Il Comando Stazione Forestale di Arrone (TR) del Corpo Forestale dello Stato , durante un servizio di vigilanza ambientale ha notato, in località Penna dei Cocchi del Comune di Terni, delle persone intente a caricare su un mezzo meccanico legna da ardere proveniente dal taglio di un bosco.
I successivi accertamenti effettuati sul posto e l’esame della numerosa documentazione successivamente acquisita presso i vari Uffici competenti, hanno condotto la Forestale ad eseguire il sequestro penale di gran parte dell’area interessata al taglio boschivo, comprese parecchie piante già abbattute e sezionate, e di un’altra area di bosco praticamente rasa al suolo e danneggiata per permettere il transito con mezzi meccanici. Tale operazione si è resa indispensabile al fine di evitare che il responsabile proseguisse a commerciare la legna da ardere, risultata non essere di sua proprietà ma appartenente al patrimonio del Comune di Terni.
Benchè l’ente avesse autorizzato, secondo le norme dettate per le Pubbliche Amministrazioni, il taglio di una sua particella di bosco, il titolare della ditta appaltatrice ha evidentemente sconfinato, cancellando con del terriccio e ridisegnandoli su piante più esterne i due cerchi di vernice rossa apposti dai tecnici comunali sul tronco delle piante che delimitavano il confine della parte di bosco autorizzata al taglio. L’uomo, inoltre, ha illecitamente aperto una “pista” di circa 800 metri di lunghezza per effettuare l’esbosco della legna mediante trattori, mentre l’autorizzazione al taglio prevedeva che questo dovesse essere effettuato con animali da soma, che non determinano danni all’ambiente.
Considerato tutto questo, in base alla normativa di settore vigente, il responsabile, titolare di una ditta boschiva di Avezzano (AQ) è stato denunciato a piede libero all’Autorità Giudiziaria competente per il reato di furto di legna mediante il taglio di un bosco di proprietà comunale, per avere effettuato dei movimenti di terreno in zona sottoposta a vincolo paesaggistico-ambientale e per alterazione di bellezze naturali all’interno di aree dichiarate di particolare interesse naturalistico ambientale. Rischia fino a dieci anni di reclusione e 27.000 euro di ammenda, oltre a varie sanzioni amministrative per un ammontare di circa 20.000 euro.