di Claudio Pace
Credo che sia doveroso da parte delle forze politiche e sindacali italiane, nonché dei lavoratori ternani, esercitare la massima prudenza nel valutare le notizie che vengono dal nord Europa, perché l’accordo tra la Thyssenkrupp e la Outokumpu, è un accordo di massima ed è chiaro solo nell’aspetto finanziario dei termini e cioè che Outukumpu acquisisce, mettendo insieme alla sua, la divisione Inox ovvero il suo nuovo spin Off, la Inoxum, senza però dettagliare nulla se non alcune date generiche, che riguarderebbero la chiusura di forni a Krefeld e Bochum e la salvaguardia certa, fino alle date indicate, dei posti di lavoro dei lavoratori tedeschi, difesi da un potente ed unico sindacato tedesco, Ig Metal, che a differenza dei nostri sindacati ha capacità di veto nelle decisioni strategiche del vertice aziendale, dove Terni non è sostanzialmente rappresentata ne sindacalmente ne amministrativamente.
Questa rappresentanza, tanto per iniziare dovrebbe essere l’obbiettivo politico e sindacale da raggiungere nei prossimi mesi, non accontentarsi di rassicurazioni e promesse che la volatilità del mercato potrebbero non far mantenere.
Ma ci sono altri nodi che all’interno di quest’accordo devono essere sciolti, oltre all' approvazione delle autorità che regolano il mercato azionario, primo tra tutti la soluzione dei problemi che hanno portato al forte passivo del comparto Inox, il ritorno degli investimenti fatti in Cina, Alabama e in Brasile, dove sono sorte contestazioni relativamente all’impatto ambientale della produzione dell’acciaio.
Chi scioglierà questi nodi e come? Dove troverà il nuovo soggetto industriale la liquidità necessaria ad affrontare la difficile sfida intrapresa? Possiamo davvero escludere che l’interesse di fondi esteri interessati all’acciaio europeo e disposti a versare moneta contante sia sdegnosamente respinto?