Sarà proiettato giovedì 18 dicembre alle ore 21.30 al Caos il mediometraggio “Se permettete parliamo di emozioni”, intervento formativo realizzato dai ragazzi del Centro Studi Manzoni con il patrocinio del Comune di Terni.
“La realizzazione di questo film – spiega la professoressa Francesca Capitani – è il pretesto per ottenere degli obiettivi specifici nel percorso educativo dei discenti. Il primo obiettivo in assoluto, è stato quello di creare consapevolezza del proprio Se in giovani che stanno affrontando un periodo di passaggio per diventare adulti a tutti gli effetti”. L’attività di problem solving, ovvero la capacità critica di risolvere problemi in un’attività completamente sconosciuta come la realizzazione di un film, ha aiutato i ragazzi ad avvicinarsi al piacere dello studio. “La dinamica è stata quella di far conoscere qualcosa di nuovo per ottenere un fine – aggiunge la docente – lo studio troppo spesso, viene vissuto come attività svuotata di senso, non utile. E risolvendo problemi, trovando soluzioni reali, trasformando la teoria in pratica e successivamente in prassi, in abitudine, i ragazzi hanno compreso che la conoscenza li aiuta nella vita quotidiana”.
“Secondo obiettivo da raggiungere -continua la prof. Capitani- era quello della gestione dei rapporti sociali. Fare gruppo, ma non tanto per farlo, piuttosto per ottenere qualcosa insieme. Questa fase di vita, che i ragazzi stanno vivendo, li porta a puntare le luci sui loro bisogni, sulle loro ragioni, sul loro protagonismo assoluto e il bisogno di far parte di un gruppo è generalmente solo un’esigenza di appartenenza non di condivisione. Complice anche una società individualistica che chiude invece di aprirsi all’altro. L’obiettivo dell’intervento formativo era quello di creare relazioni significative, di relazionare i ragazzi in modo corretto ed emozionale, piuttosto che occasionale e profittatore. Di insegnare al discente ad entrare in empatia con l’altro e sentirne le esigenze, capirne le ragioni e trovare un accordo. Lavorare in team non sono per divisione di compiti, quanto per accordi e condivisioni. Scegliere un leader liberamente per essere accompagnati verso la meta. Terzo obiettivo, più pragmatico, è stato quello di lavorare per scadenze, imparare il lavoro per obiettivi, rapportarsi con il mondo degli adulti per saper domandare. Parliamo di risultati ottenuti, pienamente conseguiti sul piano strettamente pedagogico e quindi formativo. Ma ciò che mi rende particolarmente orgogliosa è l’impegno, la devozione, la passione con cui i ragazzi si sono dedicati alla realizzazione del film e quindi al raggiungimento degli obiettivi. La caparbietà nelle decisioni da prendere. Se inizialmente le decisioni avvenivano sul piano del più forte, successivamente i ragazzi hanno cercato di trovare accordi, hanno riconosciuto la figura del leader che potesse trascinare il gruppo e facilitare le attività, hanno preso coscienza che quel lavoro apparteneva loro, tanto da difenderlo da chi non ne ha compresa l’importanza. Insomma, se è nato come un gioco per fare un’attività diversa, come dicono i ragazzi stessi, alla fine il lavoro è diventato un momento di crescita importante e significativa. Di soddisfazioni ne abbiamo raccolte tante, prima fra tutte quella di aver costruito un team e non era poi cosi facile”.
Del progetto i ragazzi dicono: ” “Se permettete parliamo di emozioni “ è nato come progetto formativo-didattico con lo scopo di farci scoprire cosa si intende per gruppo, relazionarci ad esso come elementi singoli e darci un obiettivo con scadenza. Come tutti i traguardi che si raggiungono con successo, la partenza non è stata affatto priva di difficoltà a causa dell’inesperienza che ha suscitato in noi il timore di sbagliare, di non essere compresi e di non riuscire a raggiungere lo scopo prefissato. Ma poi, abbiamo scoperto che il passo più duro era quello di metterci in gioco, di far sbocciare le nostre idee e quindi di dargli forma. E cosi abbiamo fatto! E vedendo su schermo le nostre idee e le nostre emozioni, abbiamo scoperto che l’obiettivo non era poi cosi irraggiungibile, anzi, era possibile, scoprendo frase per frase e scena per scena che per noi non era solo un progetto formativo ma una vera e propria esperienza di vita unica e irripetibile che ci ha dato la possibilità di lasciare un frammento d’anima d’ognuno di noi e di conoscerci sotto una nuova ottica, quella di non essere e pensare più come singoli di un gruppo, ma come un insieme”. Cosi definiscono il frutto del loro lavoro i ragazzi che hanno realizzato il mediometraggio, aggiungendo anche: “La nostra decisione di voler incentrare i temi sulle emozioni è scaturita dal voler tornare alle fondamenta della nostra vita, alle basi, alla semplicità insomma! La crisi, la disoccupazione , la corruzione e l’ingiustizia di oggi ci allontanano da ciò che più è reale , da ciò che conta veramente nella vita e per cosa vale veramente la pena combattere ed alzarsi dal letto ogni giorno. Per questo motivo abbiamo deciso di dividere il film in quattro scene che parlano dell’importanza di sentirsi liberi, di avere un lavoro, delle passioni da coltivare e degli amori per cui sognare”.