Terremoto

Terremoto e ricostruzione, Errani a Spoleto “Dare la colpa alla politica non serve”

“Prendetevela con la politica, ma se vogliamo ricostruire ci vuole un progetto comunitario, dove dentro ci sono le istituzioni, le forze economiche ed i cittadini. Sennò dare la colpa a qualcuno non ci risolverà nessun problema. Ci vuole un sussulto di comunità e di disponibilità ad assumersi reciprocamente delle responsabilità, altrimenti non ce la faremo. A dirlo è stato questa mattina Vasco Errani, commissario straordinario  per la ricostruzione, ospite a Spoleto del convegno “Ricostruiamo?” organizzato da Cgil, Cisl e Uil all’hotel Albornoz.

Entro 10 giorni ordinanza per ricostruzione pesante

“Siamo tutti convinti – ha esordito Errani – almeno di un punto: il terremoto che abbiamo di fronte ha una caratteristica del tutto inedita e prima lo capiamo, meglio è. Noi siamo di fronte – ha evidenziato – all’evento più significativo degli ultimi 100 anni, nella sua dimensione più distruttivo degli ultimi 100 anni, più ampio dal punto di vista della diffusione territoriale ed allo stesso tempo in un territorio del tutto particolare, quello delle aree interne del centro Nord e della montagna. Tutto ciò ci deve far comprendere alcune cose: primo, ricostruire questo territorio significa ridefinire un nuovo modello di crescita  e sviluppo. Ricostruire e rimettere su le pietre è un conto, rimettere in piedi un territorio già attraversato da processi di spopolamento molto significativi un altro. Dobbiamo provare a farlo insieme, costruendo una prospettiva oggi e domani. Questa dinamica del tutto particolare del terremoto ha creato e crea un’oggettiva difficoltà: la paura, la mancanza di prospettiva. Il terremoto è così. Questa concatenazione di eventi rende sempre più difficile il processo. Ci vuole un sussulto di comunità e di disponibilità – ha evidenziato il commissario straordinario – ad assumersi reciprocamente delle responsabilità, altrimenti non ce la faremo”. Errani ha quindi annunciato l’emanazione, entro 10 giorni, dell’attesa ordinanza per la ricostruzione pesante, che era stata prevista entro fine gennaio e poi è slittata in seguito agli ultimi eventi sismici.

Tra le cose a cui prestare attenzione durante questa complessa opera, c’è la microzonazione dei terreni, “necessaria perché i diversi tipi di terreno hanno un’accelerazione diversa per il sisma”, ma anche l’evitare di ricostruire qualcosa di finto. “La ricostruzione – ha detto – deve diventare un’opportunità per fare un salto culturale, bisogna discutere con la popolazione”. Errani si è anche detto pronto a riconoscere i propri errori ed a cambiare eventuali ordinanze sbagliate. E poi particolare attenzione in questo percorso ad evitare infiltrazioni mafiose. Infine un’attenzione speciale a chi non rispetta le regole, chiedendo alle imprese ed ai professionisti di fare loro in primis da garanti e segnalare cosa non va.

Marini: scuole italiane vietano gite in Umbria e Marche

Prima dell’intervento di Errani, che ha parlato poco prima delle 13, dopo una lunghissima mattinata di interventi, è stata la presidente della Regione Catiuscia Marini a parlare per quasi un’ora, evidenziando criticità, proposte e prospettive. Con qualche malumore manifestato da un cittadino, che si è scagliato contro il politichese e l’assenza di rapidità negli interventi delle istituzioni.

La governatrice ha ricordato che sul fronte turistico, dopo il 24 agosto, “già i dati di fine ottobre sarebbero stati dei dati migliorativi, visto che avevamo una fase dell’emergenza più limitata ed anche una impostazione di un lavoro di recupero della situazione turistica, ma con il 30 ottobre tutto è stato radicalmente diverso. L’intento di questo incontro – ha osservato – è quello di condividere un percorso, ma anche informazioni ed uno stato reale della situazione che sono il presupposto per impostare il lavoro comune che ci serve”. La Marini ha ricordato che si sta agendo parallelamente su più fronti: il lavoro di gestione dell’emergenza (ancora in corso per l’assistenza alla popolazione), l’avvio del percorso della ricostruzione, ma anche la “costruzione di un progetto economico che tenga conto della divisione della situazione tra aree più direttamente interessate dai danni fisici che da quelle che stanno subendo un effetto indiretto pesante”. In Umbria – ha ricordato – ci sono circa 5mila persone complessivamente fuori dalle case, circa 1.500 in strutture ricettive, di cui 600 nell’area del cratere e 900 che sono ancora in strutture al di fuori, ma stanno pian piano rientrando.

La basilica ferita di Assisi, simbolo del terremoto del 1997 – ha osservato la presidente della giunta regionale – non è la ferita di distruzione e demolizione totale di gran parte del patrimonio dei beni culturali più simbolico della Valnerina che abbiamo visto con questo sisma”. La Marini ha quindi ricordato la necessità di demolire intere frazioni, come San Pellegrino e Castelluccio di Norcia e Avendita di Cascia, che  “ci impongono un modello della gestione diverso e distinto che richiederà una modalità di tempi e ricostruzione adeguato. Ma è una sfida che non possiamo rinunciare a percorrere”. E una ricostruzione di qualità sarà importante anche “per comunicare nel medio e lungo periodo”: “sarà fondamentale poter dire che questo territorio, abituato a convivere con il terremoto, lo è anche con il massimo della sicurezza”. Per quanto riguarda il riconoscimento del danno indiretto, “una misura economica si può costruire con più forme. Il nostro problema è come far reggere alle imprese piccole, familiari, una fase transitoria, che è quella emergenziale, rilanciare comunicativamente il territorio. Abbiamo anche bisogno che le scosse smettano” ha ammesso la Marini, ricordando quanto accaduto la scorsa settimana: la sera c’è stato l’esordio dello spot in tv con Sgarbi di promozione dell’Umbria e la mattina dopo la scossa di Spoleto, notizia con cui ha aperto il Tg1. E la governatrice ha anche rivelato che “molti uffici scolastici regionali hanno emanato delle circolari per dire alle scuole di non scegliere l’Umbria e le Marche come destinazioni per le gite scolastiche. Una scelta in realtà che probabilmente avremmo fatto tutti a parti invertite”. Quanto alla possibilità dei Comuni di ridurre Imu e Tari, Catiuscia Marini ha spiegato che le iniziative dei sindaci “hanno bisogno di misure compensative del Governo, c’è bisogno di dare copertura finanziaria a entrate che i comuni non percepiscono”.

Le richieste dei sindacati: mondo del lavoro vuole ruolo centrale

A quattro mesi dal sisma di ottobre, possiamo dire di essere ancora nella fase dell’emergenza”: era  partita proprio da questa considerazione preoccupata l’analisi di Cgil, Cisl e Uil dell’Umbria che oggi hanno chiamato a raccolta istituzioni, associazioni datoriali e cittadinanza a Spoleto, per fare il punto sulla situazione delle aree colpite dai terremoti del 2016 e avanzare proposte per delineare una strategia condivisa di rilancio territoriale. I tre sindacati umbri hanno presentato alla presidente della Regione Catiuscia Marini e al commissario straordinario per la ricostruzione Vasco Errani il punto di vista del mondo del lavoro, che rivendica un ruolo centrale nella ricostruzione, “che non è solo quella degli edifici, ma è prima di tutto sociale ed occupazionale”. Nella relazione unitaria Cgil, Cisl e Uil sono partite dalle criticità e dai ritardi, sottolineando come la ricostruzione sembri ancora “ben lontana dall’iniziare”, con molti cittadini che “si sono affidati all’iniziativa autonoma” e “la consegna dei containers collettivi che è rallentata”, tanto che “dei dodici previsti per Norcia e Cascia ne sono stati consegnati meno della metà”. Per non parlare della viabilità, “che ha mostrato tutta la sua fragilità, e rischia di penalizzare ulteriormente tutta la zona del cratere, per il prossimo futuro”. Altro aspetto preoccupante, secondo Cgil, Cisl e Uil, è quello dello spopolamento, “fenomeno testimoniato anche dai dati sulla frequenza scolastica, in netto calo rispetto all’anno precedente”. Anche da un punto di vista economico le preoccupazioni dei tre sindacati umbri sono forti: praticamente tutti i settori sono stati interessati, dall’agroalimentare al turismo, dal pubblico impiego al sistema del credito e via dicendo. Da qui l’appello rivolto al sistema imprenditoriale, presente all’iniziativa di Spoleto con le principali associazioni datoriali umbre: “Se imprenditori sono disponibili a ricostruire muri, che si faccia anche lo sforzo di ricostruire lavoro nelle aree del sisma”.

Importante, secondo Cgil, Cisl e Uil anche fare tesoro dell’esperienza del sisma del 1997. In particolare alcuni aspetti specifici: il Durc con congruità (documento unico di regolarità contributiva), che ha permesso una ricostruzione senza morti sul lavoro e limitato fortemente le infiltrazioni del malaffare, oltre ad una spesa finale inferiore a quella preventivata. “Dopo il ‘97 oltre 16mila cantieri aperti hanno permesso di far rientrare nelle loro case oltre 22mila persone che erano rimaste senza tetto – hanno ricordato i sindacati – ovviamente il sistema economico e sociale odierno è ben diverso da quello di allora e questo ci costringe a contestualizzare con attenzione gli strumenti per la ricostruzione”. Di qui la richiesta rivolta in particolare al commissario Errani: “Chiediamo urgentemente tavoli territoriali specifici, anche di settore, perché non è possibile che la gestione resti in capo alle sole istituzioni centrali”. Insomma, per Cgil, Cisl e Uil la via di uscita “deve essere necessariamente quella di ridare voce a livello locale”.

La situazione anomala di Spoleto

Tra la situazione delle aziende e dei cittadini situati nel cratere e quelli fuori, che stanno subendo – per lo meno sul fronte turistico – un danno indiretto, c’è la situazione della città di Spoleto, anomala perché nel cratere soltanto in parte. A fare la voce grossa sul problema sono stati prima il sindaco Fabrizio Cardarelli e poi il presidente di Confcommercio e ConSpoleto Tommaso Barbanera. Il primo cittadino ha ricordato che attualmente ci sono 370 nuclei familiari (circa 850 persone) fuori casa. Ben 6.500 sono state le richieste di sopralluogo, di cui 2.251 oggetto di verifiche con scheda Aedes e 2.016 con procedura Fast, mentre ne rimangono 2.400 ancora da effettuarecon pericolo per i cittadini che dentro quegli edifici ci vivono o ci lavorano”. La stima di Cardarelli è che al termine delle verifiche gli sfollati spoletini possano raggiungere quota 1.200. Nel mirino le diverse procedure adottate dal commissario straordinario per i Comuni nel cratere sopra i 30mila abitanti, tra cui appunto Spoleto.

Ad oggi  – ha aggiunto il primo cittadino – non sappiamo ancora come e quando potremo affrontare le problematiche legate agli interventi. Abbiamo chiese, palazzi storici, il centro congressuale del Complesso Monumentale di San Nicolò e la Basilica di San Salvatore patrimonio Unesco ancora inutilizzabili: vi garantisco che amministrare una città in queste condizioni è difficilissimo. Le modalità di ricostruzione in Umbria dopo il terremoto del 1997 sono state un modello da esportare, perché l’autonomia che veniva concessa permetteva di rispondere in maniera più efficace e puntuale alle esigenze del territorio. Da parte nostra c’è sempre la massima disponibilità a collaborare per la ricostruzione, ma servono regole più agili. Ad esempio non si capisce qual è l’istituto giuridico che permette di differenziare le misure di sostegno al reddito e alle imprese sulla base del numero di abitanti, penalizzando città come Spoleto che ne hanno più di 30.000”. 

Il sindaco, che al termine del convegno ha consegnato al commissario Errani un report riepilogativo della situazione post terremoto a Spoleto, ha fatto il punto anche sui danni indiretti. “A partire da settembre nelle strutture ricettive, sia alberghiere che extra alberghiere, è stato registrato un calo crescente delle prenotazioni e, conseguentemente, una fortissima diminuzione degli arrivi. Si è passati da un -17.68% del mese di settembre, ad un picco pari a -43,10% di dicembre. L’impatto del terremoto sui flussi turistici ha avuto ripercussioni negative anche per quanto riguarda il numero dei visitatori nei musei della città – ha aggiunto Cardarelli – facendo registrare una flessione che, nel periodo natalizio, ha superato in alcuni casi il 70%. A questo si è aggiunta l’impossibilità di garantire alcuni spazi inizialmente destinati all’organizzazione di eventi culturali e sportivi che, a partire dal mese di novembre gli organizzatori sono stati costretti ad annullare. Questo a dimostrazione che, oltre al danno materiale, la città sta subendo un contraccolpo pesantissimo in termini di mancate prenotazioni e presenze. Auspichiamo quindi l’istituzione del risarcimento del danno indiretto, affinché le attività danneggiate dal punto di vista economico dal ripetersi degli eventi sismici possano essere sostenute”.

A prendere la parola è stato anche Tommaso Barbanera, che ha invitato i rappresentanti istituzionali presenti a fare un giro per il centro storico e parlare con commercianti e ristoratori, rimasti senza lavoro per l’assenza di flussi turistici. “Se non ci rendiamo conto di questo, – ha evidenziato – non possiamo capire quali sono le criticità della categoria che ne sta risentendo in maniera spasmodica. A Spoleto ci sono 140 ristoranti, un numero tre volte superiore alla media nazionale. Siamo stati inascoltati, qualcuno ci ha anche deriso. Solo dopo 4 mesi si parla finalmente di danno indiretto, che noi da subito chiediamo venga riconosciuto. Le attività di Spoleto non riescono a sopravvivere, perché vivono solo di indotto turistico. Esigo di sapere quali risposte dobbiamo dare  a queste attività in difficoltà sul territorio. Siamo noi il futuro dell’Italia e della nostra Regione, ma non abbiamo sentore che ripresa possa avvenire a breve. Occorre mettere in campo delle misure per permettere alle imprese di poter superare questo periodo difficile”.

Tulli: aiutateci a mantenere i posti di lavoro

Piuttosto provocatorio è stato invece l’intervento del presidente della Camera di commercio di Perugia, Giorgio Mencaroni, tra i tanti rappresentanti del mondo del lavoro intervenuti durante l’intensa mattinata. Il presidente della Ccia ha evidenziato in primis l’importanza di “far ripartire la parte sana del territorio”, ma anche di una corretta comunicazione. Per questo ha ricordato che “abbiamo fatto un’azione nei confronti di Mediaset e TgCom24 di diffida per erronea informazione. Il 18 gennaio ero a Roma, ho sentito scosse violentissime, ci sono stati 2 percorsi della metropolitana bloccati, uffici interrotti. Eppure ho visto riparlare del terremoto dell’Umbria e di Perugia, ma non ho sentito parlare di Viterbo che magari lo ha sentito meglio di noi. L’informazione non corretta fa più danno di quella non corretta”. Poi la richiesta di nominare “un commissario straordinario per la comunicazione” e la critica al Governo col nuovo decreto che “non prende in considerazione minimamente i nostri problemi”. Da Mencaroni anche la richiesta di calcolare i mancati introiti facendo una media sui bilanci degli ultimi tre anni e dando una franchigia nel 2017, che possa essere del 15-20%, “cifre marginali ma che ci danno la speranza di sopravvivere”.

Da più associazioni è arrivata anche la richiesta ai Comuni di ridurre Imu e tassa sui rifiuti. Mentre ben diversa è la situazione dell’agroalimentare dipinta dal presidente della Coldiretti Agabiti: “Per le festività natalizie, le iniziative messe in campo in tutta Italia hanno consentito di non perdere il quote di mercato, anzi in qualche contesto abbiamo dovuto correre dietro a qualche opportunista. Paradossalmente i danni più gravi li abbiamo nelle zone fuori dal cratere, negli agriturismi, punti vendita diretti. Abbiamo un crollo vicino al 100% delle presenze”.

A spingere sulla sicurezza dei lavoratori è stata la presidente di Confindustria Spoleto – Valnerina Laura Tulli. “I sindacati oggi – ha sottolineato – hanno un ruolo importante: far sì che le nostre imprese possano garantire il mantenimento dei posti di lavoro. Né la cassa integrazione né la busta pesante risolvono i problemi delle nostre imprese oggi: hanno bisogno di sostegni, di essere affiancate e sostenute. Serve un intervento più forte, nell’ambito del cuneo fiscale e dei tributi. Non si può pensare che le  imprese che oggi non stanno lavorando possano pagare tributi al 100%. E poi l’appello agli enti deputati a sicurezza nei luoghi di lavoro: “Bisogna avere le risorse adatte per far sì che le nostre imprese siano sicure e puntare su una ricostruzione sostenibile, volta a far rilanciare il nostro territorio, le  imprese, a sostenere imprenditori che vogliano investire nei nostri territori. Ma prima di tutto le imprese oggi in piedi devono essere sostenute e non possiamo transigere su questo”.

(modificato alle 19:45)