Terni

Terni, salta voto bilancio | Imu al massimo e il Pd ‘salva’ maggioranza

Questa volta il numero legale c’è, ma il bilancio di previsione non è stato votato: il consiglio comunale di Terni, riunito nel pomeriggio di oggi 21 marzo, ha raggiunto il numero legale per lo svolgimento dell’assemblea che, nella giornata di ieri 20 marzo, era invece saltato nella seduta del Dup. Ma gli effetti sono stati chiari: il bilancio non è stato votato perché semplicemente non si può votare senza che prima sia stato approvato il Dup. Con l’assenza di ieri la maggioranza ha dunque fatto venire meno le condizioni per la votazione del bilancio di oggi, salvando, in parte, faccia e sindaco. Le delibere di oggi, infatti, sono state votate e, almeno per ora, l’esecutivo di Palazzo Spada, tra faide interne varie, porta avanti i lavori del consiglio comunale.

Le delibere votate in consiglio

Erano quattro le delibere oggetto di votazione: aree in ambito Peep e Paip da concedere in diritto di superficie o da cedere in proprietà e corrispettivi presunti per l’anno 2023; canone patrimoniale di occupazione, del suolo pubblico e di esposizione pubblicitaria e del canone mercatale; determinazione per l’esercizio 2023 delle aliquote Imu; determinazioni per l’esercizio 2023 dell’addizionale comunale Irpef.

Imu al massimo

Le aliquote Imu, anche per quest’anno, restano al massimo, così come era stato stabilito dall’Osl al momento della dichiarazione dello status di dissesto. Dura replica del consigliere Gentiletti che ha fatto notare come la minoranza “avrebbe dovuto risanare i debiti del Comune che, invece, sembrano essere raddoppiati rispetto a quelli lasciati dalla Giunta Di Girolamo”.

Prossima seduta il 7 aprile, il Pd ‘salva’ la destra

La maggioranza aveva presentato due emendamenti tecnici alla delibera di bilancio, circostanza che ha indotto il capogruppo del Pd, Francesco Filipponi, a chiedere chiarimenti al presidente del consiglio, Francesco Maria Ferranti e al segretario comunale: secondo quanto fatto notare dal capogruppo dem, infatti, devono passare venti giorni dal momento in cui si depositano emendamenti tecnici, tempistica che non era stata rispettata dal presidente del consiglio nell’intenzione di convocare la prossima seduta in tempi inferiori ai 20 giorni. Grazie alle osservazioni di possibile illegittimità dell’atto, il presidente, dando di fatto ragione a Filipponi, ha deciso di calendarizzare la prossima seduta al 7 aprile.