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“The box”, lo spettacolo del Balletto di Sardegna in scena al Cantiere Oberdan

Al Cantiere Oberdan, martedì 16 ottobre ore 21 e 15 e Mercoledì 17 ottobre alle ore 11 il Balletto di Sardegna presenta “The Box”, ovvero scacco matto alla certezza in 5 quadri di Max Campagnani e Stefano Silvestri. Uno spettacolo di narrazione, danza, musica e canzone che racconta il delicato rapporto tra un padre e un figlio, fatto dai mille perché del bambino che cerca sicurezze e certezze dal genitore.

“Un giorno ad una domanda del figlio, il padre rispose: Non lo so. Il bambino si sentì perduto. Non lo so davvero figliolo. E adesso, pensò il piccino. Che ne sarà di me? Chi mi proteggerà? Il padre lo strinse forte a sé in un abbraccio rassicurante, e gli disse: E' vero, non so rispondere a questa domanda… a dire il vero non so rispondere ad un sacco di altre domande, ma se tu mi aiuterai sono certo che sarò un buon padre lo stesso”.

Tutti i bambini, di ieri e di oggi, condividono l'immagine del genitore onnisciente, sempre pronto a rispondere a molteplici domande, le cui risposte permettono loro di apprendere e di orientarsi in un mondo sempre più vasto, complesso e misterioso. Un mondo in cui ci si sente perduti, anche da adulti, a partire da quando nasce la consapevolezza che i genitori, in realtà, non sono diversi da tutti gli altri e che, come i loro figli, continuano ad apprendere e a cercare la loro bussola interiore per orientarsi in un mondo che proprio non smette mai di essere sempre più vasto, complesso e misterioso. Una delle tappe fondamentali della crescita è il momento in cui il fanciullo comincia a mettere in dubbio l'autorevolezza e la presunta onnipotenza dei genitori. Quel non lo so paterno pronunciato con dolcezza, diventa così un punto di partenza essenziale, per dare avvio ad un'avventura personale ricca di esperienze, scoperte, capitomboli, riprese, tentennamenti e piccoli traguardi, lungo una strada tutta in salita, nella costante ricerca e affermazione di senso.

Lo spettacolo comincia da qui, da quella ammissione del non sapere che rende confusi e deboli i protagonisti in scena, così come tutti noi nella nostra quotidianità. Si tratta tuttavia di una debolezza fittizia e illusoria, come il cilindro del bianconiglio. Il dubbio, superficialmente considerato come l'emblema del limite umano, rappresenta in realtà uno strumento conoscitivo prezioso, un motore di ricerca che può portare a delle scoperte immense e inimmaginabili su noi stessi e sugli altri, se solo lo vogliamo. Dal dubbio scaturisce l'apertura al possibile, la volontà di andare oltre le ellissi del senso comune e i preconcetti mascherati da certezze.

Sullo sfondo delle musiche di Andrea Cocco e le immagini di Kira, le movenze di Cristina Locci, l'interpretazione di Stefano Silvestri con la regia dell'estroso Max Campagnani, lo spettatore è invitato a mutare di volta in volta lo sguardo prospettico, tra ironia e divertimento, alla ricerca di un nuovo confronto e di una nuova consapevolezza. Nei cinque quadri ideati dal talento creativo di Max Campagnani e Stefano Silvestri (dubbio è caos; la linea di luce; coprifuoco del pensiero; Jack in the box; elogio del dubbio), ci si perde e ci si ritrova in una grande scatola, metafora della vita, in cui si agitano ombre inquietanti e bagliori giocosi. In balia di esitazioni e difficili scommesse, sta a noi lanciare il guanto della sfida. E superare il confine.