Movente passionale: ad aver armato la mano di Kutjim Beli, l’uomo che si ritiene abbia ucciso a colpi di pistola il 49enne Demir Hyseni, ci sarebbe un sentimento esasperato di gelosia nei confronti della propria moglie. Questo è quanto emerso, fino ad ora, dalle indagini dei Carabinieri di Terni, coordinate dal tenente colonnello Celi, con alcuni dettagli che sono stati rivelati questa mattina in una conferenza stampa nella Stazione provinciale dell’Arma, nell’ambito della quale il Comandante Giuseppe Capasso ha fornito elementi che fanno luce sulla tragica vicenda di Via Galvani.
Analisi dei tabulati telefonici, collaborazione dei cittadini e capacità operativa dei militari, hanno permesso agli inquirenti di catturare il presunto assassino in meno di 12 ore.
Secondo quanto ricostruito dai Carabinieri, infatti, i due uomini si conoscevano da tempo, e, dal 2013, Beli avrebbe iniziato
Beli era poi tornato in Albania, ma, lo scorso 10 luglio, si è imbarcato da Tirana per Bari; secondo la ricostruzione degli inquirenti, dopo aver lasciato parcheggiata l’auto al porto, ha preso un treno ed è di nuovo tornato a Terni dove ha cercato di contattare il vecchio conoscente. Dalle analisi dei tabulati telefonici, i Carabinieri hanno subito individuato il sospettato dell’omicidio, visto che la sera prima del delitto Hyseni ha ricevuto 2 chiamate dal suo presunto killer. Secondo quanto ricostruito sembra che Beli, che di professione fa l’operaio, abbia teso una vera e propria ‘trappola’ alla vittima, raccontando a Demir di aver bisogno di aiuto a trovare un lavoro a Terni.
Ottenute le informazioni che voleva sulla residenza di Hyseni e sugli orari dei suoi spostamenti, ieri mattina l’uomo si è presentato in Via Galvani, attendendo che il 49enne uscisse di casa per recarsi al lavoro. Quando è salito a bordo della proprio auto, Beli è sbucato da una via adiacente e tra i due sarebbe iniziato un violento litigio. Nell’ambito dello scontro verbale, Hyseni è sceso dalla macchina, ed è proprio in quel momento che il ‘rivale’ ha fatto fuoco con un’automatica calibro 7.65, risultata poi comprata all’estero, ma con matricola ancora visibile.
Dopo il primo colpo, la vittima ha fatto in tempo ad estrarre un coltello da cucina che teneva nella borsa frigo contenente il pranzo, ma non ha fatto in tempo a difendersi. Dopo aver percorso qualche metro per cercare la fuga, è stato inseguito e raggiunto da altri colpi che non gli hanno lasciato scampo.
Il killer si è subito dato alla fuga, gettando la calibro 7.65 in un cassonetto, cercando di far perdere le sue tracce. Le testimonianze di alcuni residenti, che intanto erano stati svegliati dai colpi di pistola e dalle grida, sono state preziose ai militari che hanno ricostruito un identikit molto accurato del fuggitivo.
Subito i Carabinieri, contestualmente alle ricerche in loco, hanno diramato alle forze dell’ordine del territorio nazionale gli elementi in loro possesso e, in breve tempo, i colleghi di Bari, hanno identificato il sospetto mentre cercava di imbarcarsi nuovamente per l’Albania.
Una volta fermato, i militari hanno provveduto alla perquisizione dell’auto che l’uomo aveva lasciato parcheggiata al porto, all’interno della quale c’era un sacchetto di plastica contenente i vestiti che corrispondevano alla descrizione fatta dai cittadini che lo avevano visto fuggire a Terni.
Le indagini stanno cercando di far luce anche sulla presenza di un eventuale complice di nazionalità italiana che, forse, avrebbe favorito la fuga di Beli. È risultato infatti che il fuggitivo volesse vendere la sua auto prima di tornare in Albania e che l’italiano si sarebbe prestato all’acquisto.
Attualmente, il presunto omicida è in stato di arresto con l’accusa di omicidio volontario e, nei prossimi giorni, il titolare del fascicolo di inchiesta, il magistrato Raffaele Pesiri, chiederà il trasferimento dell’uomo da Bari a Terni con una scorta di agenti della Polizia Penitenziaria.
“Sono molto soddisfatto del lavoro dei miei uomini – ha sottolineato il Comandante Capasso – e di quello dei colleghi di Bari. Abbiamo dimostrato che il sistema Stato funziona e che quando c’è competenza e passione per il nostro lavoro i risultati si ottengono. Siamo riusciti a prendere il presunto assassino in meno di 12 ore, evitando che potesse tornare in Albania. Siamo sempre vicini ai cittadini, sia per la prevenzione, sia nell’azione, quando si verificano episodi di rilievo”.