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Terni, salta atto su disabili in consiglio / Manca numero legale, gioca la Ternana / Consiglieri non rinunciano al gettone

Il presidente del consiglio comunale, Giuseppe Mascio, aveva spostato la seduta del consiglio di ieri dalle 9.00 alle 15.00, per risparmiare sul costo del personale del Comune, nell’ottica di una politica aderente all’attenta gestione di risorse di denaro pubblico. L’accordo era che la stessa seduta sarebbe durata ‘a oltranza’, cioè fino a quando tutti gli atti all’ordine del giorno non sarebbero stati votati.

Risultato? Verso le 19.30, il portavoce del M5S, Thomas De Luca, chiede la verifica del numero legale per continuare il consiglio, visto che le poltrone erano, in gran parte vuote, e neanche la metà degli atti erano stati discussi. Manca il numero legale. Motivo? Partita della Ternana, almeno per molti, ma secondo quanto riferito anche dallo stesso portavoce del M5S sembra proprio che alcuni consiglieri abbiano abbandonato la seduta per andare allo stadio “Liberati”.

Ecco gli atti non discussi: atto d’indirizzo (Piccinini) sul sito industriale dismesso di Papigno e la passerella TELFER; la discussione di una mozione (Filipponi) sulla piazza di Gabelletta; la discussione di un atto d’indirizzo (Trenta, Braghiroli, De Luca, Pasculli, Pococacio) sull’assistenza sociosanitaria indiretta; la discussione di un atto d’indirizzo (De Luca, Braghiroli,  Pasculli, Pococacio, Trenta) sull’imposta unica comunale (IUC) – regolamenti per la disciplina della tassa sui rifiuti (TARI) e il tributo per i servizi indivisibili (TASI) e modifiche al regolamento dell’attività tributaria e la regolamento per la disciplina dell’imposta municipale propria (IMU); la discussione di un atto d’indirizzo (Melasecche, Crescimbeni) sulla gestione rigorosa dei permessi per disabili ed altri permessi speciali.
Soprattutto quest’ultimo punto ha indignato il M5S, sempre presente fino alla fine, in quanto alla seduta erano intervenuti alcuni disabili accompagnati dagli operatori, che non hanno potuto far altro che andarsene senza avere risposte alle loro esigenze.
Eppure l’episodio del presunto parcheggio ‘illegale’ di Andrea Delli Guanti, aveva scatenato una ‘guerra’ politica sui diritti dei disabili.  Dove erano ieri tutti questi guerrieri e paladini della giustizia?

Altro episodio singolare. Il M5S aveva presentato all’ordine del giorno una atto di indirizzo per la modifica dell’articolo 33 del regolamento del consiglio comunale, proponendo che il gettone di presenza, circa 90 euro, sia assegnato soltanto a chi raggiunge il 70% delle presenze in consiglio e in commissione.
Lo stesso atto, a firma anche di Cecconi, Crescimbeni, Brizi e Melasecche, era stato presentato un anno fa da Piccinini, ma era poi caduto nel dimenticatoio.
Nella seduta di ieri era stato invece riproposto dai pentastellati con risultati sconcertanti: 24 consiglieri su 32 hanno deciso di rimandare l’atto a un’apposita commissione, con il risultato che per chissà quanti altri anni, il regolamento rimarrà lo stesso e, i consiglieri che arrivano 5 minuti prima della fine del consiglio, esercitando parallelamente la propria professione, continueranno a percepire il tanto amato gettone.

“Fare il consigliere è un lavoro – ha detto Angelica Trenta del M5S –  ci siamo presi un onere e un obbligo nei confronti dei cittadini che deve essere rispettato”.

Durante la discussione l’emiciclo si è spaccato letteralmente, con posizioni divergenti anche all’interno degli stessi schieramenti. C’è poi chi, come il consigliere di Forza Italia, Francesco Maria Ferranti, ha avuto argomentazioni fantasiose e suggestive, sentiamo: “Credo che il lavoro e l’attività di un pubblico amministratore sia giudicata più all’esterno del palazzo che all’interno da altri pubblici amministratori che potrebbero avere il loro giudizio condizionato dallo spirito di appartenenza. Un atto di questo genere è strumentaletuona Ferranti – perché si da per scontato che questa assise è frequentata da furbetti.
Onestamente – continua Ferranti – in questi 4 mesi ho visto gente che ha da fare, fa il professionista, fa l’imprenditore, e passa giornate intere dentro l’amministrazione comunale, tra conferenze di capigruppo, commissioni, consigli a oltranza. Se continuassimo a lavorare così per tutti e 5 gli anni sarebbe un consiglio comunale che meriterebbe un encomio a livello nazionale come partecipazione ai lavori, ad oggi”.

Olè, anche il premio ora. Ma Ferranti non è certo l’unico ad aver voluto rinviare l’atto in una commissione ancora da istituire.

Anche i vari Pennoni, Orsini e Todini si sono uniti al coro, ma è proprio Todini che, con un’apologia che spazia dalla filosofia alla matematica, ha giustificato così il suo voto: “Intervengo con imbarazzo, vorrei non intervenire. Chiunque si metta a nuotare controcorrente diventa un soggetto da guardare con sospetto. Non siamo impiegati d’ufficio che devono timbrare il cartellino. E poi chi lo stabilisce il 70%. Non è possibile che si possa rinunciare alla sua vita privata per dedicarli, come una sorta di olocausto, all’amministrazione della cosa pubblica (Hegel dove sei? n.d.r.). Non è la quantità del tempo, ma la qualità del tempo che conta. È solo la propria coscienza che regola l’impegno del proprio ruolo”.

A quanti, come Todini, hanno avanzato dubbi sulla possibilità di stabilire con precisione il 70% delle presenze a livello tecnico, il protavoce M5s, De Luca risponde: “Basta ricorrere al badge o ai segretari che registrano tutte le entrate e le uscite, non mi sembra un vero problema”.

Fatto sta che l’atto è stato rinviato ad una commissione che deve essere ancora costituita. La commissione dovrà verificare tutto il regolamento del consiglio comunale. Il documento dovrà poi ripassare, chissà quando, in consiglio, per poi essere rivotato. E ancora per qualche anno il gettone per la giostra è garantito.

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