“Omicidio volontario aggravato” del figlio neonato questa l’accusa nei confronti della mamma di 28 anni, Giorgia Guglielmi, che questa mattina è apparsa davanti al giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Terni, Federico Bona Galvagno, per la prima udienza del processo a suo carico.
L’udienza di oggi è durata il tempo di accogliere la richiesta della difesa e di aggiornare la successiva seduta, la seconda di un processo che potrebbe portare a una condanna di massimo 30 anni per la donna ternana. Tramite i suoi legali, gli avvocati Alessio Pressi e Attilio Biancifiori, è stata formalizzata una richiesta di rito abbreviato, condizionato da una perizia psichiatrica richiesta dalla difesa e che verrà eseguita, con la formula dell’incidente probatorio, dal dottor Massimo Di Genio al quale verrà conferito l’incarico nell’ambito della prossima udienza fissata al 4 marzo.
La Guglielmi, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, avrebbe infatti agito da sola, dopo aver nascosto la gravidanza al compagno, un muratore cittadino albanese di 27 anni, e alla prima figlia di appena 2 anni. Avrebbe dato alla luce il piccolo nella vasca da bagno della propria abitazione, pulito e nascosto tutto, per poi nascondere il feto in una busta della spesa, all’interno del quale il corpicino ha trovato la morte nella torrida sera del 2 agosto 2018, abbandonato nel parcheggio di un supermercato alla prima periferia della città.
La donna, che ha confessato agli inquirenti quanto accaduto, sostiene che la sua famiglia non avrebbe avuto i mezzi necessari per mantenere il nuovo nato e che l’avrebbe abbandonato nella speranza che qualcuno lo trovasse e lo ‘adottasse’. Circostanza, quella dell’indigenza, che non risulterebbe del tutto compatibile con quanto risulta dalle indagini coordinate dalla Procura della Repubblica che aveva chiesto e ottenuto la custodia cautelare in carcere nella casa circondariale di “Capanne”, Perugia.