Quattro sindaci delle città più grandi del ‘cratere’ del terremoto contro la legge di conversione del terzo decreto legge (quello del Governo Gentiloni) sul sisma, approvato dalla Camera giovedì scorso ed atteso al vaglio del Senato la prossima settimana. Dove però non dovrebbero esserci particolari modifiche, pena il rischio di far decadere il decreto legge, che deve essere convertito entro il 10 aprile.
Richieste Anci respinte – “Siamo profondamente insoddisfatti del testo del Decreto Sisma Ter approvato dalla Camera in sede di conversione. Sono stati respinti tutti gli emendamenti provenienti dall’Anci (Associazione dei Comuni), sollecitati dagli enti locali, per sostenere i Comuni del cratere per quanto riguarda i vincoli di finanza pubblica: modifiche e integrazioni indispensabili affinché i sindaci possano svolgere quel ruolo attivo che, pure, il decreto per altri versi dichiara di voler stimolare”. Sono le parole del Sindaco di Spoleto Fabrizio Cardarelli che, in un comunicato congiunto insieme ai sindaci di Ascoli Piceno (Guido Castelli), Teramo (Maurizio Brucchi) e Macerata (Romano Carancini), ha manifestato tutta la propria insoddisfazione rispetto ai contenuti del Decreto approvato la scorsa settimana dalla Camera dei Deputati.
Comuni a rischio dissesto finanziario – “I Comuni possono e devono essere – sottolineano i quattro primi cittadini – gli agenti pubblici protagonisti del complesso processo di ricostruzione e, dopo tante incertezze, le autorità nazionali sembrano aver finalmente accettato questo elementare principio. Ciò potrà accadere, tuttavia, solo se Comuni del cratere verranno preservati dai rischi di un dissesto finanziario causato dalle implicazioni finanziarie del sisma. Avevamo chiesto al Governo e alla Camera che fosse garantito ai Comuni del cratere la deroga all’obbligo del parere di bilancio (ex Patto di Stabilità) per il triennio 2017-2019. Intervento – hanno aggiunto i Sindaci di Spoleto, Ascoli Piceno, Macerata e Teramo – assolutamente necessario che, dove non introdotto, potrebbe determinare effetti paradossali, come l’impossibilità tecnica per i sindaci di spendere i soldi ricevuti per effetto di donazioni. Avevamo anche evidenziato l’esigenza non negoziabile di prevedere, anche per il 2017, un realistico effetto compensativo a fronte dello slittamento rateale del pagamento dei tributi comunali dell’anno in corso. Senza queste elementari integrazioni normative, i Comuni soffriranno enormi problemi in termini di equilibri di cassa anche alla luce della necessità di anticipare risorse per il pagamento degli interventi in somma urgenza susseguitisi negli ultimi mesi. Infine avevamo richiesto specifici interventi normativi che prevedessero il ristoro integrale, o quantomeno parametrizzato, anche del minor gettito della tassa rifiuti“.
Imu e Tari, nodo rimborsi – “Ad oggi è previsto, senza che siano noti tempi e modalità, il ristoro del mancato gettito Imu per gli immobili inagibili. Stesso meccanismo dovrebbe essere previsto per la Tari, perché i contratti di raccolta e smaltimento dei rifiuti non subiscono riduzioni nella prestazione del servizio proporzionale rispetto a quanto, per effetto delle ordinanze di sgombro, i contribuenti chiedono la cancellazione del tributo. A fronte di queste richieste la Camera ha preferito far finta di niente. La palla adesso passa al Senato – hanno concluso i quattro sindaci – che deve scegliere se devastare la capacità operativa dei Comuni e territori vittime della più grave crisi sismica che l’Italia abbia mai ricordato dal 1703 a oggi, oppure consentirci di aiutare la nostra gente. Chiederemo al presidente dell’Anci De Caro di sostenere con determinazione questa nostra battaglia, che è la battaglia di tutti. Se qualcuno vuole davvero aiutare le popolazioni colpite dal sisma, è ora di dimostrarlo”.