1. Rispetto all’ipotesi di accordo siglato al MISE il 3 dicembre il Comitato ne da un giudizio negativo perché contiene molte criticità, ambiguità ed è sostanzialmente simile alla proposta del Governo, al cosiddetto Lodo Guidi, dell’8 ottobre. Ambiguità e criticità che oggi, con la rottura della trattativa in sede locale per ritornare ad un incontro al MISE, stanno esplodendo in tutta la loro chiarezza. Inoltre l’ipotesi di accordo non tutela minimamente le ditte terze, lasciando la soluzione a ipotetici impegni con forti margini di discrezionalità all’azienda. Per questo siamo solidali con le richieste delle ditte terze e invitiamo a partecipare alla loro assemblea del 13 dicembre presso il piazzale antistante la portineria “Serra” alle ore 14:30, inoltre appoggiamo le richieste avanzate dai lavoratori delle ditte terze.
Per questi motivi il Comitato ritiene necessaria la sospensione della consultazione referendaria e la ripresa della mobilitazione fino a quando tutti i nodi ambigui e critici dell’ipotesi di accordo non vengono definitivamente chiariti a partire dalle garanzie per le ditte terze, l’accordo decide anche delle loro vite.
Riteniamo fuori luogo e strumentali tutte le manifestazioni di vittoria da parte di Enti e Istituzioni pubbliche caratterizzate in questi mesi dalla vacuità delle loro proposte, dalla loro sostanziale passività alle proposte del Governo come dimostrano i richiami alla rimodulazione dello sciopero se non alla sospensione, quando non sono stati addirittura assenti. Per questo, al di la dell’esito finale, ogni passo avanti è ascrivibile solo e soltanto alla lotta degli operai di questi mesi. Non è sufficiente consegnare una cometa d’oro per rifarsi un’immagine pubblica, non è sufficiente quattro manifesti e un comunicato stampa per ricostruirsi un attivismo politico inesistente. Se vogliono rendersi utili usassero il loro potere e autorità per imporre alle banche la sospensione dei mutui e per bloccare il pagamento delle bollette di acqua, luce e gas oltre alla seconda rata della Tasi e delle altre tasse afferenti al Comune e Regione. Se volete rendervi utili usate il vostro potere e autorità per creare subito meccanismi finanziari, attraverso le Fondazioni e Gepafin, per integrare la parte dello stipendio mancante a causa dello sciopero.
2. L’assemblea ha deciso di aderire allo Sciopero Generale del 12 pur esprimendo dubbi e critiche sia sulla data di convocazione, cioè dopo l’approvazione della legge delega sul Jobs Act, sia per i silenzi della CGIL di fronte al voto favorevole in Parlamento di tutti gli ex dirigenti, tuttora iscritti al sindacato, sul Jobs Act. Questo a dimostrazione dei balbettii nel rompere definitivamente con le politiche di questi decenni e nel il tentativo estremo di rincorrere la chimera della concertazione per riaprire una fase politica che non solo ha portato ad un arretramento delle condizioni del lavoro e al precariato diffuso, ma che la Confindustria e il Governo Renzi hanno definitivamente buttato fuori dalla porta. Renzi non è un Presidente del Consiglio del PD che sbaglia, ma è la controparte. Riteniamo urgente aprire una discussione vera sul e con il mondo del lavoro che coinvolga lavoratori, precari, disoccupati, ambientalisti, studenti e tutte le soggettività politiche che si stanno opponendo alle scelte del Governo Renzi e alle politiche neoliberiste della Merkel e della Troika.
Nonostante questo riteniamo utile l’adesione allo sciopero per non disperdere quel bagaglio di esperienze e di lotte che ha segnato in questi mesi Terni e l’Italia intera. Per non rompere quel filo che con la vertenza AST e con lo sciopero cittadino del 17 ottobre ha connesso Terni con le mobilitazioni e le lotte in tutta Italia.
3. In riferimento alla problematica “mutui” il Comitato renderà pubblici al più presto nomi e responsabilità.
4. Sulla problematica scuola sono state illustrate da parte degli studenti sia il “Patto Educativo” o “Patto scuola” che la situazione particolare del Liceo Artistico di Terni.
a) In riferimento al “Patto Scuola”, oltre l’illustrazione della tecnicità della proposta di riforma, è stato evidenziato nella filosofia di fondo un percorso di continuità che dalla riforma dei cicli educativi di Luigi Berlinguer del 1999, alla riforma della Gelmini fino all’attuale proposta di riforma del Governo di Renzi è teso alla trasformazione del soggetto da soggetto critico e consapevole a soggetto produttivo. L’Istituzione educativa piegata alla formazione di “ingranaggi” da inserire e adattare alle esigenze del ciclo produttivo e agli obiettivi aziendali. In questi obiettivi che si riconosce il trait d’union tra la riforma della scuola e le riforme del mercato del lavoro che si sono susseguite in questi anni dalla Legge Biagi fino al Jobs Act.
b) In riferimento alla problematica del Liceo Artistico vanno sottolineate le responsabilità della Preside e del Presidente della Provincia Di Girolamo. La loro protesta non è contro il trasferimento a prescindere ma nella non garanzia del trasferimento dei laboratori presenti, sussidi indispensabili alla loro formazione, per carenza di fondi. Terni è uno dei pochi Licei Artistici d’Italia ad avere dei laboratori didattici. Inoltre gli studenti non vedono chiaro sull’eventuale nuova destinazione d’uso di questo immobile per cui non credono alle promesse fattegli di un loro ritrasferimento dopo i lavori di messa a norma.
Il Comitato, ricordando anche la centralità che ha avuto negli anni ’80 e ’90 l’Istituto Artistico, oggi Liceo, nello sviluppo del dibattito culturale a Terni, appoggia la lotta degli studenti dell’Artistico in tutte i modi e le forme che riterranno utili. La cultura e il sistema formativo ternano è stato già abbastanza massacrato in questi anni dalle scelte amministrative – dalle ordinanze anti rumore alla monopolizzazione dell’offerta culturale ad un unico gestore, dalla carenza di fondi, alla crisi dell’Università di Terni fino alla nuova riorganizzazione scolastica detto anche “piano di dimensionamento territoriale per le scuole dell’infanzia, primaria e secondaria di primo grado” dell’assessore Riccardi – per essere di nuovo posta sotto assedio e attacco per giochi politici o incompetenze.