L’analisi di ESG89 si è focalizzata sulle 633 società italiane di capitali che operano nel Comparto Tessile-Abbigliamento e Tessitura con un fatturato compreso fra 10 e 50 milioni di euro. “Un gruppo di aziende particolarmente dinamico – commenta Giovanni Giorgetti Ceo del ‘Centro Studi Economico e Finanziario ESG89’ – che nel corso degli ultimi anni si è dovuto riorganizzare radicalmente concentrandosi prevalentemente sull’export. 181 delle società analizzate (29%) sono da considerarsi ‘Best Companies’ in quanto hanno evidenziato ottimi indici di patrimonializzazione, redditività, incremento del fatturato e indebitamento. 68 si collocano in Lombardia. Di contro – prosegue Giorgetti – si rilevano 29 compagini in grande difficoltà, prossime alla liquidazione o cessazione: il 4,5%. La Lombardia è la regione con più società, ben 246, seguita della Toscana con 129, dal Veneto con 72, dal Piemonte con 62 e dell’Emilia Romagna con 47. Da sottolineare a livello locale come le performances delle aziende umbre analizzate abbia registrato risultati migliori rispetto al nazionale: in utile l’88% e fatturati in lieve crescita”.
Silvio Albini, presidente di Milano Unica, ha rilevato: “E’ chiaro che, in attesa dei primi segnali di ripresa del mercato domestico, noi e i nostri clienti dobbiamo sempre più guardare al mondo per sopravvivere e crescere. Un mondo che oggi è particolarmente complesso e imprevedibile. Si potrebbe dire che l’imprevedibilità, il continuo mare in burrasca, sia la cosa oggi più prevedibile. Per dividere i rischi le nostre imprese devono impegnarsi per essere ovunque, sul maggior numero possibile di mercati. Quelli tradizionali, alcuni dei quali come gli Stati Uniti ed il Giappone, sono in ripresa, e quelli emergenti, che ultimamente hanno perso un po’ della loro allure, ma rimangono la parte del mondo che cresce di più. Dobbiamo in primis fare dell’Europa il nostro vero mercato domestico. Europa, non dimentichiamolo, che secondo i dati di Altagamma, è con la Russia, il primo mercato del lusso al mondo”.
Il Vice Direttore di SMI (Sistema Moda Italia) Mauro Chezzi ha denunciato come l’industria manifatturiera e tessile in Italia senta l’attuale Governo troppo distante: “Alle buone intenzioni non sono seguiti i fatti – ha sottolineato a ESG89 – Chiediamo un maggiore impegno nel ‘Made in’ e che il Governo si adoperi a fondo per quello che per noi è il tema principale, ovvero l’introduzione dell’obbligo della marchiatura d’origine. Un’iniziativa a costo zero ma con evidenti ricadute positive prima di tutto per il consumatore. Questo significa trasparenza e non protezionismo”.
Luca Mirabassi Presidente e Ad di Sterne International Spa, nota azienda umbra ha spiegato che: “Il 2013 per la nostra società conferma il trend di crescita iniziato nel 2011. Il nostro fatturato si è chiuso con un +10%. Anche nell’anno 2014 prevediamo una crescita”. Tutto ciò è stato possibile grazie a una strategia scelta e attuata già dal 2010 e cioè di puntare ogni investimento e sforzo su tre elementi fondamentali: prodotto con qualità certificata, “i nostri prodotti hanno 2 certificazioni, la prima sulla tracciabilità del processo produttivo, la seconda sulla non nocività dei prodotti utilizzati rilasciata dall’ Associazione Tessile e Salute”. Innovazione: “formazione dei giovani, brevetto microchip, nuova struttura produttiva, metodi innovativi più adatti alla continua evoluzione del mercato”. Investimenti dati da: “flagship store, nuovi showroom, nuovi temporary showroom”. Questi tre fattori hanno portato l’azienda a concludere contratti con importanti partners: koreani, taiwanesi, giapponesi e russi. L’export è in crescita e coinvolge l 85% dei prodotti dell’azienda.
“Preferirei non commentare la politica industriale nazionale – spiega Mirabassi – abbiamo bisogno di un’azione chiara, forte e precisa, verso le aziende che hanno saputo innovarsi, rimanere sul mercato e magari crescere come la nostra che purtroppo non riescono ad essere competitive neanche rispetto ad altre aziende europee come ad esempio quelle francesi e tedesche. I costi infatti di energia, lavoro, finanziari e di tassazione sono più alti rispetto a quelli dei nostri competitors europei. La sola cosa che mi sento di chiedere è di poterci dare la possibilità di competere. Per l’export ritengo che i prodotti certificati con alta qualità, artigianalità e creatività hanno possibilità di trovare spazi in tutti i mercati internazionali anche europei ed anzi riscontrano un rinnovato interesse per il vero prodotto made in Italy”.
“Il comparto – conclude Giovanni Giorgetti, Ceo di Esg89 -, salvo qualche rara eccezione, sta dimostrando vitalità, innovazione, creatività e buone prospettive, anche nella nostra regione. L'export è la via maestra per migliorare i numeri di bilancio. Il made in Italy è da sempre sinonimo del lusso e il made in Umbria ne è un esempio concreto.
Sull’auspicata ripresa dei consumi interni e sulle condizioni di lavoro degli imprenditori italiani, ormai da considerarsi dei veri e propri ‘eroi’, si dovrà impegnare sin da subito il nuovo Governo Renzi al fine di evitare che anche il cuore della manifattura prenda la strada della delocalizzazione massiva”.