“Prendetevela con la politica, ma se vogliamo ricostruire ci vuole un progetto comunitario, dove dentro ci sono le istituzioni, le forze economiche ed i cittadini. Sennò dare la colpa a qualcuno non ci risolverà nessun problema. Ci vuole un sussulto di comunità e di disponibilità ad assumersi reciprocamente delle responsabilità, altrimenti non ce la faremo“. A dirlo è stato questa mattina Vasco Errani, commissario straordinario per la ricostruzione, ospite a Spoleto del convegno “Ricostruiamo?” organizzato da Cgil, Cisl e Uil all’hotel Albornoz.
Tra le cose a cui prestare attenzione durante questa complessa opera, c’è la microzonazione dei terreni, “necessaria perché i diversi tipi di terreno hanno un’accelerazione diversa per il sisma”, ma anche l’evitare di ricostruire qualcosa di finto. “La ricostruzione – ha detto – deve diventare un’opportunità per fare un salto culturale, bisogna discutere con la popolazione”. Errani si è anche detto pronto a riconoscere i propri errori ed a cambiare eventuali ordinanze sbagliate. E poi particolare attenzione in questo percorso ad evitare infiltrazioni mafiose. Infine un’attenzione speciale a chi non rispetta le regole, chiedendo alle imprese ed ai professionisti di fare loro in primis da garanti e segnalare cosa non va.
La governatrice ha ricordato che sul fronte turistico, dopo il 24 agosto, “già i dati di fine ottobre sarebbero stati dei dati migliorativi, visto che avevamo una fase dell’emergenza più limitata ed anche una impostazione di un lavoro di recupero della situazione turistica, ma con il 30 ottobre tutto è stato radicalmente diverso. L’intento di questo incontro – ha osservato – è quello di condividere un percorso, ma anche informazioni ed uno stato reale della situazione che sono il presupposto per impostare il lavoro comune che ci serve”. La Marini ha ricordato che si sta agendo parallelamente su più fronti: il lavoro di gestione dell’emergenza (ancora in corso per l’assistenza alla popolazione), l’avvio del percorso della ricostruzione, ma anche la “costruzione di un progetto economico che tenga conto della divisione della situazione tra aree più direttamente interessate dai danni fisici che da quelle che stanno subendo un effetto indiretto pesante”. In Umbria – ha ricordato – ci sono circa 5mila persone complessivamente fuori dalle case, circa 1.500 in strutture ricettive, di cui 600 nell’area del cratere e 900 che sono ancora in strutture al di fuori, ma stanno pian piano rientrando.
Importante, secondo Cgil, Cisl e Uil anche fare tesoro dell’esperienza del sisma del 1997. In particolare alcuni aspetti specifici: il Durc con congruità (documento unico di regolarità contributiva), che ha permesso una ricostruzione senza morti sul lavoro e limitato fortemente le infiltrazioni del malaffare, oltre ad una spesa finale inferiore a quella preventivata. “Dopo il ‘97 oltre 16mila cantieri aperti hanno permesso di far rientrare nelle loro case oltre 22mila persone che erano rimaste senza tetto – hanno ricordato i sindacati – ovviamente il sistema economico e sociale odierno è ben diverso da quello di allora e questo ci costringe a contestualizzare con attenzione gli strumenti per la ricostruzione”. Di qui la richiesta rivolta in particolare al commissario Errani: “Chiediamo urgentemente tavoli territoriali specifici, anche di settore, perché non è possibile che la gestione resti in capo alle sole istituzioni centrali”. Insomma, per Cgil, Cisl e Uil la via di uscita “deve essere necessariamente quella di ridare voce a livello locale”.
Tra la situazione delle aziende e dei cittadini situati nel cratere e quelli fuori, che stanno subendo – per lo meno sul fronte turistico – un danno indiretto, c’è la situazione della città di Spoleto, anomala perché nel cratere soltanto in parte. A fare la voce grossa sul problema sono stati prima il sindaco Fabrizio Cardarelli e poi il presidente di Confcommercio e ConSpoleto Tommaso Barbanera. Il primo cittadino ha ricordato che attualmente ci sono 370 nuclei familiari (circa 850 persone) fuori casa. Ben 6.500 sono state le richieste di sopralluogo, di cui 2.251 oggetto di verifiche con scheda Aedes e 2.016 con procedura Fast, mentre ne rimangono 2.400 ancora da effettuare “con pericolo per i cittadini che dentro quegli edifici ci vivono o ci lavorano”. La stima di Cardarelli è che al termine delle verifiche gli sfollati spoletini possano raggiungere quota 1.200. Nel mirino le diverse procedure adottate dal commissario straordinario per i Comuni nel cratere sopra i 30mila abitanti, tra cui appunto Spoleto.
“Ad oggi – ha aggiunto il primo cittadino – non sappiamo ancora come e quando potremo affrontare le problematiche legate agli interventi. Abbiamo chiese, palazzi storici, il centro congressuale del Complesso Monumentale di San Nicolò e la Basilica di San Salvatore patrimonio Unesco ancora inutilizzabili: vi garantisco che amministrare una città in queste condizioni è difficilissimo. Le modalità di ricostruzione in Umbria dopo il terremoto del 1997 sono state un modello da esportare, perché l’autonomia che veniva concessa permetteva di rispondere in maniera più efficace e puntuale alle esigenze del territorio. Da parte nostra c’è sempre la massima disponibilità a collaborare per la ricostruzione, ma servono regole più agili. Ad esempio non si capisce qual è l’istituto giuridico che permette di differenziare le misure di sostegno al reddito e alle imprese sulla base del numero di abitanti, penalizzando città come Spoleto che ne hanno più di 30.000”.
Il sindaco, che al termine del convegno ha consegnato al commissario Errani un report riepilogativo della situazione post terremoto a Spoleto, ha fatto il punto anche sui danni indiretti. “A partire da settembre nelle strutture ricettive, sia alberghiere che extra alberghiere, è stato registrato un calo crescente delle prenotazioni e, conseguentemente, una fortissima diminuzione degli arrivi. Si è passati da un -17.68% del mese di settembre, ad un picco pari a -43,10% di dicembre. L’impatto del terremoto sui flussi turistici ha avuto ripercussioni negative anche per quanto riguarda il numero dei visitatori nei musei della città – ha aggiunto Cardarelli – facendo registrare una flessione che, nel periodo natalizio, ha superato in alcuni casi il 70%. A questo si è aggiunta l’impossibilità di garantire alcuni spazi inizialmente destinati all’organizzazione di eventi culturali e sportivi che, a partire dal mese di novembre gli organizzatori sono stati costretti ad annullare. Questo a dimostrazione che, oltre al danno materiale, la città sta subendo un contraccolpo pesantissimo in termini di mancate prenotazioni e presenze. Auspichiamo quindi l’istituzione del risarcimento del danno indiretto, affinché le attività danneggiate dal punto di vista economico dal ripetersi degli eventi sismici possano essere sostenute”.
A prendere la parola è stato anche Tommaso Barbanera, che ha invitato i rappresentanti istituzionali presenti a fare un giro per il centro storico e parlare con commercianti e ristoratori, rimasti senza lavoro per l’assenza di flussi turistici. “Se non ci rendiamo conto di questo, – ha evidenziato – non possiamo capire quali sono le criticità della categoria che ne sta risentendo in maniera spasmodica. A Spoleto ci sono 140 ristoranti, un numero tre volte superiore alla media nazionale. Siamo stati inascoltati, qualcuno ci ha anche deriso. Solo dopo 4 mesi si parla finalmente di danno indiretto, che noi da subito chiediamo venga riconosciuto. Le attività di Spoleto non riescono a sopravvivere, perché vivono solo di indotto turistico. Esigo di sapere quali risposte dobbiamo dare a queste attività in difficoltà sul territorio. Siamo noi il futuro dell’Italia e della nostra Regione, ma non abbiamo sentore che ripresa possa avvenire a breve. Occorre mettere in campo delle misure per permettere alle imprese di poter superare questo periodo difficile”.
Piuttosto provocatorio è stato invece l’intervento del presidente della Camera di commercio di Perugia, Giorgio Mencaroni, tra i tanti rappresentanti del mondo del lavoro intervenuti durante l’intensa mattinata. Il presidente della Ccia ha evidenziato in primis l’importanza di “far ripartire la parte sana del territorio”, ma anche di una corretta comunicazione. Per questo ha ricordato che “abbiamo fatto un’azione nei confronti di Mediaset e TgCom24 di diffida per erronea informazione. Il 18 gennaio ero a Roma, ho sentito scosse violentissime, ci sono stati 2 percorsi della metropolitana bloccati, uffici interrotti. Eppure ho visto riparlare del terremoto dell’Umbria e di Perugia, ma non ho sentito parlare di Viterbo che magari lo ha sentito meglio di noi. L’informazione non corretta fa più danno di quella non corretta”. Poi la richiesta di nominare “un commissario straordinario per la comunicazione” e la critica al Governo col nuovo decreto che “non prende in considerazione minimamente i nostri problemi”. Da Mencaroni anche la richiesta di calcolare i mancati introiti facendo una media sui bilanci degli ultimi tre anni e dando una franchigia nel 2017, che possa essere del 15-20%, “cifre marginali ma che ci danno la speranza di sopravvivere”.
Da più associazioni è arrivata anche la richiesta ai Comuni di ridurre Imu e tassa sui rifiuti. Mentre ben diversa è la situazione dell’agroalimentare dipinta dal presidente della Coldiretti Agabiti: “Per le festività natalizie, le iniziative messe in campo in tutta Italia hanno consentito di non perdere il quote di mercato, anzi in qualche contesto abbiamo dovuto correre dietro a qualche opportunista. Paradossalmente i danni più gravi li abbiamo nelle zone fuori dal cratere, negli agriturismi, punti vendita diretti. Abbiamo un crollo vicino al 100% delle presenze”.
A spingere sulla sicurezza dei lavoratori è stata la presidente di Confindustria Spoleto – Valnerina Laura Tulli. “I sindacati oggi – ha sottolineato – hanno un ruolo importante: far sì che le nostre imprese possano garantire il mantenimento dei posti di lavoro. Né la cassa integrazione né la busta pesante risolvono i problemi delle nostre imprese oggi: hanno bisogno di sostegni, di essere affiancate e sostenute. Serve un intervento più forte, nell’ambito del cuneo fiscale e dei tributi. Non si può pensare che le imprese che oggi non stanno lavorando possano pagare tributi al 100%”. E poi l’appello agli enti deputati a sicurezza nei luoghi di lavoro: “Bisogna avere le risorse adatte per far sì che le nostre imprese siano sicure e puntare su una ricostruzione sostenibile, volta a far rilanciare il nostro territorio, le imprese, a sostenere imprenditori che vogliano investire nei nostri territori. Ma prima di tutto le imprese oggi in piedi devono essere sostenute e non possiamo transigere su questo”.
(modificato alle 19:45)