“Divieto di coltivare all’aperto prodotti ortofrutticoli per l’alimentazione umana o animale, nonché l’allevamento di animali all’aperto” – è quanto stabilito dal sindaco di Terni, Leopoldo Di Girolamo nel territorio di Prisciano. Secondo le analisi dell’Usl Umbria2 c’è dunque la presenza di piombo con una concentrazione di 0.61 mg/kg, quantità potenzialmente pericolosa per la salute pubblica.
Non è la prima volta che il sindaco è costretto ad emanare un’ordinanza con divieto di coltivazione a Prisciano; già nel 2016 l’area era stata interessata da un’ordinanza di interdizione alla coltivazione e all’allevamento di bestiame, ma, a quanto sembra, quella odierna, è stata estesa anche ad altri orti-allevamenti presenti nell’area.
Nel maggio 2016 la Giunta Comunale aveva approvato un atto di indirizzo che prevedeva l’individuazione di alcune aree limitrofe allo stabilimento Thyssen Krupp Ast al fine di monitorare ulteriormente, unitamente alle Istituzioni competenti, i valori delle polveri sospese nell’aria derivanti dai processi di lavorazione nel parco scorie.
La decisione è scatta a seguito di un precedente monitoraggio che aveva evidenziato alcune positività che rilevavano sostanze inquinanti nei terreni analizzati. L’atto prevedeva anche il mandato al sindaco per l’emanazione, in via cautelare, di un’ordinanza a tutela della salute pubblica per inibire la coltivazione e l’allevamento di bestiame all’aperto in una porzione del territorio di Prisciano.
Il provvedimento è stato conseguente alla proposta formulata dall’Asl n. 2 con nota del 13 aprile 2016, per un’ordinanza atta a prevenire la contaminazione delle matrici animali e vegetali.
“Si tratta – aveva dichiarato l’allora assessore all’Ambiente Emilio Giacchetti – di un provvedimento cautelativo, già adottato in situazioni analoghe e che continueremo ad adottare ogni qualvolta ce ne siano i presupposti. Il principio di precauzione è una linea guida della nostra attività amministrativa nell’interesse della tutela dei cittadini e del territorio”.
Tornando ancora indietro nel tempo, correva l’anno 2014, il compianto giudice Maurizio Santoloci, aveva rifiutato l’archiviazione del caso polveri sottili a Prisciano ritenendo che: “nel caso in specie non si può ignorare e negare che un fenomeno di inquinamento ambientale palese ed evidente e fotograficamente più volte documentato dai cittadini in tutta l’area interessata, possa liquidarsi con una multa come se si trattasse di banale questione condominiale” – ipotizzando il reato di “Disastro ambientale”.