Riccardo Foglietta
In occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne anche Piazza della Repubblica si è tinta di rosso: si è tenuta ieri pomeriggio, infatti, la manifestazione di protesta organizzata dall’associazione di promozione sociale Terni Donne. “Rosso è il colore dell’energia – ha spiegato una manifestante – di chi non abbassa la testa, di chi grida forte il proprio dissenso.” Focalizzare l’attenzione pubblica sul tema del femminicidio e, in particolare, sulla qualità dell’intervento istituzionale nell’affrontare il problema, un intervento ritenuto drammaticamente “inadeguato”: questo l’obiettivo principale dell’iniziativa.
Le azioni di protesta erano iniziate già nel primo pomeriggio: una delegazione dell’associazione Terni Donne, infatti, è intervenuta al consiglio comunale chiedendo alle istituzioni di mantenere gli impegni presi dall’amministrazione locale nel 2009, quando venne votato un atto di indirizzo finalizzato a contrastare i fenomeni di violenza tramite l’istituzione di una Casa delle donne e di un Centro antiviolenza.
Successivamente, intorno alle ore 18:00, le partecipanti all’iniziativa si sono ritrovate in piazza vestite di nero, con indosso guanti o accessori rossi, disponendosi in ordine sparso con le braccia incrociate e mantenendo per circa tre minuti un silenzio totale, rotto soltanto dalle parole chiave della protesta, recitate in coro: libertà, condivisione, diritti, dignità. “Siamo convinte – si legge in un estratto dell’appello che è servito a lanciare lo sciopero nazionale delle donne, a cui è ricollegabile l’iniziativa di ieri – che solo un’azione forte possa indurre il nostro Paese a una riflessione seria sulle relazioni tra i generi, sul potere e le sue dinamiche di sopraffazione. Uno “sciopero” generale e generalizzato contro il femminicidio per ridare peso alla politica delle donne, riprendere in mano le pratiche e i percorsi dei femminismi che in questi anni hanno lavorato sulle molteplici forme della violenza e dare un segnale chiaro e inequivocabile riconoscendo che solo una Cultura antirazzista, antifascista e non sessista può produrre un nuovo modo di pensare e vivere le relazioni fra i sessi.”
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