Nella mattinata di oggi gli agenti della Squadra Mobile Ternana e del Nucleo Speciale Polizia Valutaria della Guardia di Finanza di Roma hanno eseguito 3 misure cautelari ed 1 interdittiva, disposte dal G.I.P. Dr. Luigi Panariello, che ha accolto le richieste del P.M. Dott.ssa Elisabetta Massini.
I precedenti – Già nel mese di marzo erano state eseguite una serie di perquisizioni locali presso l’Istituto Diocesano per il Sostentamento per il Clero di Terni, il Comune di Narni, lo studio di un notaio ternano, la Curia e presso l’abitazione di G.L, e Z.P., due ex amministratori della Curia che nel corso degli anni hanno effettuato un’infinità di operazioni immobiliari, finite poi sotto la lente di ingrandimento degli investigatori.
In particolare, nello scorso mese di marzo la ricerca si era concentrata sui documenti relativi alla compravendita del Castello di San Girolamo che aveva destato per le sue modalità poco chiare forti sospetti.
La documentazione acquisita nella circostanza dalla Squadra Mobile, grazie agli accertamenti effettuati dagli uomini del Nucleo Speciale Polizia Valutaria della Guardia di Finanza di Roma, hanno evidenziato un quadro probatorio inequivocabile circa la turbativa dell’asta pubblica relativa all’alienazione del complesso edilizio e delle relative pertinenze, indetto dal Comune di Narni il 1° ottobre 2010.
Le indagini – Nel corso delle indagini è stato appurato il ricorso ad una serie di mezzi fraudolenti, atti ideologicamente falsi, atti illeciti, comunicazioni tardive e proroghe richieste ad arte che hanno consentito l’assegnazione del complesso del Castello ad una società immobiliare pur non avendo la stessa i requisiti richiesti dal bando.
Infatti, il bando di gara subordinava l’alienazione dell’immobile alla realizzazione su di esso di una struttura turistico-ricettiva con relativo avvio dell’attività entro il termine di quattro anni decorrenti dal ritiro del permesso di costruire, fissando il prezzo base d’asta in 1.740.000 euro, di cui il 10% (174.000 euro) da versare come anticipo.
Aggiudicatario della gara con un’offerta economicamente più vantaggiosa è risultata la costituenda società formata, tra gli altri, dall’Istituto Diocesano per il Sostentamento del Clero, quale capofila di altre società costituite per l’occasione, tra cui una in particolare controllata in toto da due dei destinatari delle misure cautelari, ciascuno con una quota del 50% del capitale sociale, Z. P. e G.L. responsabili anche, a vario titolo, di importanti uffici della Diocesi di Terni, Narni ed Amelia.
Concluso il procedimento amministrativo della vendita, viziato come detto da varie e numerose anomalie, in fase di preparazione dell’atto definitivo di compravendita veniva comunicata l’uscita dalla costituenda società di acquisto e gestione dell’Istituto Diocesano Sostentamento del Clero (che già aveva comunque versato un importante anticipo) e l’assunzione del ruolo di capofila da parte della società gestita da Z.P. E G.L. che avrebbero assunto la proprietà esclusiva dell’immobile.
L’ATI di imprese offerenti, con l’uscita dell’Istituto Diocesano, veniva a perdere i requisiti essenziali per partecipare alla gara (agli atti della procedura di gara risulta che la società ha prodotto autocertificazione circa il possesso dei mezzi finanziari atti a far fronte all’aggiudicazione, allegando copia del bilancio dell’anno 2009 – 2008 anche se si è poi appurato: lo stato di inattività della società sino al 01.12.2011; la pressoché totale assenza di costi e ricavi per entrambe le annualità; la mancanza di dipendenti), ciò nonostante, grazie anche alla complicità di alcuni amministratori locali del Comune di Narni, la procedura di acquisizione è andata avanti a favore della società di Z.P. e G.L .
Le indagini hanno altresì consentito di appurare che Z.P. e G.L, ancor prima che si perfezionasse l’atto e senza aver corrisposto l’importo stabilito per la compravendita al comune di Narni, garantito in questa fase da una fideiussione scaduta, hanno tentato in più occasioni di vendere ad un terzo in buona fede l’immobile e garantirsi il profitto dell’intera vendita senza aver “tirato fuori un centesimo”, poiché come già detto, l’anticipo era stato versato dalle altre imprese partecipanti all’ATI.
Il danno per il Comune di Narni sarebbe stato inevitabile e certo, se alcuni articoli di cronaca e un’interrogazione urgente a risposta scritta di un consigliere comunale non avessero fatto desistere i due, preoccupati per una possibile indagine, già tuttavia avviata da tempo all’epoca dei fatti.
Pur non vedendo realizzare totalmente i loro intenti, i due riuscivano a provvedere al pagamento dell’importo della vendita, impegnando ancora una volta la Curia (all’interno dalla quale, va ricordato, G.L. ricopriva l’incarico di Presidente dell’Istituto Diocesano per il Sostentamento del Clero) che versava, nonostante uscita dall’ATI, l’importo di oltre un milione di euro.
Nel contempo nessuna anomalia veniva rilevata dal Comune di Narni, nonostante l’obbligo previsto dal Bando di procedere a verificare in capo al soggetto aggiudicatario dei requisiti di ordine generale e l’evidente assenza di qualsivoglia requisito tecnico-organizzativo e della relativa capacità economico-finanziaria.
Gli atti relativi alla cessione del complesso “Castello di San Girolamo” sono stati stipulati dall’Amministrazione Comunale con la sola “Iniziative Immobiliari Srl” quale controparte in luogo della “IDS” che pur versava cospicui importi, lasciando quindi proprietà ai già citati Z.P. e G.L. che, visti naufragati i tentativi di rivendere immediatamente l’immobile, riprovavano a vendere lo stesso come è provato anche dall’articolo visibile su internet (si veda articolo datato lunedì 10.6.13 Narnionline dove si parla della vendita del Castello per 6.000.000 di euro, offerta predisposta da società immobiliari delegate all’uopo da Z.P.)
L’indagine ha impegnato per molti mesi gli uomini del Nucleo di Polizia Valutaria della Guardia di Finanza e della Polizia di Stato che, coordinati dal Sost. Procuratore della Repubblica Dott.ssa MASSINI, hanno sinergicamente portato avanti una complessa attività che ha evidenziato responsabilità gravi nei confronti degli odierni indagati, tutti a vario titolo coinvolti nelle attività relative alla vendita del Castello di San Girolamo.
Per tutti le accuse sono quelle di associazione a delinquere, avendo sfruttato: l’organizzazione aziendale di varie società che, nonostante inattive, sono state utilizzate, in assenza dei requisiti economico – finanziari e tecnico – organizzativi, per ottenere l’aggiudicazione attraverso altri mezzi fraudolenti del bando di gara per l’aggiudicazione del complesso immobiliare denominato Castello San Girolamo; l’organizzazione di mezzi e persone costituita da relazioni e contatti istituzionali tra G. L. e i vari amministratori del Comune di Narni sfruttando altresì le cariche ricoperte all’interno dell’Istituto Diocesano.
Le responsabilità debitamente graduate hanno dato luogo all’emissione di 3 misure cautelari in carcere, nei confronti di coloro che possono sicuramente qualificarsi quali soggetti che dirigevano ed organizzavano l’associazione, ideando e realizzando le strategie da porre in essere al fine di realizzare il reato di turbata libertà degli incanti, nonché quello di truffa. Si tratta di G. L. già direttore dell’Ufficio Tecnico della Curia di Terni-Narni-Amelia e Presidente dell’Istituto Diocesano per il Sostentamento per il Clero, al quale era già stato notificato l’avviso di garanzia per i reati di cui all’art. 110, 81 cpv, 640 co. 2, 323 e 326 comma 2 c.p., ritenuto responsabile dei reati di cui agli artt. 353, 640 comma 2° e 416 c. p.; Z. P. già Economo della Curia di Terni-Narni-Amelia, al quale era già stato notificato l’avviso di garanzia per i reati di cui agli artt. 110, 81 cpv, 640 co. 2 cp., ritenuto responsabile dei reati di cui agli artt. 353, 640 comma 2° e 416 c. p.; Z. A. Dirigente del Comune di Narni, al quale era già stato notificato l’avviso di garanzia per i reati di cui agli artt. 110, 81 cpv, 640 co. 2, 323 e 326 comma 2 c.p., ritenuto responsabile dei reati di cui agli artt. 353, 640 comma 2° e 416 c. p.
E’ stata, inoltre, applicata una misura interdittiva per la durata di 2 mesi, con la quale è stato vietato l’esercizio dell’attività professionale nei confronti di: P. G.L., professionista in Terni, al quale era già stato notificato l’avviso di garanzia per i reati di cui agli artt. 110, 81 cpv, 640 co. 2, 323 c.p.
I gravi indizi di colpevolezza a carico degli indagati, la sussistenza di un concreto pericolo che il bene oggetto della turbata libertà d’incanto possa essere ceduto a terzi in buona fede e l’inesistenza su di esso di vincoli e/o garanzie di sorta hanno determinato il P.M. titolare dell’indagine a richiedere e ottenere dal G.I.P anche un decreto di sequestro preventivo sull’immobile denominato Castello di San Girolamo, anch’esso eseguito nella mattinata odierna. Nel contesto delle indagini le attuali Autorità Diocesane hanno corrisposto con piena disponibilità, trasparenza e senso civico alle esigenze investigative.
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