Con circa 30 minuti di ritardo, ecco che il professor Vittorio Sgarbi varca l’entrata della nuova sede per l’Arpa di Terni, situata nei pressi l’ex “Tulipano” di Borgo Rivo, in via Carlo Alberto Dalla Chiesa n°32.
Ad aprire l’incontro di “Arte e Ambiente” è stato Svedo Piccioni, Direttore generale di Arpa Umbria: “Con quest’ultimo incontro si chiude il ciclo d’iniziative che Arpa aveva iniziato, ricordiamo il tema degli insegnamenti industriali, l’uso dei laghi per fini idroelettrici ed infine quello di oggi “Arte, Paesaggi e Ambiente, affrontato da Sgarbi. – aggiunge Svedo Piccioni – Inoltre l’Arpa mira a promuovere la cultura per l’ambiente, lascio la parola al professore”.
Tra gli applausi del pubblico presente in sala, ecco che prende la parola Vittorio Sgarbi: “Il tema che mi è stato proposto ieri sera è quello dell’arte, che mi piace rivivere con tutti voi attraverso le immagini delle diapositive”. In tutto 29 le opere d’arte illustrate e commentate in ordine cronologico, incentrate sulla rappresentazione dei paesaggi e su come l’arte stessa ha raccontato nei secoli l’ambiente.
“Ho pensato di partire da due dipinti di Giovanni Bellini, “Pala di San Giobbe” e “Pala di Castelfranco”, vediamo come queste due grandi opere vengono messe in relazione con “La Tempesta” di Giorgione. Una parte del paesaggio dipinta nella Pala di Castelfranco diviene il soggetto de La Tempesta. Osserviamo come il volto della Madonna, della “Pietà” di Bellini, appaia segnato dal tempo, contrariamente alla “Pietà” di Michelangelo. Interessante – aggiunge Sgarbi – è la scomposizione dei personaggi nell’ opera “Allegoria Sacra” dello stesso Bellini, che anticipano la struttura della classica Pala d’Altare “Sacra Conversazione”. Successivamente intorno al 1510 Tiziano rivoluziona il concetto di spazio, rendendolo idilliaco per ‘amori tradizionali’. Nel 1615 abbiamo il ‘Guercino’, con “Paesaggio con donne bagnanti”, intende rappresentare un paesaggio del tutto privo di allegorie. Nello stesso anno Lorraine e Poussin dipingono l’Italia su sfondo visionario”.
“Spostandoci dalla Francia all’Inghilterra, – continua Vittorio Sgarbi – John Constable in “Il Campo di Grano”, esprime la sua concezione di paesaggio moderno, anticipando l’Impressionismo. William Turner rivoluziona la visione di Constable sottolineando la natura matrigna che sovrasta l’uomo. Visione sublime, romantica e meno drammatica è quella di Friedrich, ricordiamo il suo capolavoro “Viandante sul mare di nebbia”, in cui l’osservatore diviene spettatore e non protagonista del fenomeno della natura indomabile di Turner.
“Ci avviciniamo al periodo Fascista con Giorgio De Chirico, caratterizzato da un ritorno al razionale. Nel ‘900, Morandi ha una visione quasi astratta del mondo, una veduta insolita dei paesaggi. Per concludere, – dice il professor Sgarbi – ‘Bellotto’, analizza il paesaggio tranquillo di Varese, e non posso farvi notare altro se non che viviamo in un luogo meraviglioso come italiani, in una veduta simile a quella di Bellotto, molto più innovativa”.
Dopo aver concluso le sue ‘lecture’, il pubblico è stato invitato a recarsi nella nuova Biblioteca Arpa di Terni, in compagnia di Vittorio Sgarbi.