Gianluca Rossi pronto a lasciare il Partito democratico? Che ci siano defezioni in arrivo all’interno del Pd è indubbio, anche se per ora tutti rimangono alla finestra in attesa che nelle prossime ore qualcosa possa cambiare. E’ questo il primo terremoto politico, in Umbria, della Notte dei lunghi coltelli, che ha epurato dalle liste elettorali gli invisi al Grande capo Renzi, catapultando a Terni – Spoleto, nel collegio uninominale per la Camera, l’ex ministro del Lavoro Cesare Damiano.
E proprio a Terni, città che sta vivendo il dramma politico (e non solo) del dissesto comunale, Renzi ha messo in atto la vendetta verso i fedelissimi di Orlando, usando l’apriscatola rosso dell’area Damiano. Perché se a Perugia il destino della collega Valeria Cardinali era legato allo scontro Bocci vs Leonelli – Marini, a Terni la conferma di Rossi era data abbastanza sicura.
E invece, la bocciatura è arrivata nella notte. Ma sembra che addirittura fosse stata decisa ben da prima. Tant’è che Damiano nella corsa per la Camera ha preso il posto, all’ultimo momento, alla giovane neo segretaria del partito Sara Giovannelli.
Insomma, Rossi non era proprio contemplato. Neanche per il duello per il Senato. Anche qui, la scelta di Simonetta Mignozzetti è stata decisa direttamente da Roma (o meglio, da Firenze e comunicata a Roma). Pure in questo caso, forse non si è trattato di un asso tirato fuori dalla manica dopo il forfait delle minoranze nel partito, ma di una mossa ben studiata. Mignozzetti compariva fino a qualche tempo fa come vice prefetto aggiunto di Terni, ma nel sito della Prefettura ternana ora non compare più nell’organigramma. Il salto in politica, dunque, magari era pronto da un po’.
Rossi ci ha pensato su solo qualche ora, giusto per provare a capire cosa fosse successo. E poi, l’idea che ha preso piede, dopo il confronto con i suoi, è di iniziare l’exit strategy, pensando di abbandonare in primis l’associazione orlandiana Dems (Democrazia europa società). Per ore un messaggio in una chat politica aveva lasciato intendere che addirittura si considerasse ormai fuori dal partito dal quale si è sentito tradito. Cosa accadrà veramente si vedrà nei prossimi giorni. Del resto le dimissioni degli uomini Pd a Terni (vedi caso Di Girolamo) sono sempre con un finale da thriller.
Ufficialmente, Gianluca Rossi lascia il suo commento a Facebook, smorzando i toni dalla sua pagina politica. “Ringrazio quanti in queste ore mi stanno manifestando amicizia e stima politica. Credo che il Pd – scrive sul social network – abbia scelto persone degnissime, capaci a rappresentarlo alle prossime elezioni politiche. Comprendo e condivido, tuttavia, le ragioni che inducono a criticare metodo e modalità di selezione delle candidature. Cinque anni fa accettai di candidarmi alle primarie perché mi fu chiesto di tentare di ridare a questa città un parlamentare del Partito Democratico perso quattro anni prima, ed è stato un privilegio grandissimo rappresentare questa comunità. Anche oggi avevo riconfermato la disponibilità, ma alla sola condizione di essere espressione della provincia di Terni e non il fedele rappresentante di una corrente. Così non è stato, me ne dispiaccio ma coerentemente a ciò non ho alcun rammarico. Auguro buon lavoro e in bocca al lupo a tutti i candidati del Partito democratico in Umbria”.
Poco prima, dall’associazione orlandiana Dems (Democrazia europa società) della provincia di Terni era arrivata una dura presa di posizione contro “le modalità e gli esiti della composizione delle liste in Umbria“. Nel mirino proprio l’esclusione di Valeria Cardinali e Gianluca Rossi “e la risultante rappresentanza del nostro territorio”. “Per quanto ci riguarda abbiamo condiviso il percorso della Federazione provinciale del Pd che, andando oltre l’appartenenza ad aree interne, in modo lineare aveva avanzato le proposte di due candidature che partissero da quella del senatore uscente Gianluca Rossi, per un giudizio positivo sul suo lavoro parlamentare e il suo radicamento e conoscenza delle problematiche territoriali, che ha sempre rappresentato nel suo ruolo. Percorso, questo, che è stato delegittimato dai livelli nazionali e regionali del partito, che non hanno inteso garantire adeguato pluralismo nelle liste. Vogliamo sottolineare che i nomi attualmente candidati non sono stati minimamente discussi nelle sedi formali del Pd.
Per quanto riguarda l’area a cui fa riferimento DEMS, ci sembra ulteriormente grave che sia rappresentata da una figura, Cesare Damiano, che, seppur di assoluto rispetto e valore, non ha alcun legame con il nostro territorio e non nasce dentro percorsi condivisi nella nostra esperienza politica nell’area Orlando. Abbiamo aderito a DEMS anche sulla base di un’idea di partito che fosse alternativa alla pratica di selezionare sulla base della fedeltà e catapultare candidati senza alcuna condivisione con i territori e le persone, fuori da percorsi democratici e trasparenti. Sulla base di questa idea ci aspettiamo una conseguente coerenza, da qui valuteremo il nostro permanere nell’associazione che fa riferimento al Ministro Orlando”.
Ma oltre allo scontro tra correnti del Pd, nel Ternano si assiste anche a quello dei territori, con San Gemini che si ritrova “centru de lu munnu” più di Foligno. Oltre a Damiano, che il cuore ha legato alla città delle acque, scorrendo il listino per il Senato al terzo posto compare il nome di Leonardo Grimani, vice sindaco di San Gemini. E considerando che il capolista sarebbe proprio Renzi, Grimani potrebbe partire di fatto al secondo posto. Due nomi buoni, dunque. Non male per una cittadina di 5mila abitanti. Che si ritrova più rappresentata di Orvieto, Narni, Amelia. Dove il Pd è colorato evidentemente troppo di rosso per i gusti di Renzi. Non così a Fabro, con il sindaco Maurizio Terzino che strappa l’ultimo posto utile nella lista.
Dalle parti di Liberi e Uguali sono pronti alla campagna acquisti. Nel centrodestra e tra i grillini, invece, si leccano i baffi.
Nel tardo pomeriggio di sabato arriva anche la nota della segreteria provinciale del PD ternano, che “esprime contrarietà e sconcerto in merito alle liste elettorali dell’Umbria, approvate nel corso della notte dalla direzione nazionale. La nostra assemblea – sostengono dal Partito democratico provinciale – è stata tra le poche realtà che ha dato vita ad un percorso lineare e trasparente con il quale, all’unanimità, si è approvato un documento con una proposta precisa, che andava ben oltre dinamiche di componenti interne, esprimendo una valutazione positiva per il lavoro del senatore uscente Gianluca Rossi, ritenendo di partire dalla sua ricandidatura e avanzando contestualmente al Partito Democratico Nazionale e Regionale la richiesta di poter disporre di due candidature.
Nessuno dei nomi in lista che afferiscono a questa provincia è stato condiviso nelle sedi del partito territoriale, in particolare quelli collocati nei primi posti delle liste proporzionali e nei due collegi comprendenti la nostra provincia. Le decisioni assunte dal nazionale, con un avallo del livello regionale, sono passate per meccanismi non trasparenti e rappresentano una delegittimazione degli organismi e del percorso democratico da noi costruito, attraverso scelte incomprensibili dalle quali chiediamo di tornare indietro.
Scelte avulse dalle comunità che dovremmo rappresentare e premianti dall’esterno figure uscite sconfitte dai recenti passaggi congressuali. La complessa situazione politica del paese e la difficile situazione locale, in particolare della città di Terni, avrebbero richiesto una maggiore attenzione ed un maggior rispetto di un percorso condiviso e di un partito chiamato in tutto il territorio provinciale ad un lavoro importante per la ricerca del consenso al Pd.
A Terni servivano scelte comprensibili dalla comunità, che aiutassero a superare le attuali difficoltà di una città che è sempre stata perno della Regione. Non intendiamo sottovalutare e soprassedere rispetto a quanto avvenuto che certamente rende più difficile un lavoro teso al coinvolgimento di tutte le energie che il Pd esprime sul territorio. Per queste ragioni, la segreteria provinciale, avendo a cuore l’esito delle politiche del 4 marzo e la sua incidenza sugli imminenti appuntamenti elettorali amministrativi, che coinvolgeranno i nostri territori, chiede alla segreteria regionale e nazionale di valutare la possibilità di ritornare sulle proprie decisioni nei tempi utili premiando i rappresentanti del territorio, come in queste ore esponenti nazionali del PD stanno dando esempio in varie parti di Italia. Tutto questo per scongiurare il prevalere di forze di destra e populiste che riteniamo dannose per il paese”.