Cronaca

Terni, il ‘pasticciaccio brutto’ sui presunti pozzi inquinati di Ast

L’allarme lanciato dal M5S sui dati relativi alla presenza di cromo esavalente nelle acque dei pozzi ad uso interno di Ast ha messo nei guai l’amministrazione comunale che, nel cercare di correre ai ripari, ha combinato un pasticcio con ordinanze e contro-ordinanze che non contribuiscono a fare chiarezza sulla delicata questione dell’inquinamento delle acque della città.
Appresi i dati forniti dai pentastellati, il sindaco Leopoldo Di Girolamo, ha firmato un’ordinanza nella quale veniva interdetto l’utilizzo dei pozzi, situati in prossimità del polo siderurgico. La notizia non è stata presa bene dalla dirigenza di Viale Brin che, in serata, ha convocato d’urgenza le Rsu, ipotizzando la chiusura dello stabilimento, qualora l’ordinanza fosse rimasta così come era stata concepita dal primo cittadino.

“Le RSU di fabbrica – si legge in una nota sindacale – sono state convocate urgentemente dalla DA in merito all ordinanza comunale uscita poco fa che vieta l utilizzo di acqua in una zona circoscritta perimetrale e interna lo stabilimento di AST. Tale ordinanza è scaturita da alcune analisi fatte su falde acquifere risultate contaminate. L’Azienda ci ha comunicato che i pozzi dalla quale AST attinge per l’acqua interna è in regola con relative certificazione dell’ARPA. A fronte di questa ordinanza AST comunque attingerà da acqua comunale tramite condotte già esistenti e fuori dal perimetro sottoposto a ordinanza comunale. Questa deviazione – continua ancora la nota – potrebbe comportare dei problemi di fornitura al sito non essendo mai ricorsi a tale soluzione. Fin da subito saranno disponibili bottiglie di acqua per i lavoratori. L’Azienda sta facendo in questi momenti ulteriori verifiche sulla funzionalità di questa soluzione per garantire i livelli massimi di sicurezza. Se ciò non sarà possibile – sottolineano da Viale Brin – si fermerà immediatamente lo stabilimento. Resteremo in continuo contatto in queste ore con la DA che ci fornirà i risultati di questo intervento. Invitiamo tutti i lavoratori a segnalarci qualsiasi anomalia si presenti.”

Di fronte a questa nota delle Rsu, nella quale c’è la non troppo velata volontà di fermare lo stabilimento qualora non fossero state accettate determinate condizioni, il sindaco ha convocato, l’altra sera, una giunta straordinaria, nell’ambito della quale è stata sostanzialmente modificata la prima ordinanza viste le richieste dell’azienda di poter continuare ad attingere acqua dai pozzi P1 e P2, quelli interni allo stabilimento, poiché le analisi sui campionamenti delle acque effettuate da Arpa e dagli organi interni preposti, non avrebbero registrato anomalie sulla presenza di agenti inquinanti.

Ma, alla cronologia degli eventi, deve aggiungersi una seconda nota inviata da Ast, nella quale è stato comunicato, senza neanche attendere le risposte dell’amministrazione, che l’azienda aveva già provveduto a risolvere la questione: “in osservanza all’odierna ordinanza del sindaco – ordinanza sindacale contingibile urgente a tutela dell’igiene e della salute pubblica. Divieto di utilizzo e la captazione delle acque sottoranee a scopo domestico, irriguo, igienico sanitario nonché idropotabile da eventuali pozzi privati ubicati nell’intorno degli stabilimenti siderurgici Ast – ha provveduto a sospendere l’approvvigionamento dell’acqua proveniente dai pozzi interni all’azienda, collegandosi invece alla rete pubblica. L’azienda ha inoltre precisato che le analisi eseguite sui suddetti pozzi da Arpa e dall’Azienda stessa hanno confermato che tali emungimenti non risultano contaminati”.

Di Girolamo ha così concesso una sorta di deroga, con la quale si è consentito ad Ast di continuare a emungere acqua dai pozzi interni, chiedendo però serrati controlli da parte di Asrpa e Usl, mentre l’ordinanza rimane estesa a tutti gli altri pozzi.