetta: indifferente, a quanto pare, alle crepe sempre più profonde del terremoto silenzioso che sta scuotendo il tessuto connettivo dell’economia locale. Magari la vera strategia è quella di chiuderla, la fabbrica di viale Brin. In fondo, da lì arrivano solo noie e grattacapi. Senza, magari aumenta il tesoretto statale dell’area di crisi complessa, da spendersi una tantum e poi dopo di me il diluvio”.