Carlo Vantaggioli
Altro che “sull’orlo di una crisi di nervi”. I nervi, in casa del piddì di Spoleto, cominciano a saltare come i grilli, meglio come le ranocchie, e a fare le prime vittime: il segretario del partito che governa la città, Andrea Bartocci, ha annunciato infatti le dimissioni dalla carica al termine di una infuocata assemblea tenutasi l’altra sera nella sede di viale Trento e Trieste. La decisione è stata solo comunicata a voce, con tanto di sbattuta di porta finale, ma fino a questo momento non sembrano esserci ripensamenti. Il cellulare di Bartocci poi squilla a vuoto e non c’è altro mezzo per raggiungerlo.
Che sarebbe stata un incontro ‘pesante’ lo si sapeva, ma in pochi pensavano che martedì sera sarebbe finita così. Una trentina i presenti: c’era il segretario provinciale del partito Dante Andrea Rossi, i consiglieri provinciali Capitani e Zampa, alcuni consiglieri comunali (ma non tutti), i rappresentanti di alcune sezioni del comprensorio (ma non tutte) e una metà buona della giunta (ovvero Benedetti, Cerasini, Cintioli e Lezi; assenti Cerami, Proietti e Vargiu). Gli interventi sono stati all’insegna della critica su tutto e tutti, a dimostrazione che piddì e amministratori di riferimento stanno vivendo una fase ‘buia’. Di sondaggi non ce ne sono, ma la popolarità è in calo evidente. Ne è una prova l’andamento della Festa Pd a San Venanzo: sabato scorso, dicono i bene informati, il ristorante ha incassato poco più di 300 euro, più o meno una 15na di persone. Con buona pace della cooperativa cui è stato affidata la cucina. Ieri sera a Terni, per fare un paragone, la cucina del Pd, nonostante il maltempo, ha incassato più di 4mila euro. Di volontari poi a Spoleto, da sempre la forza motrice dell’evento politico di fine estate, non c’è neanche traccia.
L’organizzazione langue da tutte le parti: migliaia dei tradizionali libretti informativi sarebbero rimasti negli scatoloni mentre ci si sarebbe dimenticati di invitare all’evento anche il segretario regionale Bottini. Insomma, ad un millimetro dal baratro. E’ evidente che Bartocci e pochi altri non possono fare tutto da soli.
Ma non è l’unico grattacapo. Più di tutto pesa la situazione del ‘governo’ della città. La ‘rivoluzione benedettiana', avviata dopo il fin troppo lungo ‘congelamento’ delle deleghe degli assessori, rischia di trasformarsi in un bagno di sangue: Cintioli e Lezi, i più colpiti dal rimpasto politico-amministrativo, sono furibondi e attendono ancora risposte dal primo cittadino (l’altra sera però la Lezi ha parlato e messo in chiaro la sua posizione); Proietti non ha digerito l’ennesimo cambio di incarico; Cerami ha preso in qualche modo le distanze dal primo cittadino, forse perché ha saputo che nei pensieri di quest’ultimo c’era quello di affidare la Cultura proprio al segretario Bartocci. Certo se Benedetti si aspettava un passo indietro dell’assessore-sceneggiatore si è sbagliato di grosso, perché Cerami -nonostante gli scarsi successi, solo in minima parte attutiti dalla ristrettezza di risorse economiche ricevute – è intenzionato a finire il proprio mandato. Il rimpasto delle deleghe non è poi affatto piaciuto neanche alle associazioni di categoria, da Confcom a Confesercenti, che hanno usato anche parole al vetriolo nei confronti del n 1del palazzo. C’è poi il ‘nodo’ legato ai burocrati, a quei dirigenti comunali che da tempo, se non remano contro, sembrano poco disposti a stare in barca. Una bazzecola che non funzioni neanche il sito internet dei democratici di Spoleto. Su tutto questo si sono concentrati gli interventi che alla fine hanno fatto sbottare il segretario: “da oggi non sono più segretario, porto a termine la Festa e arrivederci a tutti” avrebbe detto infilando le scale.
Sotto il profilo squisitamente politico l'azione del comune sembra addirittura isolata: se l’onorevole Bocci è sempre più lontano da quello che un tempo era il suo pupillo, qualche distanza sembrano averla presa anche gli esponenti che fanno capo all’onorevole Sereni. Restano, per fortuna, i rapporti con la governatrice Marini che sono sì “buoni, ma non certo stretti e fiduciari”. Insomma a Spoleto comincia ad esserci un problema di ‘manico’: a quello politico potrebbe pensarci il segretario Lamberto Bottini (a questo punto non è da escludersi un commissariamento del Partito, il secondo negli ultimi 7 anni), ma quello amministrativo resta un problema del sindaco. Il quale, pur potendo ancora contare sulla maggioranza del consiglio comunale, o almeno così sembra, dovrà muoversi di gran carriera per salvare sia la capra che i cavoli. Perché in città, ormai da giorni, c’è chi giura che all’interno del piddì siano più di uno quelli disposti a non mangiare il panettone.
Aggiornato alle 14.03
(Foto: archivio Tuttoggi.info)
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