Quando la notte tra il 23 e il 24 agosto il terremoto ha distrutto San Pellegrino di Norcia e la sua casa, Daniele stava già combattendo contro un altro ‘mostro’, un tumore. Aveva deciso che se fosse riuscito a sconfiggere il cancro avrebbe compiuto il Cammino di Santiago, il percorso che a piedi porta fino a Santiago da Compostela. Dopo un mese in tenda, convivendo con le terapie, ce l’ha fatta. Ed oggi sta preparando il viaggio con un obiettivo diverso: tenere accesi i riflettori sul suo paese e sulla sequenza sismica che ha devastato il centro Italia.
Lisa, di Preci, invece aveva un ristorante a Visso, rimasto isolato dopo una frana; le scosse di ottobre lo hanno reso inagibile e l’hanno portata a ridisegnare la sua vita. Arianna quella notte era al mare, e quando è tornata a Norcia ha trovato tutto sottosopra ma la sua vita era proseguita come sempre, fino al 30 ottobre, quando è cambiato tutto. Ilaria e Lorenzo avevano scelto la Valnerina, e in particolare San Pellegrino di Norcia, per trasferirsi ed aprire un’azienda agricola biologica, investendo tutti i loro risparmi; un anno fa però il sisma ha spazzato via i loro investimenti. Grazie alla solidarietà di tante persone – anche se minata da episodi di sciacallaggio – sono riusciti a ripartire.
Ogni abitante della Valnerina porta con sé è una storia che parla di paura per quel “mostro”, il terremoto, con cui è costretta a convivere praticamente da sempre, ma anche forza di volontà, coraggio, ripartenza. E ad un anno da quando tutto ha avuto inizio, mentre le istituzioni tracciano il loro bilancio e si annuncia l’arrivo di un nuovo commissario per la ricostruzione e mentre nella giornata di oggi sono previste varie iniziative in Umbria (qui il programma), le storie di ciascuno diventano un simbolo ed un esempio, mentre la terra – in Italia e nel mondo – continua a tremare e lo farà sempre, nella consapevolezza che contro le forze della natura ci si deve solo attrezzare per conviverci.
“Mi chiamo Daniele Franchi sono un ragazzo di 25 anni abito a San Pellegrino di Norcia uno dei paesi colpiti fortemente dal terremoto. Ho deciso di fare il cammino di Santiago di Compostela perché mi ero promesso che se mi salvavo da una brutta malattia sarei partito. E poi trovandomi come molte persone colpito dal terremoto del 24 agosto e 30 ottobre 2016, vorrei portare la mia testimonianza lungo il cammino di quello che è successo e della situazione attuale che stiamo vivendo nelle zone terremotate. Aggiornerò le persone che mi seguono su questa pagina Facebook quando troverò una linea wifi disponibile nei posti in cui mi fermo“. Scrive così sulla pagina Facebook che ha aperto qualche settimana fa per raccontare la sua storia.
Daniele è di San Pellegrino di Norcia, il paese epicentro delle due scosse di 5.1 e 5.4 gradi avvenute alle 4.32 ed alle 4.33 del 24 agosto, un’ora dopo quella di 6 gradi di magnitudo con epicentro nei pressi di Accumoli, che ha distrutto Amatrice ed Arquata del Tronto. Gli abitanti di San Pellegrino si sono salvati solo perché dopo la prima fortissima scossa sono usciti tutti di casa; un’ora dopo il paese era tutto completamente inagibile. Ma quando il terremoto è passato, Daniele Franchi, nonostante la giovane età, stava già combattendo contro una grave malattia. Ha continuato a farlo mentre una tenda è divenuta la sua casa, lì al campo della protezione civile di San Pellegrino. Finché a fine settembre ha finalmente smesso le terapie contro il tumore: almeno quel mostro era stato sconfitto. “È stata una situazione parecchio complicata” racconta il 25enne, che per settimane si è diviso tra tendopoli e ospedale. “Avevo già programmato che se fossi guarito sarei partito per il cammino di Santiago, poi ci si è messo il terremoto, e così ho deciso di farlo ora per due motivi: per me stesso e per riaccendere i riflettori su quello che abbiamo vissuto e sulla mia terra”.
“Il 24 agosto il ristorante non aveva subito danni, ma siamo stati chiusi 20 giorni a causa della prima chiusura della statale 209 Valnerina per una frana” racconta. La “Taverna del Ponte” aveva quindi riaperto i battenti, fino a che le scosse di fine ottobre lo hanno reso inagibile, mentre la strada per Visso veniva resa impraticabile (lo è ancora, dopo 10 mesi) da un’intera montagna franata. “Abbiamo aspettato qualche mese, per capire il da farsi”. A dicembre, durante gli incontri operativi sulla delocalizzazione delle attività economiche, Lisa Maria Cetorelli pone il suo problema: vuole delocalizzare in Umbria, a Preci (dove tra l’altro ha sede la sua ditta individuale), il ristorante; la legge permette di poterlo fare nel comune confinante. A febbraio arriva l’ok per la struttura emergenziale, di 150 metri quadrati. “Ad oggi però non è partita nemmeno l’urbanizzazione dell’area, c’è un rimpallo tra Regione Umbria e Regione Marche”. Una situazione anomala, quella di Lisa, che si trova ad affrontarla da sola, visto che nessun altro è nelle sue stesse condizioni. E nessuno, soprattutto, le fa sapere niente. Nel frattempo la giovane decide di darsi da fare, non può più rimanere ferma ed anche i 5mila euro una tantum concessi alle aziende non le sono stati erogati dall’Inps “non so perché, eppure sono stata una delle prime a presentare domanda”.
Un’altra storia di caparbietà, seppure le difficoltà non sono finite, anzi, è quella di Ilaria Amici e Lorenzo Battistini. Dopo esser cresciuti nel Lazio ed un’esperienza in Australia, la coppia di trentenni è approdata a San Pellegrino di Norcia nel 2015 con un sogno: aprire un’azienda agricola.
“Mio padre è di San Pellegrino, amavano queste terre e due anni fa ci siamo trasferiti qui” racconta Ilaria, la cui voce trasuda entusiasmo ed ottimismo nonostante le mille difficoltà. Nei primi mesi del 2016 i due giovani costituiscono la società Bosco Torto, si espongono economicamente, investendo i loro risparmi nell’acquisto di terreni, strumentazioni agricole e sementi. “Abbiamo acquistato una grande fornitura di bulbi di zafferano, avevamo delle cascine che stavano ristrutturando per fare un laboratorio per la lavorazione dello zafferano: eravamo pronti, i lavori sarebbero finiti a metà settembre”. Ma il destino è beffardo e quella terra che loro amano tanto gli gioca un bruttissimo scherzo. San Pellegrino di Norcia diventa il simbolo del sisma in Umbria, all’interno di un territorio che il 24 agosto in gran parte sembra aver retto e che è pronto a ripartire.
“E’ stato un anno lunghissimo, eterno, ma siamo rimasti scioccati dall’aiuto ottenuto, sia dai singoli cittadini, con gli acquisti solidali, che da altri: Legambiente ci ha scelto per un progetto che ci ha aiutato ad acquistare i primi macchinari utili a lavorare i campi, i nostri li abbiamo persi tutti. Un’azienda di Varese invece ci sta aiutando nella ricostruzione del laboratorio de localizzato: avevamo un terreno idoneo, stiamo attendendo l’ok per l’ultima pratica che però non arriva, speriamo di averlo ad ottobre”. Ma oltre all’aiuto economico, Ilaria e Lorenzo di aiuto ne hanno avuto tantissimo anche materiale: “Il 24 agosto c’erano 40mila euro di bulbi di zafferano, 20 quintali, nel nostro magazzino danneggiato dal terremoto, i vigili del fuoco di Assisi sono riusciti ad estrarli tutti, ma poi è iniziata l’epopea per trovare dove metterli. Ci ha aiutato un ragazzo di Ospedaletto, che ci ha messo a disposizione un magazzino. Siamo riusciti a metterli a dimora quasi tutti, tranne una piccola parte che ci hanno rubato”. Ilaria non perde mai la fiducia, nonostante le difficoltà costanti, una vera e propria lotta contro i mulini a vento. Dopo il terremoto è arrivato l’inverno più rigido degli ultimi anni, la neve, il gelo, poi l’estate caldissima, la siccità e l’acqua che a San Pellegrino di Norcia non c’è: “Ogni cosa ne ha scatenate altre mille, ma alla fine ce la stiamo facendo. Avevamo lasciato solo le coltivazioni che con la brina notturna si salvano, anche se non pensavamo che avremmo dovuto fare i conti con quattro mesi di siccità”. Così la resa dei prodotti (oltre allo zafferano i due si sono concentrati sull’aglio nero) è stata minima. “Ma noi ci diciamo: ci sono aziende che devono attendere 10 anni per fare tutta questa esperienza, noi invece le abbiamo già provate tutte e speriamo che ci possa tornare utile in futuro”.