Sul restauro del Teatro Verdi si è perso tempo, ma ora la politica è pronta a fare sul serio: lo dicono sia la maggioranza che l’opposizione del Comune di Terni che oggi pomeriggio stanno discutendo – insieme ai cittadini – dell’annoso tema durante un consiglio straordinario aperto (convocato su richiesta dei gruppi di opposizione). Peccato che potrebbe essere troppo tardi. L’animato dibattito (e scontro) va in scena proprio mentre stanno per partire i lavori per 2,9 milioni di euro, finanziati dal Comune di Terni e dalla Regione Umbria. Con una particolarità: soltanto dopo l’appalto, come ha di fatto ammesso l’assessore ai lavori pubblici Stefano Bucari, si è definito di fatto il progetto, o meglio lo schema dell’intervento. Mentre lo studio di fattibilità sul futuro del Teatro Verdi verrà fatto solo successivamente ai lavori.
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Ad aprire il pomeriggio di dibattito è stata la presentazione di due atti di indirizzo, il primo da parte del consigliere di I love Terni Melasecche, l’altro da parte dei capigruppo di maggioranza e presentato dal capogruppo Pd Cavicchioli. E se Melasecche ha puntato il dito sugli errori del passato, spingendo sul recupero del progetto dell’architetto Luigi Poletti contro quello di cui si parla attualmente, Cavicchioli ha invece sollecitato la necessità di un sostegno da parte dei privati. Tirando per la giacchetta la Fondazione Cassa di Risparmio di Terni (ma anche Regione Umbria). Su tutto, però, c’è il fatto che sono stati assegnati i lavori e la (interessante) discussione di questo pomeriggio rischia di essere completamente inutile.
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“Il nostro obiettivo è quello di ridare un teatro alla città, non un cinema-teatro” ha evidenziato l’assessore Bucari, che ha voluto fare chiarezza prima di aprire il dibattito pubblico. “Tutti noi stiamo lavorando per dare un teatro a questa città, obiettivo su cui questa amministrazione non si è mai tirata indietro. Il Verdi rimane un simbolo di questa città”. Il Comune, ha quindi spiegato l’assessore, ha messo in campo 1,4 milioni di euro, a cui si aggiungono 1,5 milioni di compartecipazione da parte della Regione Umbria: “Siamo dovuti intervenire sulla riqualificazione per motivi legati a sicurezza ed alla incolumità dei cittadini. È stato quindi fatto un intervento per evitare il crollo del pronao, mentre da alcune indagini effettuate è emersa una criticità statica e strutturale, che ha visto la realizzazione di un progetto che vede un primo stralcio di 2,9 euro ed un secondo successivo di 4,3 milioni”. Quanto all’assenza di un ‘progetto’ (Bucari ha ammesso che soltanto dopo l’affidamento dell’appalto è stato definito qual è lo schema di intervento e le altezze, “la sagoma del futuro teatro”), è stato spiegato che “si tratta di una procedura regolare”. I lavori del primo stralcio dureranno circa un anno. “Una volta definito l’intervento che riguarda la ristrutturazione, con la nuova torre scenica ed il consolidamento copertura, – ha aggiunto l’assessore comunale – poi ci troveremo nelle condizioni di definire uno studio di fattibilità, che vede una prosecuzione della riqualificazione del teatro”.
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E proprio sulla necessità di rivedere l’iter, di pensare prima ad un progetto complessivo e poi di iniziare i lavori, sono intervenuti diversi cittadini e professionisti in particolare. A prendere la parola è stato poi l’artista Giampaolo Teofoli, che ha invitato a rifare il Teatro Verdi “come l’ha voluto l’ingegner Poletti, anche con tecnologie moderne. Bisogna rispettare la tradizione e la storia della città, altrimenti facciamo come la Cascata delle Marmore che è comparsa capovolta sullo spot andando in onda su Rai Uno durante il Festival Sanremo” (qui l’articolo sulla gaffe delle Marmore al contrario).
Tra professionisti del settore e rappresentanti di associazioni culturali, è spiccato l’intervento dell’architetto Valter Ballarini, a nome di TernIdeale: “Il mio obiettivo – ha spiegato – è di evitare che si porti avanti un’idea perdente. Riqualificazione non significa ripensare l’esistente, che è quello che invece andava fatto. Per rifare il teatro del Poletti bisogna ripensare quel volume, dargli dimensione com’era originariamente. Se noi facciamo il consolidamento dell’esistente, facciamo un grande errore”. E poi la critica sullo studio di fattibilità da fare dopo i lavori: “Bisogna farlo prima, poi in base a quello si possono prendere delle decisioni sensate. Quando parte un appalto, si mette in moto una macchina che poi va saputa guidare e si deve sapere dove si vuole andare. Allora dobbiamo fermarci, non possiamo continuare a fare errori. Al di là di contrapposizioni e delle responsabilità, cerchiamo di pensare a come interpretare quello che viene fuori da questa assemblea: la voglia di avere un teatro, un luogo dove fare anche cultura. Bisogna pensare però a come il mondo è cambiato e quante risorse ci vogliono. Ci vuole un progetto, ci vuole un modello di business. I finanziatori si trovano sulla base di un progetto, che se ben congegnato può necessariamente dare dei ritorni”.
Una posizione simile è stata quella espressa dall’architetto Paolo Leonelli: “Invito l’amministrazione a fermarsi con il progetto. Taglieremmo le gambe a quello del Poletti, che era un piano di più. Ho restaurato vari teatri in Umbria, – ha ricordato – come di Montecastello di Vibio”. Poi l’esempio di quanto si sta facendo a Rimini, con un altro dei tre teatri dell’architetto Ottocentesco in Italia (oltre a Fano e Terni, appunto). “Il mio invito è fermarsi, fino a quando non si è trovata una soluzione soddisfacente, sia per oggi che per domani. Il mondo del teatro oggi è in evoluzione pazzesca, ad esempio tutto il mondo del palcoscenico, che è completamente cambiato. Il Teatro Verdi secondo il progetto del Poletti è il più capiente dell’Umbria e potrebbe ridiventarle, è una struttura rarissima, come teatro all’italiana neoclassico, con colonne e cariatidi. Mentre una galleria dal punto di vista acustico è inconcepibile. È una cosa pazzesca – ha concluso Leonelli – che non si sia fatto prima un progetto e si riesca ad appaltare i lavori”.
Il consiglio comunale straordinario è servito anche a presentare il ‘comitato civico pro Teatro Verdi di Terni’, presieduto da Roberto Carelli, costituitosi spontaneamente qualche giorno fa ed i cui atti costitutivi sono stati depositati proprio oggi in Comune. E’ stato proprio Carelli ad illustrare gli obiettivi del gruppo, leggendone anche il manifesto. “E’ stato detto che il Comune – ha osservato – non ha mezzi finanziari per un certo tipo di teatro. Si è detto che si è aperti a tutti tipi di soluzioni, ma si è omesso di dire che certe soluzioni attuali possono influire sul futuro”. Notando anche che senza una progettazione complessiva è impossibile far arrivare i fondi necessari, tanto che alcuni finanziamenti disponibili sarebbero stati per questo dirottati su altri progetti. Quindi la richiesta di “ricostruire la torre scenica in modo da non precludere soluzioni architettoniche per l’aula” e di analizzare la “sostenibilità economica futura della struttura”.
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